Richiedenti asilo: cambia l’accoglienza. Una partita da 5 milioni di euro all’anno

Il Comune di Ravenna pronto a prendere la gestione: «Sarà all’insegna della partecipazione e della trasparenza»

San Pietro In Campiano

Una decina di giovani richiedenti protezione internazionale saranno impegnati nei mesi di luglio e agosto nelle operazioni di sfalcio e cura di tutte le aree verdi di pertinenza della scuola media Vittorino da Feltre di San Pietro in Campiano.

Tre mesi di affiancamento e passaggio di consegne e poi dall’1 ottobre la gestione dei Cas per i richiedenti protezioni internazionale sul territorio del comune di Ravenna passeranno dalla Prefettura a Palazzo Merlato, con l’eccezione di circa 200 posti che rimarrano in capo alla Prefettura e che dal 2018 potrebbe gestire il Comune all’interno però del progetto di accoglienza Sprar (che oggi accoglie 79 persone). Un passaggio che non sarà solo formale o “tecnico” ma che comporterà anche una diversa gestione degli ospiti delle strutture e un’organizzazione molto articolata, così come previsto dal bando predisposto dall’Amministrazione comunale che, per la prima volta, separava le competenze.

Da un lato dunque ci sono le cooperative che hanno vinto il bando per gestire l’alloggio e i servizi di assistenza di base, dall’altro un’associazione temporanea di imprese che si occuperà invece di formazione (oltre che di gestire alcuni alloggi).

Come si diceva, lotti di massimo dieci persone distribuite nel territorio comunale con l’unica eccezione dei lidi per ospitare in tutto 350 persone. Con la possibilità di aumentare i posti qualora fosse richiesto dal ministero per eventuali emergenze (che al momento non risultano).

Una partita da oltre 5 milioni di euro all’anno interamente finanziati dallo Stato e che, l’assessora all’Immigrazione Valentina Morigi, assicura, «avranno una ricaduta diretta sul territorio perché il progetto così come è stato costruito darà lavoro a un numero importante di persone altamente qualificate e, inoltre, utilizzerà beni immobili di privati al momento sfitti evitando di creare ghetti».

Quante persone saranno effettivamente impiegate ancora è difficile da stimare perché molto dipende anche dall’organizzazione delle singole realtà che hanno vinto i bandi che le obbliga a rispettare contratti nazionali. «Vigileremo anche su questo», assicura Morigi.

Intanto la macchina comunale si sta organizzando per una sfida, appunto, del tutto nuova. «Sarà un’occasione di innovazione – dice Morigi – perché l’accoglienza sarà gestita in modo integrato e trasversale da più servizi che si coordineranno con il nostro ufficio Immigrazione». Quest’ultimo, spiega sempre Morigi, si sta strutturando in tre équipe per altrettante aree di competenza. «Una parte si occuperà delle iscrizioni anagrafiche e delle pratiche burocratiche, una sarà destinata a visite nelle strutture, a tenere i rapporti con il territorio, e con i gestori dei Cas. Infine ci sarà chi si occuperà dei percorsi di integrazione individuali in collaborazione con l’ambito sociale. L’Amministrazione avrà il ruolo di facilitatrice di processi tra territorio, soggetti privati e richiedenti protezione, all’insegna della partecipazione  e della trasparenza».

Sono infatti già iniziati gli incontri con le presidenze dei Consigli territoriali per definire una serie di sopralluoghi nelle strutture sui diversi territori e anche nelle sedi delle ex circoscrizioni dove si dovranno tenere i corsi di italiano. «Una scelta dettata proprio nella logica  della trasparenza e nella costruzione di un rapporto proficuo con i territori.  Il processo di apprendimento della lingua è per noi centrale e siamo convinti debba avvenire in un luogo confortevole e istituzionale». Al momento l’Ati che ha vinto questo lotto del bando, il cosiddetto “prestazionale” – composta da Persone in movimento, Consorzio il Solco, Engim, Angelo Pescarini – sta predisponendo i test di ingresso sulla base dei quali i richiedenti protezione internazionale saranno suddivisi. «Engim e Angelo Pescarini – aggiunge l’assessora – stanno invece strutturando quattro moduli sul fronte della formazione professionale: uno sulle informazioni sui servizi nel territorio; uno sulla normativa italiana riguardo la sicurezza sul lavoro; il terzo modulo prevede la costruzione di un bilancio di competenze individuale e il quarto prevede di collocare i richiedenti in un corso di formazione lavoro vero e proprio».

Ma gli ospiti dei Cas non saranno impegnati solo a imparare l’italiano o in corsi professionali, saranno coinvolti, secondo un modello già in atto e che verrà esteso sui territori, in progetti di tutela del bene comune. «Si tratta di un obbligo per i gestori delle strutture che abbiamo messo nel bando – precisa Morigi, che aggiunge con giustificato orgoglio – si tratta di prassi già attive in alcune zone della città e oggi riceviamo richieste spontanee da parti di associazioni o comitati cittadini per dare avvio a progetti di collaborazione. Al di là della becera propaganda, che cerca di confondere immigrati residenti da anni con i  richiedenti protezione stigmatizzando tutti gli stranieri (riferimento al dibattito sullo ius soli, ndr), esiste un piano di realtà ben diverso nei nostri territori, grazie a una pratica di accoglienza che crea contatti tra residenti e ospiti delle strutture».

Finanzia lo Stato, nessun costo per il Comune

Per ogni richiedente asilo ospitato lo Stato copre una spesa di 35 euro al giorno, di cui 2,5 euro vanno direttamente alla persona accolta e il restante serve a coprire i servizi che sono erogati. Per il Comune la gestione diretta del Cas non comporterà costi aggiuntivi se non in termini di impiego del personale interno, che è stato per questo riorganizzato. Nel caso del bando ci sono stati  ribassi minimi che non hanno influito però sulla aggiudicazione, su cui ha influito maggiormente l’offerta tecnica e è il progetto complessivo, parte preponderante nel giudizio della commissione di gara. Il risparmio non resterà comunque nelle casse del Comune, ma in quelle dello Stato.

 

 

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