Il Grande Ferro R in piazza Kennedy? La Fondazione Burri apre al trasferimento

Delegazione ravennate a Città di Castello: nessun veto per un’ipotesi alternativa rispetto alla posizione attuale al Pala De André

Grande Ferro R JFK

La visionaria simulazione della ricollocazione della scultura di Alberto Burri in piazza Kennedy

Per apprezzare e comprendere la bellezza e il valore del Grande Ferro R – l’imponente scultura di Alberto Burri all’interno del Pala De André di Ravenna – bisogna far visita alle collezioni dell’artista a Città di Castello, in Umbria, legate alla sua Fondazione. Peraltro, partendo da Ra­venna, si tratta di un viaggio affrontabile in poco più di un’ora in auto e che richiede 4-5 ore di vagabondaggio fra spazi e opere d’arte affascinanti. Le mostre a Pa­lazzo Albizzini e agli ex Seccatoi del Tabacco offrono al visitatore percorsi espositivi e centinaia di quadri tanto importanti quanto emozionanti che rendono conto dello straordinario, e per certi versi sconvolgente, lavoro creativo di Burri, maestro indiscusso dell’arte contemporanea del secondo Novecento, noto in tutto il mondo.

Sottolineo il merito di questa incursione estetica – ed estatica – alla scoperta dell’arte di Burri perché l’ho vissuta recentemente in compagnia di alcuni cittadini ravennati decisi ad incontrare i vertici della Fondazione di Palazzo Albizzini per raccontare e discutere delle vicende e dello stato in cui versa attualmente il Grande Ferro R. Una missione meditata ma del tutto spontanea.

Burri

Il Grande Ferro di Burri al Pala De André

La delegazione “informale” era composta da Sa­turno Carnoli – promotore dell’incontro e di una sin­golare proposta di valorizzazione dell’opera ravennate di Burri –, da Guido Guerrieri, ex assessore comunale e fondatore del gruppo facebook “Amici Ravenna per Burri”, da Marcello Landi, già dirigente del Liceo Artistico e animatore dell’associazione culturale Dis­Ordine, e dall’editore Danilo Montanari. Tema dell’incontro – in cui i ravennati sono stati ben accolti da Bruno Corà (presidente della Fondazione e noto critico d’arte), Tiziano Sarteanesi (curatore e garante testamentario di Alberto Burri) e Anna Maria Traversini (segretario generale della Fondazione) – le vicissitudini e gli attuali limiti di fruizione pubblica della scultura e un’idea “radicale” di valorizzazione dell’opera; a seguire le possibili iniziative per ripercorrere e rinsaldare i legami fra il grande artista e Ravenna.

Com’è noto, Grande Ferro R è un’opera site specific realizzata da Burri nel 1990 su commissione del Gruppo Ferruzzi per il nuovo Palazzo delle Arti e dello Sport intitolato a Mauro De André. Se nelle intenzioni del committente e dei progettisti la struttura poteva diventare un polo civico di aggregazione, “aperto” continuativamente al pubblico, in realtà, il Pala De André (acquisito dal Comune dopo la caduta dell’impero Ferruzzi) ha svolto in seguito solo in minima parte quella funzione sociale. Con conseguenze sconvenienti anche per le possenti e aperte “mani” (o “carena rovesciata” o “archivolto”, secondo le varie interpretazioni) create da Burri. Invece di diventare il genius loci di quello spazio l’opera è stata misconosciuta, trascurata dalle isti­tuzioni e anche bistrattata: soffocata da stand fieristici, supporto di promozioni commerciali,  riverniciata un po’ sommariamente, ma soprattutto poco o per niente accessibile. Tanti ravennati non conoscono né l’origine né l’autore dell’opera, anche se recentemente il profilo della scultura è diventato un landmark, marchio della Festa dell’Unità che lì si svolge ogni anno. Pochi cultori o appassionati d’arte ne riconoscono il valore in sé, autonomo, di opera d’arte: fra l’altro il Grande Ferro R è una delle poche sculture firmate da Burri (se ne contano mezza dozzina) e l’ultima in assoluto realizzata dal Maestro prima della scomparsa nel 1995.

Che fare dunque per recuperare e valorizzare questo patrimonio trascurato ormai da troppo tempo? La proposta avanzata da Saturno Carnoli e presentata alla Fondazione Burri – anche per ottenere un parere indispensabile che sgombrasse il campo da eventuali vincoli giuridici, amministrativi o autoriali legati alle volontà testamentarie dell’artista – è quella di una ricollocazione della scultura in pieno centro storico, in piazza Kennedy. Un’ipotesi di recupero ai limiti della provocazione culturale ma – si legge in un breve documento consegnato al presidente della fondazione Corà con tanto di rendering della nuova sede –  «[…] se l’opera non è più leggibile è tuttavia possibile e necessario riprodurre la stessa visionarietà che l’ha prodotta per renderla di nuovo fruibile secondo il progetto originale […] Piazza Kennedy sulla quale si affacciano il Palazzo del Mutilato e i due Palazzi Rasponi, finalmente liberata dalla sua dimensione di anonimo parcheggio e poi di cantiere senza fine, nell’ottica di una riqualificazione modernista, necessita visivamente di un centro che ne polarizzi l’orientamento. La ricollocazione del Grande Ferro R in quel contesto è possibile e servirebbe finalmente a riattivare valori e vocazioni identitarie antiche e moderne, sia dell’opera che di quello spazio, ancora alla ricerca di un senso».

L’idea di un “trasferimento” in altro sito a Ravenna dell’opera di Burri non ha suscitato veti o particolari perplessità da parte dei dirigenti della Fondazione. Piuttosto una certa curiosità e interesse a valutare puntualmente la proposta, nel caso emergesse una disponibilità delle istituzioni ravennati. Per ora non ci sono elementi certi (problemi tecnici, logistici, costi e anche opportunità estetica) per ponderare la fattibilità del “visionario” progetto di Carnoli eppure è stata l’occasione per parlare di altre iniziative intermedie o di supporto alla valorizzazione del Grande Ferro R dov’è ora: restauro qualificato, maggiori possibilità di fruizione e iniziative di promozione dell’opera. «Ma non è segnalata nelle guide di Raven­na?» – ha chiesto Corà. «Difficile – hanno risposto i ravennati – visto che non esistono orari di visita…». Così l’incontro a Città di Castello ha affrontato la possibilità di riavvicinare Burri e Ra­ven­na, attraverso mostre, rassegne documentarie, conferenze, dedicate al Grande Ferro R ma anche alla serie di opere Nero e Oro (progettate e poi realizzate da Burri ma mai esposte per la sede Ferruzzi di via Diaz) e alla personale che l’artista allestì al Museo Nazionale di San Vitale nel 1988.

Insomma, si è aperta una possibilità di confronto pubblico fra cittadini e fra istituzioni – Fondazione Burri e Comune di Ravenna – per mettere a valore dopo quasi trent’anni un capolavoro dell’arte contemporanea, che aspetta di essere pienamente riconsiderato per la sua bellezza e, aspetto non secondario, per il richiamo verso i turisti della città d’arte.

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