«In Catalogna referendum illegale? Sì, ma Madrid sta negando il diritto a decidere»

Ore di tensione alla vigilia del voto per l’indipendenza: il racconto di un 37enne di Bagnacavallo che vive a Barcellona dal 2006

170911 200029to110917efe5017 0«Non sono proprio un fan dell’indipendenza, ma votare contro sarebbe come essere a favore della monarchia e invece preferirei una repubblica federale in Spagna. Quindi se potessi votare metterei scheda bianca». Vive a Barcellona da quasi dodici anni ma Enrico Banzola, 37enne di Bagnacavallo, non potrà andare alle urne per il referendum dell’1 ottobre sull’indipendenza della Catalogna. Tre anni fa però ci andò: «In quel caso la consultazione era molto più aperta e bastava essere residenti. Votai sì al riconoscimento della Catalogna come Stato ma no alla sua indipendenza».

Con un bagaglio di formazione umanistica, Banzola è arrivato a Barcellona spinto dalla voglia di uscire dalla vita di paese nella Bassa e per diversi anni ha fatto il bibliotecario. Ora lavora per una multinazionale americana che fornisce consulenze al sistema bancario, parla catalano – «Non è stato difficile quando ti accorgi che alcuni suoni somigliano al ferrarese» – e ha visto scorrere davanti agli occhi il film della causa indipendentista che ora arriva alla scena finale così concitata e carica di tensione: «L’escalation è cominciata più o meno sette anni fa quando il governo spagnolo ha cancellato alcuni articoli dello statuto catalano. Nonostante questo in questi anni le manifestazioni sono state molte e molto partecipate ma sempre in un clima pacifico». Anche se rumorose: «Da queste parti esiste una forma di protesta chiamata “cassolada” che potremmo tradurre come “pentolata”, non è tipica di questa causa ma ora alle dieci di sera la gente esce sui balconi e sbattono i tegami per un quarto d’ora».

Il clima intanto in strada comincia a farsi teso: «Non si può proprio dire che la Catalogna sia occupata dal governo di Madrid ma è anche vero che in città sono stati inviati quattromila agenti di polizia e nessuno sa cosa succederà nelle prossime ore». Il bagnacavallese non si sarebbe aspettato di arrivare a questo punto: «Però mi sembra che stiamo assistendo alla negazione di un diritto, il diritto a decidere. Sento molte persone contrarie all’indipendenza che però sono convinte che sarebbe giusta una consultazione accettata dal governo. Rispondere che la legge non lo consente mi sembra un atteggiamento miserabile».

Il governo ha vietato il voto. Gli indipendentisti stanno occupando i seggi per votare lo stesso. Cosa succederà? Proprio questa è la grande incognita vissuta anche da chi sta a Barcellona: «Nessuno è in grado di fare previsioni. Anche chi ha competenze e conosce bene le vicende non si spinge a fare ipotesi sul futuro. Per la mia personale opinione penso che comunque andranno le cose nel breve periodo non cambierà nulla. Come diremmo in Romagna, ci andiamo su dietro».

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