Congedi parentali, bonus baby sitter e smart working: il welfare aziendale al tempo del covid

Le misure del decreto “Rilancia Italia” in termini di conciliazione famiglia e lavoro. Zena Foschini dello studio Martini: “Finalmente si stanno capendo i vantaggi del lavoro agile, purché sia davvero tale”

Smart Working Come Rendere Smart L Infrastruttura AziendaleMai come nell’emergenza Covid è salito alla ribalta il tema della conciliazione tra lavoro e famiglia, nel momento in cui i bambini sono rimasti a casa da scuola e tanti servizi sono stati chiusi. Ecco dunque che nel decreto Rilancia Italia sono state previste e ampliate misure congedi già esistenti, come ci illustra Zena Foschini dello studio di Consulenza sul lavoro Luca Martini di Cervia, da sempre attenti al tema del welfare aziendale. Per esempio, sono stati aumentati i giorni di permesso per l’assistenza a famigliari malati o in difficoltà di chi già beneficia della cosiddetta legge 104: oltre a i tre giorni standard al mese e ai 12 già previsti dal precedente Decreto, potranno esserne usufruiti ulteriori 12 da utilizzare tra il mese di maggio e giugno e sarà sufficiente avvisare il datore di lavoro. Per chi ha figli, invece, il congedo parentale al 50 percento dello stipendio viene prolungato di 15 giorni per un massimo di 30 da consumare entro il 31 luglio. Ma attenzione, perché è riservato a un solo genitore in nuclei dove ci sia almeno un minore sotto i 12 anni e nessuno dei due genitori è inoccupato o beneficia di altri congedi. La misura è stata ora estesa anche a genitori di ragazzi under 16 ma in questo caso non è retribuito. In alternativa, è stato ampliato il bonus per la baby-sitter a 1200 euro che si può usare fino al 31 luglio anche per pagare i centri estivi under 12, si può pagare tramite il “libretto famiglia” sul sito Inps.

All’interno del Decreto è stata inserita una previsione di flessibilità in più, in particolare per i genitori con figli minori di 14 anni: lo smart working, una soluzione pressoché ignorata fino a oggi da gran parte delle aziende italiane e del territorio e che è invece diventata improvvisamente strategica.

Studio Martini 1«Lo smart working, o lavoro agile, ha molti vantaggi – spiega Zena Foschini – purché sia ben regolamentato e non sia considerato semplicemente un “remote-working”, ovvero lavorare come se si fosse in ufficio ma da casa. Durante la pandemia finalmente molte aziende si sono accorte che effettivamente può essere uno strumento utile e sono caduti alcuni pregiudizi, per esempio che senza andare in ufficio un lavoratore produce meno. Semmai è vero il contrario: senza vincoli di orari, il lavoratore può organizzarsi meglio per raggiungere i propri obiettivi e guadagna tempo, eliminando gli spostamenti casa-ufficio. Pensiamo a cosa questo può significare per un pendolare, per esempio». Già, ma in un mondo casa-lavoro, su chi ricadono per esempio i costi delle strumentazioni necessarie? «Sul datore di lavoro, che deve fornire gli strumenti di protezione individuale e tutto ciò che occorre al lavoratore, dal computer alla sedia ergonomica, e anche garantire sicurezza e privacy a lavoratore e clienti, per esempio preoccupandosi dell’antivirus. In questa emergenza è stato fatto tutto un po’ di corsa e per questo motivo sono state fatte deroghe, ma in tempi normali esistono protocolli precisi per regolamentarlo».

Si alza la produttività per la gioia dell’azienda, il lavoratore può disporre del suo tempo. Ma perché c’è sempre stata molta diffidenza ad attivare la modalità smart working? E come fanno i genitori a coniugare il lavoro da casa e la vita familiare? «Non avere il dipendente presente in azienda può destabilizzare alcuni imprenditori ma smart working non significa lavorare meno, ma lavorare con orari più flessibili. In questo modo anche i genitori potranno organizzarsi al meglio, rispettando sempre le scadenze lavorative». L’auspicio è dunque che, passata l’emergenza, questo strumento che si è rivelato così efficace possa diffondersi per andare davvero incontro a esigenze di lavoratori e aziende, un processo che potrebbe trasformare profondamente il mondo del lavoro e potrebbe rappresentare anche un riscatto per la provincia. «Certo, oggi è più facile che un’azienda possa trovare lavoratori anche lontano dalla propria sede e viceversa. Potrebbe davvero trattarsi di un grande passo avanti per tutti che cambia la nostra routine e infatti ora diverse aziende cominciano a chiedersi come farlo diventare normalità, magari per qualche giorno la settimana» conferma Foschini.

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