Come tornare in sella dopo un trauma? Seguici su Telegram e resta aggiornato Sono un giovane motociclista cinquantatrenne, come faccio a tornare in moto dopo l’ennesima batosta? Ho contro la mia famiglia e anche gli stimoli che prima mi sorreggevano, non li sento più forti come una volta. Cosa devo fare? Appendere il manubrio al chiodo, darmi alla danza, comprarmi un animale domestico? Mi dia una motivazione per risalire in sella. Stefano 63. Caro Stefano, sicuramente cadere in moto è traumatico. Tra l’altro la parola “trauma” deriva dal greco e significa “ferita”, “lacerazione”. Quindi purtroppo molto pertinente, in questo caso, anche in senso fisico, con quanto le è successo. In psicanalisi poi si dà a questo vocabolo un’accezione precisa. Per trauma ci si riferisce ad un evento in cui la persona non è in grado di rispondere in modo adeguato. Un evento da cui viene destabilizzata e a cui non riesce a fare fronte. Perlomeno nell’immediato. Il motivo è che la persona è stata sottoposta, tutto d’un tratto, e senza essersi preparata, a stimoli che non riesce a rielaborare con gli schemi, i modelli di pensiero, che ha fino a quel momento utilizzato. Bene o male prima della caduta lei riusciva a conciliare la sua passione motociclistica con il suo ruolo protettivo di padre di famiglia, poi all’improvviso l’incidente ha messo in discussione questo equilibrio. Mi si potrebbe obiettare che i vari Valentino Rossi, Lorenzo, Marquez, risalgono subito, e senza problemi, dopo una caduta. E anche in seguito a incidente importante restano fuori solo il tempo necessario alla riabilitazione, poi sono di nuovo in sella. Quindi la caduta non è di per se così traumatica. È vero anche questo. Sicuramente non è una cosa piacevole, ma diventa traumatica quando va a ledere un equilibrio personale, come nel suo caso. I piloti mettono in conto questa eventualità, è qualcosa, che non minaccia lo stato delle cose. Qui invece dobbiamo riconciliare i due versanti. Quello legato alla sua passione, alla sua identità libera. Quello espresso con la motocicletta. Un aspetto che probabilmente ha fatto suo fin da giovane, prima di essere cinquantreenne, prima di avere una moglie e una figlia. Con quell’altro, quello di padre e marito, che tiene conto del loro sentire, delle loro preoccupazioni. E anche dei suoi timori che con questa caduta si sono esplicitati. Il consiglio che le propongo di parlare con la sua famiglia, di parlare e di ascoltare. Dica loro, se non lo ha fatto, come è nata la sua passione per la motocicletta, quelli che sono stati i momenti più belli in sella. Non abbia timore, parli con libertà. Al tempo stesso, con la stessa trasparenza, incoraggi sua moglie e sua figlia, a dirle senza riserve le loro perplessità. Tenga insieme i due fronti attraverso un dialogo aperto e sincero, poi sceglierà quanto la fa stare meglio, quello che vi fa stare meglio, in un inedito equilibrio d’insieme. Total0 0 0 0 Seguici su Telegram e resta aggiornato leggi gli altri post di: Lo sguardo dello psicologo