Chiudere i teatri? Scelta politica. O criminale…

Teatri CoronavirusNon sono bastate le tantissime misure di sicurezza diffuse negli spettacoli. Da lunedì 26 ottobre i teatri sono chiusi. A guardare i dati dell’Agis si può notare la grandissima pericolosità di questi luoghi. In questi mesi di riapertura, infatti, c’è stato un numero importantissimo di casi di Covid-19. Volete il dato preciso? Uno. No, non un focolaio, non una produzione, non uno spettacolo, bensì un solo spettatore. Che, peraltro, pare abbia contratto il virus in altre circostanze. E allora perché i teatri hanno chiuso, si stanno chiedendo gli addetti ai lavori e gli amanti delle arti dal vivo

Alla Scala pochi giorni fa c’è stato un focolaio partito, a quanto pare, dagli artisti del coro. Era, ovviamente, inevitabile che prima o poi accadesse, gli spettatori erano certamente più controllati (e forse anche più ligi alle regole imposte) rispetto a chi lo spettacolo lo creava. È giusto, quindi, chiudere, per salvaguardare la salute di più persone possibili.
Tuttavia…

La misura introdotta nell’ultimo Dpcm pone sullo stesso piano l’esecuzione della Nona di Beethoven e delle Polonaise di Chopin, della Sinfonia dei Mille di Mahler e delle Suite di Bach. La discriminante è la quantità. È evidente come il contagio possa avere vita facile in un coro e (meno) in un’orchestra (specie se senza strumenti a fiato). Assai più difficile che un solo esecutore o uno sparuto manipolo di musicisti indossasse la veste dell’untore. Se una stretta poteva esserci, quindi, poteva e doveva essere data in questo senso: limitare le produzioni elefantiache e prediligere quelle più agili, fatte da musica da camera, solo, compagini di musica antica, che, invece, possono essere una grande risorsa in questi tempi di vacanza della cultura musicale.

La scelta di chiudere tutto, quindi, è evidentemente politica. O peggio ancora, dettata dalla poca conoscenza del comparto. E ciò sarebbe non solo disdicevole, ma criminale. Sì, perché, per quanto irrisorio agli occhi di molti sia il giro d’affari che l’arte produce, è proprio grazie a questi pochi spiccioli che molte persone mantengono le famiglie. Perché l’arte è cultura, ma per chi la fa è anche un lavoro. Il lavoro.

«L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro».

EROSANTEROS POLIS BILLBOARD 15 04 – 12 05 24
NATURASI BILLB SEMI CECI FAGIOLI 19 – 28 04 24
CENTRALE LATTE CESENA BILLB LATTE 25 04 – 01 05 24
CONAD INSTAGRAM BILLB 01 01 – 31 12 24