Guida pregiudiziale e per cinefili ai film di novembre

Borgmcenroe

Borg McEnroe

Torna la guida ai film di un mese di novembre finalmente pieno di pellicole interessanti. In pole position c’è lo scandinavo Borg McEnroe (in uscita il 9 novembre), che non ha bisogno di presentazioni e ci riporta indietro a quel magnifico periodo per il tennis mondiale mettendo a fuoco la cinepresa sui due protagonisti assoluti: speriamo che possa ripetere i fasti di Rush, che nel mondo della Formula 1 ha raccontato splendidamente il rapporto tra i grandi piloti Hunt e Lauda. The Place (uscita il 9) è il nuovo film in cui Paolo Genovese, attesissimo dopo l’exploit di Perfetti sconosciuti, si cimenta con una pellicola di ispirazione teatrale adattando una serie tv da noi non molto nota dal titolo The Booth at The End. Sempre il 9 esce il vincitore di Cannes, The Square di Ruben Ostlund, commedia nera sugli squilibri della gente del paese forse più equilibrato al mondo, la Svezia. La settimana successiva (il 16) vede l’uscita del film rivelazione al botteghino americano, The Big Sick, ennesima commedia romantica su incontri tra persone di etnie diverse: il tema mi pare trito e ritrito, ma la produzione di Judd Apatow, re della commedia americana attuale, lascia ben sperare. Non mancano neanche gli autori famosi a novembre: Kathryn Bigelow il 23 torna in sala con Detroit, ispirato alle purtroppo vere e sanguinose rivolte che si svolsero nella città americana cinquanta anni fa; Michael Haneke direttamente da Cannes il 30 ci propone Happy End, film meno acclamato dei precedenti, ma sempre legato ai temi più cari del regista, come le crisi familiari borghesi. A proposito di grandi autori, il 14 esce Never Ending Man, il documentario sul maestro dell’animazione Hayao Miyazaki di cui racconta la sua storia artistica, sperando che non cada in una video versione di Wikipedia, come spesso accade. Infine le scommesse, titoli di cui so poco o nulla, ma che lette due righe (non di più) della trama mi fanno accendere la speranza della grande visione. Da amante del cinema spagnolo, e da estimatore dei suoi nuovi autori, la prima scommessa è La mano invisibile (esce il 23), dello sconosciuto (da me) David Macìan, ma con un cast ricco di volti noti, tra cortometraggi e film visti, a cui non riesco a dare un nome. In un misterioso capannone alcune persone vengono pagate per fare il proprio lavoro (sarta, macellaio, muratore…) davanti a un misterioso e invisibile pubblico. Il rischio del filmettino radical chic sperimentale c’è eccome, già sento in sottofondo agghiaccianti termini come “non-luogo”, ma nella vita è giusto essere curiosi. Infine, dopo avervi tediato prima dell’estate con titoli come Prima che sia domani e Nerve, visti da circa nessuno (ma meritano, ora che escono in streaming), vi propongo un altro prossimo invisibile, dal titolo Auguri per la tua morte, in cui dal 9 novembre una studentessa rivive più volte lo stesso giorno con lo scopo di trovare il suo assassino. Film che, per inciso, in giro per il mondo non è dispiaciuto affatto.

Concludo con due righe su Il tuo vizio è una stanza chiusa e solo io ne ho la chiave, thriller datato 1972 di Sergio Martino, con una giovane e già sensuale Edwige Fenech. Adoro la stagione dei thriller anni settanta con Mario Bava e Dario Argento in prima fila, caratterizzati da assassini seriali e misteri finali, e questo film non è un’eccezione, anche se rispetto ad altri è invecchiato maggiormente e risente di una trama deboluccia. Ma la scena dell’assassinio di uno dei personaggi nel suo studio, in cui a morte avvenuta si vede la macchina da scrivere con battuta all’infinito sempre la stessa frase… non può che ricordarci che Shining è uscito ben 8 anni dopo!

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