Il sicario: «Nanni mi ha chiesto di uccidere l’ex moglie»

Udienza 8 / L’esame dei due imputati per l’omicidio del 6 febbraio 2021 a Faenza. Il marito nega di essere il mandante: «Avevo chiesto solo di spaventarla». Ma la spiegazione di un appunto nel cellulare non convince la corte

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Claudio Nanni e Pierluigi Barbieri

Ha ucciso una sconosciuta accettando dal mandante ventimila euro in contanti e un’auto usata di pari valore, ma dice che odia chi mette le mani addosso alle donne. Per il 54enne Pierluigi Barbieri, assassino reo confesso della 46enne Ilenia Fabbri, non è una contraddizione la frase che ha pronunciato in corte d’assise a Ravenna il 19 gennaio nell’ottava udienza del processo per l’omicidio avvenuto il 6 febbraio 2021 a Faenza nell’abitazione della donna in via Corbara. Perché quel giorno – secondo la sua visione fornita nelle due ore passate a rispondere alle domande in aula – lui stava eseguendo l’incarico ricevuto da un amico, il 55enne Claudio Nanni, per aiutarlo a liberarsi delle eccessive pretese economiche di una ex moglie che lo aveva tradito e ridotto sul lastrico. Una situazione che Barbieri aveva già vissuto sulla sua pelle in passato.

Poi sui giornali sono usciti i dettagli del rapporto fra i coniugi: «Ho scoperto che Ilenia voleva rifarsi una famiglia con un altro uomo con cui avere dei figli e che Nanni l’aveva anche picchiata e mi sono sentito una merda. Ho capito che Nanni mi aveva raccontato solo bugie. Io odio chi racconta bugie e mi prende in giro, la vittima era Ilenia e non lui». Se lo avesse saputo non l’avrebbe uccisa: «So che mi dovete condannare, ma la condanna che mi darete non è nulla rispetto a quello che ho dovuto passare». Insomma, anche un sicario ha una morale che non passa sopra a tutto. Chiamatela l’etica del killer, se volete.

A molti, in aula, non è piaciuta. A tanti è sembrata solo una precisa strategia per guadagnarsi uno sconto di pena per buona condotta e collaborazione. Di certo c’è un dato difficilmente smentibile: «Non c’erano mie tracce nella casa, ho confessato una cosa che non avrebbe confessato nessuno», ha sottolineato l’imputato facendo notare che gli accorgimenti adottati – ad esempio doppi guanti sulle mani e pantacalze – gli avevano permesso di non lasciare firme sulla scena del crimine. Un posizione che trova una parziale conferma nella domanda che il pubblico ministero Angela Scorza ha rivolto a Nanni per smontare la linea difensiva di un incarico dato solo per spaventare e non per uccidere: «Che motivo avrebbe Barbieri per dire che lei le aveva ordinato di uccidere Ilenia visto che non gli porta vantaggi dopo aver confessato di aver commesso l’omicidio?». In realtà è plausibile ipotizzare che la corte terrà conto di questo atteggiamento.

L’ex marito della vittima – separati da fine 2017, non più conviventi da metà 2018 – è stato ascoltato per tre ore. La gran parte delle domande dell’accusa, della corte e delle parti civili si è incentrata su un promemoria datato 10 ottobre 2020, individuato dalla polizia sul cellulare dell’uomo: “Valigia buco chiavi”. Ne aveva dato una spiegazione Barbieri che è anche la sintesi del piano criminale: «Nanni mi aveva dato una copia delle chiavi dell’appartamento perché potessi entrare da solo e uccidere Ilenia il 6 febbraio appena la figlia fosse uscita di casa per andare con il padre a Milano per ritirare un’auto, mi aveva mostrato un trolley nel magazzino della sua officina che avrei dovuto usare per trasportare il cadavere fino sotto un ponte del fiume Lamone a Faenza dove renderlo irriconoscibile con l’acido che sempre Nanni mi aveva dato e poi l’avrei dovuta gettare in una buca che lui aveva scavato». Il buco è stato trovato perché Barbieri ha detto agli investigatori dove guardare. La valigia, una vanga e due bottiglie di acido erano ancora nel magazzino dell’officina di Nanni. Le chiavi sono state gettate in un tombino a Russi.

Nanni ha tutta un’altra versione. Il suo desiderio era solo di spaventare l’ex compagna perché rinunciasse alla causa di lavoro con cui gli chiedeva 500mila euro di mancate retribuzioni per i dieci anni (2006-2016) di lavoro nell’officina: «Mi sono rivolto a Barbieri perché per quello che sapevo di lui lo ritenevo la persona capace di svolgere quel compito e gli ho dato duemila euro. Non ho mai parlato di ucciderla. Quel promemoria era per mettere insieme cose che Barbieri mi aveva chiesto: una valigia, un oggetto per fare un buco e le chiavi di casa». E cosa doveva farsene Barbieri? È la domanda che tutte le parti hanno rivolto i più versioni a Nanni: «Non lo so e non l’ho chiesto perché era lui l’esperto a cui avevo chiesto di spaventare Ilenia per farla desistere dalla causa di lavoro». Però un’idea se l’era fatta: «Avevamo parlato di una messinscena, forse avrebbe voluto farle arrivare in casa una foto della valigia accanto alla buca come messaggio di minaccia». L’avvocato Massimiliano Starni (parte civile per il padre e il nuovo compagno della vittima) non ha potuto fare a meno di evidenziare due aspetti: «Non sarebbe stato più logico scrivere vanga nell’appunto invece che buco? E non vi è venuto in mente che la foto di una buca si potesse scaricare da internet senza bisogno di pagare duemila euro?».

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