Legambiente: «Il rigassificatore resti al massimo 3 anni e non 25 come chiede Snam»

L’associazione ambientalista presenta le sue osservazioni sul progetto per l’impianto al largo della costa di Punta Marina: «Mancano inventario delle emissioni e analisi dell’impatto ambientale»

BW Singapore Bird View 2 1Manca un inventario delle emissioni in atmosfera, mancano le analisi dell’impatto ambientale, la richiesta di 25 anni di concessione è in contrasto con l’obiettivo europeo della neutralità climatica: sono le principali critiche che Legambiente muove contro il progetto Snam per un impianto di rigassificazione (Fsru, Floating Storage and Regasification Unit) da collocare a 8,5 km dalla costa ravennate di fronte a Punta Marina per entrare in funzione da settembre 2024. In sintesi si tratta di una nave che verrà ormeggiata a una piattaforma e che riceverà carichi via mare di Gnl (gas naturale liquefatto) per trasformalo in forma gassosa e immetterlo nella rete di distribuzione tramite un metanodotti di 42 km.

Legambiente lamenta la carenza di analisi approfondite sull’impatto ambientale della struttura, a partire dagli impatti diretti: «Si tratta di impatti chimici, per il rilascio di ipoclorito di sodio, e fisici, per le migliaia di metri cubi di acqua che verranno immesse in mare con differenze di temperatura dell’ordine dei 7°C. Carente dalla presentazione dell’impianto anche una valutazione dell’impatto sulla fauna dell’inquinamento acustico».

No Rigassificatori RavennaTra la documentazione presentata da Snam spicca la mancanza di un inventario dettagliato delle emissioni dell’impianto: «È cruciale tracciare tutte le fuoriuscite e i rischi di perdite di metano, dal momento che questo gas, come la scienza ha recentemente sottolineato, è molto più climalterante di quanto si sospettava fino a qualche anno fa e la filiera della distribuzione del metano a livello globale presenta elevati quantitativi che vengono dispersi in atmosfera, aggravando il riscaldamento globale e sottraendo un’importante risorsa energetica alla disponibilità di cittadini e imprese».

Secondo l’associazione ambientalista è incoerente la motivazione stessa per la necessità dell’impianto: «Viene proposto come panacea all’attuale emergenza gas e per scongiurare il freddo nelle case nel prossimo inverno, ma non si tiene in conto che il rigassificatore non entrerà in funziona prima di settembre 2024». Snam chiede un’autorizzazione per 25 anni: «Di fronte a un quadro normativo europeo che punta alla neutralità climatica al 2050, e ad un impegno regionale con il Patto per il Lavoro e il Clima che punta al 100% di consumi da fonti rinnovabili al 2035, come si pretenderà di raggiungere la piena decarbonizzazione al 2050 con una concessione che scade nel 2047?» Legambiente ha quindi chiesto che, qualora venisse autorizzato, l’impianto non debba permanere oltre un periodo di massimo tre anni «al termine del quale sarà fondamentale aver raggiunto una quota equivalente di produzione di energia da fonti rinnovabili».

Per snellire l’iter autorizzativo il progetto potrebbe essere escluso dalla valutazione di impatto ambientale: «Non è accettabile. Si tratterà infatti di un impianto rischioso e inquinante, da esaminare quindi molto più attentamente di altre tipologie. Lo stesso trattamento di snellimento autorizzativo non viene riservato infatti nella stessa misura agli impianti di produzione di energia rinnovabili».

Legambiente Emilia-Romagna aderisce alla marcia per il clima “Contro i Rigassificatori”, che si terrà a Ravenna l’11 settembre.

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