domenica
20 Luglio 2025

Droga: tra spaccio e uso personale, i paletti fissati dalla legge

Quantità e circostanze fanno la differenza per chi viene trovato con stupefacenti: dall’arresto al semplice illecito amministrativo. La pena minima per chi è accusato di detenzione ai fini della cessione è sei mesi se rientra tra i casi di “lieve entità”. Le coltivazioni fai da te di canapa sono un reato solo se le piante sono femmine e quando matura il principio attivo

RAVENNA 20/11/2017. CARABINIERI, CONFERENZA PER MAXI SEQUESTRO DI DROGADa una parte c’è il possesso per uso personale che corrisponde a un illecito amministrativo, dall’altra c’è la detenzione ai fini di spaccio che è un reato punito con pene da sei mesi a vent’anni: se si viene trovati con droghe nella propria disponibilità, leggere o pesanti che siano, a fare la differenza tra uno scenario e l’altro sono sostanzialmente due cose, la quantità e le circostanze. Discorso a parte se si viene colti nell’atto della cessione: è sempre un reato che prevede l’arresto a prescindere dalla quantità.

«Quando qualcuno viene trovato in un controllo di polizia con della droga addosso, in auto o in casa – spiega l’avvocato Luca Donelli – la prima variabile che viene presa in considerazione è certamente la quantità ma non c’è una soglia fissata per legge. Diciamo che fino a 8-10 grammi si può evitare l’apertura del procedimento per spaccio e si resta nell’ambito dell’uso personale. C’è la segnalazione alla prefettura come assuntore con la sospensione della patente e una serie di procedure da seguire per dimostrare l’idoneità alla guida». A far scattare l’accusa di detenzione per spaccio concorre la quantità ma anche il contesto: i precedenti del soggetto, l’eventuale suddivisione in dosi, il possesso di strumenti per la pesatura e il confezionamento, il luogo e la situazione. «Per le droghe leggere sono previste pene da due a sei anni a meno che non venga ritenuto un fatto di lieve entità e allora si resta fra sei mesi e quattro anni. Per le droghe pesanti la pena va da otto a vent’anni».

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Unità cinofila antidroga all’opera

La quantità non sempre però determina il penale: «Può subentrare anche un discorso legato al reddito e alle disponibilità del soggetto in questione. Se ha le risorse per potersi permettere una certà quantità non è detto che vada considerato uno spacciatore».

Per la sentenza nel caso della detenzione incide la quantità di principio attivo presente nella partita sequestrata. La misurazione avviene con le analisi di laboratorio: «La legge punisce il traffico di sostanze stupefacenti. L’arresto scatta sulla base del peso lordo della sostanza con cui si viene trovati ma poi si è chiamati a rispondere per quanto principio attivo risulta dai test che si fanno abitualmente solo in presenza di grossi quantitativi». Per le droghe leggere la percentuale sta abitualmente fra due e sette, per la cocaina si arriva anche all’80-90.

In concreto l’esperienza delle aule di tribunale restituisce questo scenario: «Diciamo che ipotizzando di venire trovati con un etto di marijuana con un principio attivo basso e quindi ricadendo nel fatto di lieve entità si può prendere di solito non più di un anno».

DrogaTutt’altra storia quando si parla di coltivazione: «Su questo fronte la giurisprudenza ha detto tutto e il contrario di tutto. Ci sono due linee: da una parte quella per cui la coltivazione è reato senza se e senza ma, a prescindere dal numero di piante o dal soggetto, e dall’altra invece c’è chi valuta la quantità considerando che due-tre piantine possono essere per uso personale». Da cosa dipende? «Dal giudice, dalla sua interpretazione. In tribunale a Ravenna ho visto entrambi gli approcci». C’è poi un dettaglio di tipo botanico: «La pianta della canapa sviluppa il principio attivo a un certo punto della maturazione. Prima di quel momento di fatto non è così diversa da un’altra pianta ornamentale e non può essere illegale». Così come non è reato il possesso dei semi: il principio attivo è contenuto solo nelle piante femmine, quindi non si può stabilire a priori.

E parlando di semi è inevitabile addentrarsi nel vasto mondo della cosiddetta cannabis light o cannabis legale, quella che viene venduta nei negozi perché ha un Thc inferiore allo 0,6 percento, o degli usi terapeutici più o meno farmacologici: «Non ci sono solo i farmaci veri e propri, c’è anche un uso a scopo medico. Mi è capitato il caso di una persona che fumava marijuana per alleviare un mal di schiena. Solo grazie alla certificazione di un medico della sanità pubblica è stato possibile dimostrare il reale utilizzo della cannabis. Su questo fronte però forse c’è ancora poco coraggio da parte dei medici».

Coppia con quattro figli sfrattati per debiti: «Non possiamo dormire in un furgone»

La storia di due quarantenni che si ritrovano fuori di casa una decina di anni dopo aver smesso di pagare le rate del mutuo perché alle prese con una cartella di Equitalia dal fallimento della società del capofamiglia. Il Comune dice che entro l’anno avranno la casa popolare «ma scarsa collaborazione per la fase transitoria». Ancisi (Lpr) lancia un appello alla cittadinanza

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I due coniugi sul cancello di casa

Una famiglia di sei persone – genitori quarantenni e quattro figli, il più piccolo di tre anni e il più grande appena maggiorenne, residenti nel forese di Ravenna – si ritrova da oggi, 14 maggio, senza una casa come conseguenza di anni segnati da vicende travagliate, sia professionali che di salute, con un accumulo di debiti per decine di migliaia di euro con Equitalia, banche e Comune di Ravenna. La loro abitazione nelle campagne tra San Pietro in Vincoli e Gambellara è stata pignorata e lo scorso ottobre venduta all’asta (acquistata da un privato che vuole usarla per sé): stamani il coadiutore del custode giudiziario, accompagnato dai carabinieri, ha notificato l’obbligo immediato di abbandonare l’immobile concedendo sette giorni solo per sgombrare le stanze.

Stando alle disposizioni giudiziarie da stanotte i sei non possono dormire sotto quel tetto: «Non vogliamo ridurci nel mio furgone – dice il capofamiglia 44enne, da cinque anni operaio saldatore e invalido civile all’80 percento dopo che un anno fa gli venne diagnosticato un linfoma – ma non possiamo accettare la proposta dei Servizi sociali che vogliono dividerci mandando mia moglie con i figli in un albergo sociale e io da un’altra parte. Non è facile trovare una sistemazione, per ora speriamo che qualche amico possa ospitarci».

Lo sfratto è ormai certo e notificato ma sono divergenti le letture dei fatti che non hanno permesso di evitarlo. Moglie e marito forniscono la loro versione e dicono di non aver trovato particolare attenzione dagli uffici comunali. Dall’assessorato comunale competente invece, in buona sostanza, si sostiene che il quadro odierno sarebbe da attribuire anche a una scarsa collaborazione della famiglia, al punto da non aver permesso di concretizzare una soluzione temporanea migliore già individuata come fase transitoria verso l’alloggio popolare che potranno avere. Del caso si sta interessando il consigliere comunale di opposizione Alvaro Ancisi (Lpr) che rivolge un appello alla cittadinanza «affinché chi ne ha la possibilità, dalle istituzioni ai privati alle associazioni, offra a questa famiglia l’ospitalità di un alloggio, anche modesto, a condizioni sostenibili, per i pochi mesi entro cui il Comune potrà darle la casa popolare a cui ha diritto».

IMG 4443Per mettere in fila i passaggi della vicenda bisogna farsi indietro di una ventina d’anni. Nel 1998 Michele e Carla (i nomi sono di fantasia) si trasferiscono a Ravenna dalla Campania. Lui mette su un’azienda di impianti elettrici con un socio e arrivano ad avere tredici operai con un contratto importante nel mondo portuale: «Le cose andavano bene e nel 2007 con mia moglie decidemmo di chiedere un mutuo da 150mila euro per comprare casa». A rovinare i piani, secondo il 44enne, sarebbe stata la crisi e forse anche qualche errore di inesperienza imprenditoriale. Le pendenze aumentano e cominciano le difficoltà: «Abbiamo accumulato debiti per contributi non versati e Equitalia ci ha presentato un conto da oltre 60-70mila euro». Inizia così la rincorsa per tornare a galla: «Ho cominciato a restituire la mia parte con rate da 400 euro al mese e in quella situazione la rata mensile del mutuo da 900 euro era troppo per noi e poco dopo averlo ottenuto abbiamo smesso di pagarle». E comincia l’inevitabile declino, durato anni in cui non sono state versate rate, verso l’esecuzione e lo sfratto.

Lo stipendio da operaio di Michele è buono e lui stesso ne è consapevole: «Prendo tra duemila e duemilacinquecento euro ma siamo in sei e mia moglie non lavora per seguire i figli. A fine mese non arriviamo mai». Il capofamiglia fa l’elenco: la ricarica sul telefonino solo quando avanzano dieci euro, i vestiti al mercatino, la seconda auto lasciata guasta da mesi, il carburante per accompagnare i figli a scuola e uno a Bologna per gli allenamenti di calcio, i capelli si tagliano fai da te, niente computer a casa. «Sentire mio figlio grande che mi dice che andrà a lavorare invece che fare l’Università per aiutarci mi commuove ma come genitore fa rabbia».

Lo scorso febbraio la situazione di questa famiglia arriva alle orecchie di Ancisi che gira la segnalazione agli uffici comunali. Si mettono in moto i servizi sociali e assistono moglie e marito per presentare la domanda per la casa popolare. In quel frangente emerge anche un debito di undicimila euro con Ravenna Entrate per mancati pagamenti delle mense scolastiche comunali: «Non avevamo nemmeno i soldi per rivolgerci a un professionista per la compilazione dell’Isee da presentare – dice Carla – e ci hanno assegnato la quota più alta. Abbiamo pagato duemila euro e poi non avevamo i soldi per continuare. A febbraio del 2019 sarà chiuso il debito con Equitalia e cominceremo a pagare i debiti per le mense».

L’assessora Valentina Morigi, interpellata, illustra così la vicenda dal punto di vista del Comune: «Il nucleo non si è mai rivolto ai Servizi, nemmeno a fronte degli ingenti debiti accumulati nel corso degli anni: sono state le assistenti sociali a contattarli, dopo avere ricevuto una segnalazione, da terzi, alcune settimane fa, a ridosso dello sfratto. Il Servizio Sociale ha proposto al nucleo di fare domanda per gli alloggi Acer e si è proposto di compartecipare economicamente per il reperimento di un nuovo alloggio temporaneo in attesa che la casa popolare venga consegnata, cosa che avverrà, stando alla graduatoria, entro l’anno (la famiglia è in buona posizione, attorno al 270esimo posto, perché è un nucleo numeroso con un reddito Isee che non arriva a ottomila euro, ndr). Sempre il Servizio Sociale si è fatto da intermediario con una cooperativa di abitazione, trovando una casa nel forese a 350 euro al mese (alla stessa distanza da Ravenna rispetto alla residenza attuale, ndr), ma questa soluzione non è stata presa in considerazione: la famiglia infatti non ha fatto nemmeno fatto il sopralluogo per prendere visione della casa. Il Servizio Sociale continuerà ad adoperarsi per la presa in carico del nucleo, contando, auspicabilmente, sulla collaborazione della famiglia stessa».

La questione al centro dello scontro tra le parti riguarda la sistemazione temporanea che il Comune dice di aver trovato perché la famiglia non ha proposto altro: Michele sostiene di aver ricevuto solo dei no di fronte alle sue richieste e di aver trovato solo sistemazioni eccessivamente costose. Ora ha sette giorni di tempo per svuotare quella che era casa sua ma non sa ancora dove portare le cose. «Abbiamo provato a farcela da soli, anche per orgoglio, sempre cercando di avere il sorriso in faccia per farci forza. Spero che questo sorriso non abbia fatto pensare alle persone che stiamo troppo bene».

In motonave dalla Darsena a Marina di Ravenna: corse al via il 17 maggio

Si potrà salire anche in bici e a bordo sarà possibile pure mangiare

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Una motonave presa come esempio in una foto inviata al ministero nell’ambito del Bando Periferie

Partirà giovedì, 17 maggio, l’attività della motonave Stella Polare, che collegherà la darsena di Ravenna al molo di Marina di Ravenna. Si tratta di un’idea di Franco Gardini, titolare del ristorante Alchimia di via Magazzini Anteriori, e di un progetto inserito dall’Amministrazione nel cosiddetto Bando Periferie per la riqualificazione della Darsena.

I dettagli verranno resi noti durante una conferenza stampa in programma mercoledì mattina, ma erano comunque già trapelate informazioni nei mesi scorsi. Sarà una motonave a fondo piatto che passerà quindi sotto il ponte mobile senza renderne necessaria l’apertura, su cui si potrà salire a piedi ma anche in bicicletta e su cui si potrà pranzare o cenare.

Grandine a metà maggio, la Coldiretti denuncia «gravi perdite» in campagna

Particolarmente colpite le coltivazioni in pieno stato vegetativo e produttivo. Danni anche ai vigneti

PHOTO 2018 05 13 20 18 08Improvvisi fenomeni temporaleschi, caratterizzati da violente grandinate accompagnate, in alcune aree, da eccezionali raffiche di vento, hanno colpito ieri pomeriggio (domenica 13 maggio) la provincia di Ravenna provocando, secondo prime stime, danni ingenti nelle campagne già stressate dalle gelate fuori stagione del marzo scorso.

Interessati diversi comuni della Bassa Romagna, in particolare Lugo, Massa Lombarda, Conselice e Sant’Agata sul Santerno, parte del Faentino (le zone di pianura di Granarolo e Sant’Andrea) e la collina di Riolo Terme. Da un primo monitoraggio avviato da Coldiretti risultano danneggiate coltivazioni, sia arboree – «con impianti fortemente compromessi« – che erbacee, «con gravi perdite in quelle in avanzata fase di maturazione».

Particolarmente colpite le coltivazioni in pieno stato vegetativo e produttivo: cereali, colture orticole e frutta, ma si registrano danni anche a vigneti. Con l’obiettivo di delineare con precisione il territorio danneggiato, Coldiretti Ravenna ha interpellato la Dirigenza territoriale per l’Agricoltura della provincia di Ravenna chiedendo una rapida e puntuale verifica della situazione al fine di accertare le reali perdite economiche e fondiarie subite con la conseguente individuazione dei benefici di legge applicabili.

«Intossicata con un farmaco». Tre indagati per la morte in clinica di un’anziana

La procura ha disposto l’autopsia. Personale sanitario deve rispondere di omicidio colposo

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La Procura di Ravenna, con il pm Cristina D’Aniello, ha disposto l’autopsia per chiarire le cause della morte di una donna di 81 anni, l’11 maggio in una clinica della città. Secondo i familiari che, assistiti dall’avvocato Chiara Rinaldi, hanno presentato un esposto, l’anziana potrebbe essere deceduta per la somministrazione eccessiva di un farmaco e quindi intossicata.

In tre, personale sanitario, sono indagati per omicidio colposo in vista dell’esame medico-legale, conferito alla dottoressa Loredana Buscemi. Sono difesi dall’avvocato Giovanni Scudellari.

La donna era ricoverata dal 25 aprile per un’infezione e una sospetta frattura. Nei giorni successivi ha accusato forti difficoltà a deglutire e fastidi alla bocca, fino alla crisi, nella notte tra il 10 e l’11, con gravi problemi respiratori. Da un colloquio tra i figli e i medici sarebbe emerso che un farmaco che l’anziana doveva prendere in dose settimanale, le è stato dato in dose giornaliera. La donna è morta la sera successiva. (Ansa.it)

Erba alta a Ravenna: «E al parco i bambini non possono più giocare a calcio»

Decine di segnalazioni raccolte dalla lista civica La Pigna: «Confidiamo nel senso di responsabilità dell’assessore»

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Una foto scattata al parco di via Vicoli, a Ravenna, dove i bambini non riescono più da qualche settimana a giocare a calcio

Sono decine le segnalazioni raccolte dalla lista civica La Pigna di Ravenna per mancata o insufficiente manutenzione del verde pubblico comunale, soprattutto in riferimento allo sfalcio dell’erba.

Anche alla nostra redazione sono pervenute diverse lamentele, tra cui l’erba alta quasi un metro al nuovo parco Baronio e sempre erba molto alta al parco di via Vicoli, a Ravenna, dove i bambini non riescono neppure più già da alcune settimane a giocare a pallone.

L’iniziativa della Pigna – sottolinea la consigliera comunale Veronica Verlicchi – «tende a stimolare l’Amministrazione a svolgere un più attento ed efficiente servizio di manutenzione del verde affidato, attraverso specifico contratto di servizio alla Società partecipata – attraverso Ravenna Holding – Azimut spa. Le segnalazioni pervenute – continua Verlicchi – dipingono un quadro preoccupante peraltro già comunicato al Sindaco e alla Giunta Comunale nel corso di uno specifico Question Time da me discusso nel Consiglio Comunale dello scorso 8 maggio. Confidiamo nel senso di responsabilità dell’assessore Baroncini affinché solleciti immediatamente Azimut spa ad intervenire con estrema sollecitudine alla manutenzione del verde delle aree oggetto della nostra segnalazione e di tutte quelle aeree che versano in condizioni non adeguate. Il mancato sfalcio dell’erba crea problemi di decoro urbano – di particolare importanza per una città turistica come la nostra – e di tipo sanitario a causa degli insetti, delle bisce e di tutti gli animali che vi si annidano. Crea anche problemi anche alla circolazione stradale, riducendo la visibilità in prossimità degli incroci stradali».

Vendute 13mila porzioni di cappelletti in tre giorni alla Festa di piazza Kennedy

Superati i numeri dell’anno scorso: incassati oltre 65mila euro senza considerare le bevande

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Sono state 13.150 – secondo i numeri forniti dagli organizzatori – le porzioni di cappelletti servite nei tre giorni della Festa che si è svolta nel weekend in piazza Kennedy, in centro a Ravenna. Un dato in crescita rispetto alle 10mila dell’anno scorso, per un incasso che supererebbe quindi i 65mila euro (i cappelletti erano in vendita a 5 euro a porzione), senza contare i bicchieri di vino e le bottigliette d’acqua in vendita negli stand.

La Festa è promossa dalle associazioni del commercio, Confesercenti e Confcommercio (ed è sostenuta dal Comune di Ravenna e dalla Camera di Commercio), con il coinvolgimento diretto di 11 ristoranti nei chioschi in piazza: Antica Bottega di Felice; Babaleus; I Furfanti; Marchesini; Osteria I Passatelli 1962 del Mariani; Ristorante al 45; Ristorante Cappello; Ristorante Pizzeria Naif; Ristorante La Gardela; Ristorante Pizzeria Radicchio Rosso; Ristorante Bar Fellini Scalinocinque.

Canile comunale, i consiglieri della Darsena preoccupati per la situazione

In un incontro fatto nella struttura non erano emerse criticità particolari. «Seguiamo la vicenda con la massima attenzione»

Cane Al CanileNove consiglieri territoriali della Darsena, tra cui il presidente Nicola Grandi, esprimono preoccupazione per la situazione del canile comunale, interessato da un’indagine della magistratura dopo la visita dei Nas di una decine di giorni fa. A firmare la lettera i consiglieri di Lega Nord, FI, Cambierà e Lista per Ravenna. Dicono di aver seguito la situazione sin dal giorno dell’insediamento e «alcuni di noi lo avevano già fatto prima». Era stato organizzato anche un incontro nella struttura dove, tuttavia, «non era emerso un quadro particolarmente preoccupante anche se rimane da capire quanto le condizioni fossero state “preparate” in occasione della nostra visita».

I consiglieri dicono che le segnalazioni sul canile «si susseguono ormai da anni» e “dopo il sopralluogo dei Nas, come noto, la questione è nelle mani della magistratura nella quale poniamo massima fiducia ed anche a livello istituzionale sono state poste in atto azioni che porteranno senz’altro all’individuazione di eventuali responsabilità, andando ad individuare problemi e soluzioni: per questo motivo abbiamo deciso a maggioranza di non prendere alo stato posizioni ufficiali in attesa appunto degli sviluppi futuri». Nonostante questo permane la preoccupazione «Porremo la massima attenzione agli sviluppi della vicenda che continueremo a seguire con continuità pronti, se serve, a prendere posizioni ufficiali precise, specie ove emergessero responsabilità politiche».

Accordo sindacale in Start: dopo cinque anni arriva l’armonizzazione contrattuale

Dopo l’unificazione delle tre aziende di trasporto non si era ancora riusciti a parificare premio di risultato, indennità aziendale e stabilizzazioni

Autobus 4Lo scorso 8 maggio, dopo una lunga trattativa, le organizzazioni sindacali hanno trovato un’intesa con Start Romagna, su un accordo importante che riguarda sia la parte economica che normativa di tutto il personale.

Questo il contenuto delle aziende, illustrato da tutti i sindacati Filt Cgil, Fit Cisl, Uilt, Faisa Cisal, Ugl e Usb:  «Dopo l’unificazione delle tre aziende di Ravenna, Rimini e Forlì Cesena, nel 2013, è il primo accordo di armonizzazione contrattuale che armonizza il premio di risultato per tutti i lavoratori di Start Romagna, unifica alcune indennità aziendali semplificando e razionalizzando le voci della retribuzione, riduce i tempi per la stabilizzazione del personale neo assunto di Start Romagna e riconosce agli stessi un aumento retributivo migliorativo rispetto al contratto nazionale».

Le organizzazioni dei lavoratori «esprimono soddisfazione per il risultato raggiunto, che può diventare il primo tassello per un contratto integrativo unico di Start Romagna. Nei prossimi giorni l’intesa raggiunta sarà posta all’attenzione dei lavoratori chiedendone l’approvazione».

Politiche dell’acqua: i consorzi di bonifica si aprono al pubblico dal 19 maggio

Visite guidate durante la Settimana nazionale della bonifica e dell’irrigazione promossa dall’Anbi. Ecco come vedere chiuse e opere irrigue

Politiche Dell'acqua“Politiche dell’acqua, motore di vita e investimento per l’economia” è il titolo dell’edizione 2018 della Settimana nazionale della bonifica e dell’irrigazione promossa dall’Anbi – Associazione Nazionale Consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue. Dal 19 al 27 maggio si svolgeranno in tutta Italia appuntamenti organizzati dai vari Consorzi di bonifica locali. Il Consorzio di bonifica della Romagna Occidentale (che copre un comprensorio di oltre 2.000 chilometri quadrati dislocati fra cinque province: Ravenna, in prevalenza, Bologna, Forlì-Cesena, Ferrara e Firenze) ha in programma un calendario di appuntamenti, a partire dalle tante visite guidate per gli “impianti aperti”.

Nel distretto di pianura le visite riguarderanno le opere irrigue e idrauliche in gestione al Consorzio: gli impianti di Solarolo, Faenza, Imola, Castel Bolognese e Alfonsine, la cassa di espansione e l’impianto idrovoro di Alfonsine, la chiusa del fiume Senio fra Tebano e Castel Bolognese. Nel distretto montano, invece, le visite saranno effettuate agli invasi collinari di Casalfiumanese, Casola Valsenio, Brisighella e Faenza.

Inoltre, martedì 22 maggio, alle ore 10, a Castel Bolognese verrà inaugurato l’impianto idroelettrico presso il Mulino di “Scodellino” (via Canale, 7), mentre giovedì 24 maggio ci sarà la visita guidata degli alunni delle scuole primarie di Sant’Agata sul Santerno e di Bagnara di Romagna all’impianto idrovoro Tratturo e alla cassa di espansione di Alfonsine. Tutti gli appuntamenti sono gratuiti. Le visite agli impianti devono essere preventivamente prenotate: per quelle del distretto di pianura tel. 0545 909511 consorzio@romagnaoccidentale.it, per quelle del distretto montano tel. 0546 21372 d.montano@romagnaoccidentale.it

L’attivista a Marescotti: «Abituato ai partiti, fatica a capire la rivoluzione M5S»

Il consigliere Marco Maiolini risponde all’attore che si è pentito di aver votato i grillini: «Un governo programmatico basato sui punti e sulle idee che uniscono»

Ivano Marescotti
Ivano Marescotti

Il consigliere comunale del gruppo misto, ma attivista del Movimento 5 Stelle, Marco Maiolini risponde a Ivano Marescotti. L’attore aveva votato il partito di Grillo per poi pentirsi nei giorni scorsi, vista l’alleanza con la Lega Nord. «Capisco Marescotti – scrive Maiolini -: è difficile  per chi ha vissuto una politica tradizionale fatta di destra e sinistra, accettare un governo programmatico, ma l’innovazione sta proprio qui. Invece di guardare ciò che divide, si cercano le idee che uniscono. Probabilmente non saranno tantissime, ma non sarebbero state molte di più quelle che ci avrebbero unito al Pd. In effetti questa divisione ha fatto comodo per anni ai partiti tradizionali, in grado così di fidelizzare l’elettorato, che con il loro voto, ha assicurato “un posto sicuro” ai politici di professione».

Per Maiolini «la vera forza innovativa del Movimento 5 Stelle, sta nel fatto che non esiste un uomo solo al comando, ma tanti attivisti che ti controllano e non ti permettono di fare cose che vanno fuori dall’obbiettivo, qualunque sia la tua alleanza programmatica. Il progetto di Grillo e Casaleggio è innovativo nella sua semplicità perché si affida alla pura scienza della politica, che prevede di governare non basandosi su ideologie, ma incentrandosi sui bisogni dei cittadini, per aumentarne il livello di benessere. È chiaro anche che in un sistema proporzionale come il nostro, ad un certo punto devi per forza dialogare, l’importante è mantenere dei punti saldi e non snaturare le proprie idee».

Conclude l’attivista: «Non dico che sarà facile applicare questa filosofia, le trappole sono tante, ma dobbiamo anche ammettere che ad oggi, di mosse Il movimento ne ha sbagliate poche, e in quel caso ha cambiato paradigma per rimediare, raggiungendo percentuali da “balena bianca”, senza fare perno sul sistema clientelare tanto caro alla prima Repubblica. Non si può rovesciare il tavolo e non rompere i cocci che ci sono sopra».

Rissa in centro, quattro ragazzi denunciati: due maggiorenni e due minorenni

Sabato pomeriggio il violento episodio con una decina di coinvolti. In un bar di Mezzano i primi arresti

Rissa in centro
Il 118 porta in ospedale uno dei feriti

Sono per ora quattro i giovani finiti nei guai per la violenta rissa di sabato pomeriggio in centro a Ravenna. Secondo quanto riportano il Resto del Carlino e il Corriere di Romagna oggi in edicola, si tratta di tre albanesi e un ravennate. Due 19enni, entrambi di origine albanese, arrestati e due minorenni, denunciati a piede libero. La rissa si è scatenata per futili motivi ed ha coinvolto il gruppo di una decina di ragazzi tra piazza del Popolo e via Paolo Costa. Due i feriti. Durante la lite è stata utilizzata come arma impropria anche una bottiglia spaccata.

Secondo quanto ricostruito, forse uno sfottò tra due giovani è stata la miccia che ha portato due gruppi di ragazzi a fronteggiarsi tra i numerosi passanti del centro. Quando sono arrivati i carabinieri molti giovani sono fuggiti. Alcuni sono stati inseguiti e fermati, altri sono stati individuati grazie ai numerosi testimoni. Le indagini potrebbero portare ad ulteriori denunce.

 

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