domenica
20 Luglio 2025

Il ministro Boschi ai funerali di Liverani? Il premier Renzi alla camera ardente

L’ultimo saluto all’assessore del Comune martedì alle 15.30
in piazza del Popolo. Il presidente del Consiglio atteso lunedì

I funerali dell’assessore Enrico Liverani si terranno martedì, 24 novembre, alle 15.30 in piazza del Popolo. Lo ha reso noto il sindaco Fabrizio Matteucci che ha annunciato anche la (non ancora confermata) presenza del ministro Maria Elena Boschi. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi, invece, porterà il proprio saluto alla salma di Liverani alla camera ardente, nel primo pomeriggio di domani, lunedì 23.

La salma sarà esposta infatti dalle 12, alla camera mortuaria dell’ospedale civile di Ravenna, dove potranno accedere tutti coloro che lo desiderano.

Liverani, 39 anni, era il candidato sindaco del Pd alle prossime amministrative di Ravenna. È morto mentre stava facendo ritorno a casa in auto, sulla Reale, venerdì sera.

Il ministro Boschi ai funerali di Liverani? Il premier Renzi alla camera ardente

L’ultimo saluto all’assessore del Comune martedì alle 15.30 in piazza del Popolo. Il presidente del Consiglio atteso lunedì

I funerali dell’assessore Enrico Liverani si terranno martedì, 24 novembre, alle 15.30 in piazza del Popolo. Lo ha reso noto il sindaco Fabrizio Matteucci che ha annunciato anche la (non ancora confermata) presenza del ministro Maria Elena Boschi. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi, invece, porterà il proprio saluto alla salma di Liverani alla camera ardente, nel primo pomeriggio di domani, lunedì 23.

La salma sarà esposta infatti dalle 12, alla camera mortuaria dell’ospedale civile di Ravenna, dove potranno accedere tutti coloro che lo desiderano.

Liverani, 39 anni, era il candidato sindaco del Pd alle prossime amministrative di Ravenna. È morto mentre stava facendo ritorno a casa in auto, sulla Reale, venerdì sera.

Cani senza catene? La legge c’è ma ancora non si può applicare

L’animalista Battistini annuncia un altro sciopero della fame
E da Bologna allargano le braccia: «Non è così semplice…»

Nella primavera del 2013 la Regione ha per legge vietato la possibilità di tenere il proprio cane legato a una catena. Una battaglia che pareva vinta dalle associazioni animaliste e in particolare dall’attivista ravennate Davide Battistini, divenuto popolare anche a livello nazionale per il suo primo sciopero della fame, quei 43 giorni di digiuno che hanno poi portato appunto all’atto concreto dell’amministrazione
regionale. Ma quella legge, di fatto, due anni e mezzo dopo non è ancora applicata (a parte sporadiche eccezioni) e neppure applicabile perché manca il cosiddetto regolamento attuativo.

Di fatto la Regione non ha ancora deliberato le indicazioni sui recinti minimi che dovrebbero sostituire le catene. «Non per disattenzione, ma per volontà politica. Per non perdere i voti dei cacciatori e del mondo agricolo», accusa di nuovo Battistini che nel 2014 per questo motivo ha nuovamente digiunato, in quell’occasione per 68 giorni.

Ora annuncia il suo terzo sciopero della fame. «Come unico cibo avrò l’acqua – scrive su Facebook –. Nessun altro alimento. Inizierò nella prima metà del 2016. La data la devo ancora decidere. Perchè il digiuno vero è uno strumento politico. E con il digiuno vero, totale, voglio far legiferare. Questa volta non avrò nemmeno assistenza medica. Il medico, un amico e un medico come pochissimi, una persona che spicca per etica e scienza, mi ha detto che non intende seguirmi in un terzo digiuno “perchè Davide metti a rischio molto seriamente la tua salute”».

Dalla Regione ci spiegano che non si è riusciti a trovare ancora una misura dei recinti che possa essere un buon compromesso tra quella in grado di garantire il benessere degli animali (di ogni taglia) e quella ragionevole per permettere ai proprietari di realizzare il piccolo intervento edilizio, che sia un box o una semplice recinzione.

«Ma stiamo riprendendo in mano la situazione – ci assicura Annalisa Lombardini del Servizio Veterinario della Regione –, l’assessore (è competenza di Sergio Venturi, con delega alla Sanità, ndr) ne sta ridiscutendo proprio in questi giorni e contiamo di portare la proposta in commissione e poi quindi in giunta nei primi mesi del 2016. Non è semplice trovare la quadra e nel frattempo in Regione sono cambiate tante cose (dalle dimissioni di Errani alle elezioni, con una nuova giunta e un nuovo assessore che se ne occupa, ndr)…».

Cani senza catene? La legge c’è ma ancora non si può applicare

L’animalista Battistini annuncia un altro sciopero della fame E da Bologna allargano le braccia: «Non è così semplice…»

Nella primavera del 2013 la Regione ha per legge vietato la possibilità di tenere il proprio cane legato a una catena. Una battaglia che pareva vinta dalle associazioni animaliste e in particolare dall’attivista ravennate Davide Battistini, divenuto popolare anche a livello nazionale per il suo primo sciopero della fame, quei 43 giorni di digiuno che hanno poi portato appunto all’atto concreto dell’amministrazione
regionale. Ma quella legge, di fatto, due anni e mezzo dopo non è ancora applicata (a parte sporadiche eccezioni) e neppure applicabile perché manca il cosiddetto regolamento attuativo.

Di fatto la Regione non ha ancora deliberato le indicazioni sui recinti minimi che dovrebbero sostituire le catene. «Non per disattenzione, ma per volontà politica. Per non perdere i voti dei cacciatori e del mondo agricolo», accusa di nuovo Battistini che nel 2014 per questo motivo ha nuovamente digiunato, in quell’occasione per 68 giorni.

Ora annuncia il suo terzo sciopero della fame. «Come unico cibo avrò l’acqua – scrive su Facebook –. Nessun altro alimento. Inizierò nella prima metà del 2016. La data la devo ancora decidere. Perchè il digiuno vero è uno strumento politico. E con il digiuno vero, totale, voglio far legiferare. Questa volta non avrò nemmeno assistenza medica. Il medico, un amico e un medico come pochissimi, una persona che spicca per etica e scienza, mi ha detto che non intende seguirmi in un terzo digiuno “perchè Davide metti a rischio molto seriamente la tua salute”».

Dalla Regione ci spiegano che non si è riusciti a trovare ancora una misura dei recinti che possa essere un buon compromesso tra quella in grado di garantire il benessere degli animali (di ogni taglia) e quella ragionevole per permettere ai proprietari di realizzare il piccolo intervento edilizio, che sia un box o una semplice recinzione.

«Ma stiamo riprendendo in mano la situazione – ci assicura Annalisa Lombardini del Servizio Veterinario della Regione –, l’assessore (è competenza di Sergio Venturi, con delega alla Sanità, ndr) ne sta ridiscutendo proprio in questi giorni e contiamo di portare la proposta in commissione e poi quindi in giunta nei primi mesi del 2016. Non è semplice trovare la quadra e nel frattempo in Regione sono cambiate tante cose (dalle dimissioni di Errani alle elezioni, con una nuova giunta e un nuovo assessore che se ne occupa, ndr)…».

Sarà possibile far visita alla salma di Liverani dal mezzogiorno

Alla camera mortuaria di Ravenna. Martedì invece i funerali in piazza

A partire dalle 12 di lunedì, 23 novembre, sarà possibile rendere omaggio alla salma di Enrico Liverani alla camera mortuaria di Ravenna.

Lo ha reso noto, insieme alla famiglia, il sindaco Fabrizio Matteucci. Il 39enne assessore della sua giunta, come ormai noto, è morto venerdì sera mentre stava tornando a casa in auto, uscito fuori strada sulla Reale.

I funerali di quello che nelle scorse settimane era diventato anche il candidato sindaco ufficiale del Pd alle elezioni della prossima primavera si terranno invece martedì, 24 novembre, in piazza del Popolo.

Sarà possibile far visita alla salma di Liverani dal mezzogiorno

Alla camera mortuaria di Ravenna. Martedì invece i funerali in piazza

A partire dalle 12 di lunedì, 23 novembre, sarà possibile rendere omaggio alla salma di Enrico Liverani alla camera mortuaria di Ravenna.

Lo ha reso noto, insieme alla famiglia, il sindaco Fabrizio Matteucci. Il 39enne assessore della sua giunta, come ormai noto, è morto venerdì sera mentre stava tornando a casa in auto, uscito fuori strada sulla Reale.

I funerali di quello che nelle scorse settimane era diventato anche il candidato sindaco ufficiale del Pd alle elezioni della prossima primavera si terranno invece martedì, 24 novembre, in piazza del Popolo.

Il tema scomodo dell’amore «cattivo» Parla la scrittrice Francesca Mazzucato

L’autrice a Ravenna nella Giornata contro la violenza sulle donne:
«Tutti dovrebbero riscoprire la propria femminilità, anche gli uomini»

Il termine “femminicidio” è stato coniato all’inizio degli anni ‘90 dalla docente universitaria e femminista Diana Russell. Per giungere in Italia e diffondersi correntemente nel linguaggio quotidiano ci sono voluti più di vent’anni. Ma che cos’è un femminicidio? Non è solo l’omicidio di una donna, ma è un delitto legato al passionale, a un amore incancrenito, a una famiglia finita.

Il 25 novembre è la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, in questa occasione la scrittrice Francesca Mazzucato sarà a Ravenna per presentare il suo ultimo libro per la rassegna “Il tempo ritrovato” al caffè Letterario alle 18.30. Mazzucato ha intitolato il suo ultimo romanzo L’amore cattivo. Scrittrice mai conforme alle regole, ha volutamente scelto un termine elementare e ininterpretabile come “cattivo”, ma può un amore essere veramente cattivo o diventa qualcos’altro? La cattiveria è una categoria analizzata dalla psicanalisi alla filosofia in cui può sfociare anche un amore iniziato come moltissime altre storie. “Cattivo” è un aggettivo che si collega con la paura, con la malattia, con il crimine. In questo romanzo si cerca, in qualche modo di comprendere come nasce la violenza.

«Comprendere è in qualche modo giustificare» scriveva Primo Levi parlando della crudeltà umana. Non temi che il tuo romanzo possa essere frainteso?
«Non si tratta affatto di giustificare, ma di raccontare. E il fatto che molte donne mi abbiano scritto di aver rivissuto la propria esperienza lo conferma. Raccontare come un amore può provocare dolore, ma anche come una rete di solidarietà femminile possa difendere da un pericoloso isolamento. C’è una frase che in questi giorni è stata spesso pronunciata parlando di Parigi: “Tutto quello che è umano, è nostro”, anche la malvagità ci riguarda».
Sei considerata una autrice provocatoria, che non ha mai avuto reticenze a trattare temi con un approccio scomodo, come ti sei approcciata alla violenza sulle donne?
«Questo è già di per sé un tema scomodo. Io cerco solo di analizzare le tematiche contemporanee senza farmi problemi di politicamente corretto. Ho parlato del corpo, dell’eros e della famiglia, che sono per me i temi tabù del nostro tempo».
Oggi che la donna, dopo sessanta anni di battaglie e rivendicazioni, ha raggiunto posizioni chiave di potere pensi che si sia raggiunto un risultato o siamo solo all’inizio?
«La donna ha raggiunto il potere, ma per farlo ha dovuto rinunciare alla sua femminilità. Le donne esercitano il potere come gli uomini, come se dovessero dimostrare di essere uomini, questo perché si ha paura della femminilità. Credo che tutti dovrebbero riscoprire la propria femminilità, per primi proprio gli uomini. Ci sono troppi pregiudizi perché si superi oggi questo ostacolo, basti pensare come sono considerate nella nostra società le trans, che sono semplicemente uomini che sono diventati donne».

Il tema scomodo dell’amore «cattivo» Parla la scrittrice Francesca Mazzucato

L’autrice a Ravenna nella Giornata contro la violenza sulle donne: «Tutti dovrebbero riscoprire la propria femminilità, anche gli uomini»

Il termine “femminicidio” è stato coniato all’inizio degli anni ‘90 dalla docente universitaria e femminista Diana Russell. Per giungere in Italia e diffondersi correntemente nel linguaggio quotidiano ci sono voluti più di vent’anni. Ma che cos’è un femminicidio? Non è solo l’omicidio di una donna, ma è un delitto legato al passionale, a un amore incancrenito, a una famiglia finita.

Il 25 novembre è la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, in questa occasione la scrittrice Francesca Mazzucato sarà a Ravenna per presentare il suo ultimo libro per la rassegna “Il tempo ritrovato” al caffè Letterario alle 18.30. Mazzucato ha intitolato il suo ultimo romanzo L’amore cattivo. Scrittrice mai conforme alle regole, ha volutamente scelto un termine elementare e ininterpretabile come “cattivo”, ma può un amore essere veramente cattivo o diventa qualcos’altro? La cattiveria è una categoria analizzata dalla psicanalisi alla filosofia in cui può sfociare anche un amore iniziato come moltissime altre storie. “Cattivo” è un aggettivo che si collega con la paura, con la malattia, con il crimine. In questo romanzo si cerca, in qualche modo di comprendere come nasce la violenza.

«Comprendere è in qualche modo giustificare» scriveva Primo Levi parlando della crudeltà umana. Non temi che il tuo romanzo possa essere frainteso?
«Non si tratta affatto di giustificare, ma di raccontare. E il fatto che molte donne mi abbiano scritto di aver rivissuto la propria esperienza lo conferma. Raccontare come un amore può provocare dolore, ma anche come una rete di solidarietà femminile possa difendere da un pericoloso isolamento. C’è una frase che in questi giorni è stata spesso pronunciata parlando di Parigi: “Tutto quello che è umano, è nostro”, anche la malvagità ci riguarda».
Sei considerata una autrice provocatoria, che non ha mai avuto reticenze a trattare temi con un approccio scomodo, come ti sei approcciata alla violenza sulle donne?
«Questo è già di per sé un tema scomodo. Io cerco solo di analizzare le tematiche contemporanee senza farmi problemi di politicamente corretto. Ho parlato del corpo, dell’eros e della famiglia, che sono per me i temi tabù del nostro tempo».
Oggi che la donna, dopo sessanta anni di battaglie e rivendicazioni, ha raggiunto posizioni chiave di potere pensi che si sia raggiunto un risultato o siamo solo all’inizio?
«La donna ha raggiunto il potere, ma per farlo ha dovuto rinunciare alla sua femminilità. Le donne esercitano il potere come gli uomini, come se dovessero dimostrare di essere uomini, questo perché si ha paura della femminilità. Credo che tutti dovrebbero riscoprire la propria femminilità, per primi proprio gli uomini. Ci sono troppi pregiudizi perché si superi oggi questo ostacolo, basti pensare come sono considerate nella nostra società le trans, che sono semplicemente uomini che sono diventati donne».

Al Mosaico di Ravenna trionfa un film francese

I vincitori del concorso internazionale

Dopo cinque giorni di appuntamenti e proiezioni in anteprima, all’insegna del più ricercato cinema autoriale, si è conclusa la nona edizione del Mosaico d’Essai Film Fest, la rassegna cinematografica diretta da Alberto Achilli per l’Ufficio Attività Cinematografiche del Comune di Ravenna, in collaborazione con la Fice, l’associazione culturale Ravenna Cinema, col sostegno del Ministero e la presidenza onoraria di Pupi Avati.

Durante la cerimonia di premiazione di sabato 21 novembre, al Palazzo del Cinema e dei Congressi di Ravenna, la giuria (composta dalla produttrice e film-maker Martina Cloro, dall’organizzatore di festival e scrittore ravennate Franco Calandrini, dall’attore e sceneggiatore per radio e teatro Gianfranco Tondini) ha deciso di assegnare il Premio Mosaico al miglior lungometraggio in concorso al film francese “Tempête” del regista Samuel Collarday. Già vincitore alla sezione “Venezia Orizzonti” 2015, il film è ambientato nella comunità di pescatori di un paesino della Loira, dove Dom, marinaio imbarcato su un peschereccio, è alle prese con l’educazione dei suoi due figli adolescenti che hanno deciso di vivere con il padre dopo il divorzio dei genitori. Ad aver convinto la giuria «l’ammirevole capacità di accostarci e coinvolgerci nelle esistenze e nei problemi di una famiglia marginale – si legge nelle motivazioni –, in cui il protagonista affronta il ruolo di una problematica paternità guidato unicamente dalla forza dei suoi sentimenti, che lo elevano dalle inadeguatezze da cui si sente sovrastato».

La giuria ha inoltre conferito una Menzione Speciale al film “Yozgat Blues”, co-produzione tra Turchia e Germania per la regia di Mahmut Fazil Coskun per «aver rappresentato una storia apparentemente malinconica, una vicenda personale che si eleva a storia universale, dove i protagonisti sono attraversati e attraversano eventi che vivono con accettazione, trovando comunque un lieto fine che altro non è se non una rappresentazione della casualità degli accadimenti vissuta con una purezza d’animo assolutamente commovente».

Martedì in piazza del Popolo i funerali di Liverani. Atteso anche Renzi

A tenere l’orazione funebre sarà il sindaco Fabrizio Matteucci
L’assessore del Comune di Ravenna è morto in auto venerdì sera

Si terranno martedì – in un orario ancora da definire – i funerali dell’assessore del Comune di Ravenna, Enrico Liverani. La cerimonia – durante la quale il sindaco Fabrizio Matteucci terrà l’orazione funebre – si svolgerà nella centralissima piazza del Popolo.

Atteso anche il presidente del Consiglio, nonché segretario nazionale del Partito democratico, Matteo Renzi, che ha promesso di partecipare, compatibilmente con i suoi impegni istituzionali.

Liverani, come noto, era stato indicato poche settimane fa quale candidato a sindaco del Pd in vista delle prossime elezioni amministrative di Ravenna. Ex educatore di una cooperativa sociale e poi sindacalista della Cgil, Liverani era entrato nella giunta di Fabrizio Matteucci all’inizio del 2015, al posto di Andrea Corsini. A 39 anni è morto venerdì sera, 20 novembre, mentre stava tornando a casa (a Mezzano) dopo aver partecipato alla fiaccolata per la pace, in ricordo delle vittime del terrorismo, organizzata in centro a Ravenna. Finito fuori strada con l’auto, fatale potrebbe essergli stato un malore. Lascia anche una figlia che frequenta la scuola media.

Martedì in piazza del Popolo i funerali di Liverani. Atteso anche Renzi

A tenere l’orazione funebre sarà il sindaco Fabrizio Matteucci L’assessore del Comune di Ravenna è morto in auto venerdì sera

Si terranno martedì – in un orario ancora da definire – i funerali dell’assessore del Comune di Ravenna, Enrico Liverani. La cerimonia – durante la quale il sindaco Fabrizio Matteucci terrà l’orazione funebre – si svolgerà nella centralissima piazza del Popolo.

Atteso anche il presidente del Consiglio, nonché segretario nazionale del Partito democratico, Matteo Renzi, che ha promesso di partecipare, compatibilmente con i suoi impegni istituzionali.

Liverani, come noto, era stato indicato poche settimane fa quale candidato a sindaco del Pd in vista delle prossime elezioni amministrative di Ravenna. Ex educatore di una cooperativa sociale e poi sindacalista della Cgil, Liverani era entrato nella giunta di Fabrizio Matteucci all’inizio del 2015, al posto di Andrea Corsini. A 39 anni è morto venerdì sera, 20 novembre, mentre stava tornando a casa (a Mezzano) dopo aver partecipato alla fiaccolata per la pace, in ricordo delle vittime del terrorismo, organizzata in centro a Ravenna. Finito fuori strada con l’auto, fatale potrebbe essergli stato un malore. Lascia anche una figlia che frequenta la scuola media.

Morte Liverani, il sindaco: «Grazie Renzi E quei commenti su Facebook non avranno la nostra indignazione»

«Quei commenti non avranno la nostra indignazione perché per noi non esistono: sono scritti da anime morte». Il sindaco Fabrizio Matteucci prova a usare l’arma dell’indifferenza contro i vergognosi commenti del post con cui il presidente del Consiglio Matteo Renzi rendeva omaggio all’assessore Enrico Liverani su Facebook (vedi articoli correlati).

«Ho ringraziato personalmente Matteo Renzi – dichiara il sindaco –. L’ho ringraziato a nome della famiglia di Enrico Liverani per le sue bellissime parole. Gli ho detto grazie a nome di tutti noi. Gli ho detto che lo sentiamo vicino».

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