domenica
20 Luglio 2025

Caroli e l’arte vista dai grandi maestri

Lo storico ravennate, volto noto della tv, presenta Il suo nuovo volume: «La critica italiana è la più futile, lavora per il mercatino…»

La storia dell’Italia è la storia della sua arte. Non tutti però la raccontano allo stesso modo, per questo c’è chi ha voluto ribadire quale sia la “vera” storia dell’arte italiana, che non è quella delle aste, e nemmeno quella dei musei chiusi, ma è quella delle opere viste e toccate da vicino. Flavio Caroli, ravennate di origine, è uno dei volti più noti tra gli storici dell’arte italiani. Docente universitario e divulgatore televisivo Caroli ha deciso di dare voce ai maestri della storia dell’arte con il suo nuovo volume Con gli occhi dei maestri che uscirà tra i Saggi Mondadori e che presenterà a Ravenna il 20 novembre alla Sala D’Attorre.

Qual è stata per lei l’importanza di avere buoni maestri?
«Per me hanno avuto una importanza decisiva, tutti, quelli che ho conosciuto e quelli che ho solamente letto. Per primo Longhi, che è il “nonno” di tutti gli storici dell’arte italiani, poi Arcangeli il “padre”, con cui mi sono laureato. Poi Graziani, che ha una storia straordinaria, era il primo allievo di Longhi, e morì a soli 27 anni nel ’43 dopo aver fatto dello cose fondamentali. Suo figlio, che era appena nato quando il padre morì, diventò poi mio grandissimo amico. Anche lui ebbe una fine infausta, perché morì suicida. Poi parlo di Briganti, maestro romano dell’eleganza della storia dell’arte. Morto Arcangeli c’era una insoddisfazione perché la scuola italiana stava diventando attribuzionista, a me non bastava. Io credo in una storia dell’arte delle idee, prima di tutto. Per questo per me è inoltre molto importante il lavoro con Gombrich, che contattai per proseguire questi studi assieme e che frequentai per tutta la vita. Da questo ceppo derivano tutti i miei studi.

Spesso i lettori si appassionano alle vite degli artisti, pare però che anche le vite degli storici dell’arte siano altrettanto interessanti…
«Assolutamente sì. Ognuno di loro a modo suo. Quando Bassani descriveva Longhi diceva “non sembra un professore, ma sembra un artista”. Graziani padre e figlio hanno storie da storici e da artisti. Arcangeli poi era un poeta! Briganti era un artista a modo suo, appassionato all’arte antica e anche a quella contemporanea. Gombrich era un artista mitteleuropeo, l’equivalente dei grandi scrittori inglesi della sua generazione».

Cosa caratterizza la linea che distingue la storia italiana dell’arte di cui lei parla dalla altre?
«Non esiste una storia dell’arte, ne esistono molte, perché ogni storico fa la sua. Quelle degli storici più autorevoli sono quelle più riconosciute. C’è chi dice la verità e chi racconta delle balle per avvalorare le proprie idee. Questo è il punto di fondo. La linea maestra Longhi-Graziani-Arcangheli-Briganti è la miglior scuola italiana. Come dice la fisica per due punti passa solo una retta, qui i punti sono quattro, ma la retta è comunque una sola. Si contraddistingue da altre scuole per il rapporto fisico con l’opera, un rapporto d’occhio che mantiene un rapporto di idee. La linea invece mitteleuropea è una linea di pure idee».

Insomma vuole dire che la scuola italiana è più concreta?
«Più concreta lo era ai tempi di Longhi e Arcangeli, poi è diventata la più futile di tutte. Finita quella grande scuola, gli storici italiani hanno lavorato per il mercato, anzi per il mercatino dell’arte, come se fossero in un negozio di antiquariato».

Cos’è quindi per lei il ruolo dello storico dell’arte? O quale dovrebbe essere…
«Mark Bloch diceva che la storia dell’arte non è un corteo che passa davanti a noi, e lo storico non è quello che guarda questo corteo passare. Lo storico deve stare dentro il movimento e assumere notizie, che possono essere vere o false».

Lei è ora uno dei maestri…
«Questo lo lascio dire agli altri, faccio quello che posso cercando di capire il passato».

…che cosa direbbe ai suoi “allievi” che diventeranno i maestri di domani?
«Bisogna essere ambiziosi. Bisogna cercare di capire il senso della storia. È necessario fuggire dei giochino del para-antiquariato, giochino a cui si è ridotta la grande storia dell’arte italiana».

L’insegnamento dell’arte a volte si è arroccato nelle accademie, altre volte si è invece aperto a molti, fino ad arrivare ai grandi numeri della televisione…
«Sì, parlando di arte a Che tempo che fa siamo arrivati a tre milioni di spettatori. Lasciando da parte il mio narcisismo, questi numeri significano che molte persone sono interessate all’arte. Vogliono capire come siamo arrivati fin qui».

Quindi meglio uscire dalle accademie?
«Sicuramente sì. Quando l’accademia era altissima, come quella di Ronchi, era un conto. Oggi le accademie sono fatte da figure piccolissime, e lo dico da dentro, visto che insegno anche all’università».

In questi giorni ci sono state molte polemiche sulla chiusura dei monumenti e sulle condizioni di lavoro dei dipendenti. Che idea si è fatto a riguardo?
«L’Italia non si può permettere di tener chiuso quello che è la sua grandezza nel mondo. I custodi però dovrebbero essere qualificati e pagati bene!»

Un aperitivo al Diana per aiutare Nicolò che ha bisogno di cure per la trisomia 18

Molte delle terapie che servono al bimbo di 8 anni non sono coperte dal servizio sanitario nazionale. Appuntamento all’hotel il 20 novembre

Secondo i medici la malattia rara di cui soffre – la trisomia 18 a mosaicismo, otto casi in tutto in Italia – è «incompatibile con la vita». Non sarebbe nemmeno dovuto nascere e invece Nicolò ha 8 anni e vive a Ravenna. Grazie un po’ alla sorte, molto alla sua forza e tantissimo a quella di mamma Cristiana, è sopravvissuto a un delicato intervento al cuore, a un’altra complicata operazione all’intestino e il suo ritardo evolutivo è stato il più possibile ridotto grazie alle molteplici terapie a cui è sottoposto. Molte delle terapie che gli servono non sono coperte dal servizio sanitario nazionale e allora il 20 novembre alle 18 all’hotel Diana in via Girolamo Rossi si svolgerà l’evento “Un aperitivo per Nicolò”, momento conviviale a sfondo solidale organizzato per aiutare la sua famiglia e tentare l’accesso a nuove cure e terapie.

Dietro l’organizzazione non c’è una associazione o una sigla, l’idea nasce semplicemente da un gruppo di amici, fra di loro professionisti, dipendenti pubblici e privati, persone qualunque, qualcuno arriva anche da fuori città, un gruppo nato sul web ma che non esaurisce il suo mondo nello spazio virtuale e che già in passato aveva organizzato eventi benefici, pensando, sotto l’egida dell’albergatore ravennate Filippo Donati (vera mente del gruppo), di rendere concreto e tangibile quello spirito di solidarietà che anima la comunità ravennate.

La Trisomia 18, nota come sindrome di Edwards, è una rara malattia genetica caratterizzata da un assetto cromosomico alterato: può essere individuata durante l’amniocentesi o dall’ecografia morfologica che però nel caso di Nicolò non aveva fatto emergere nulla lasciando che la situazione si scoprisse solo al momento della nascita. Quella di Nicolò è la forma a mosaicismo: dalla mappa cromosomica risulta che il 50% delle cellule esaminate non sono buone.

Chi volesse aiutare Nicolò può farlo anche attraverso l’associazione Agemo18 Onlus, facendo un’offerta al conto corrente depositato al Banco di Brescia (agenzia di Nuvolento) – Iban IT 33 B 03500 54810 000000009730 – specificando nella causale: “Per Nicolò”.

Casse per i fanghi tra le dighe? Il sindaco: «No alle lastre di cemento»

L’opposizione chiede un referendum e il Pri attacca: «È propaganda»
La proposta della Pigna: «Utilizzare aree ex Sarom e ex deposito Atm»

Dopo la proposta dell’opposizione per un referendum sull’eventualità di realizzare casse di colmata adiacenti al lato interno delle dighe foranee per i fanghi di dragaggio, il sindaco di Ravenna torna a sottolineare che «il Comune di Ravenna è contrario all’ipotesi di realizzare le casse di colmata nel mare di fronte a Marina di Ravenna». E Fabrizio Matteucci sarà a Marina il 26 novembre a un’assemblea pubblica promossa dal consiglio territoriale del Mare per illustrare la posizione

Nel frattempo la anticipa per sommi capi con una nota sulla sua pagina Facebook. La contrarietà è di due ordini: uno economico e uno di tempistica. «Il nostro territorio riesce a fare convivere i settori dell’economia più diversi, dalla chimica al turismo, perché facciamo la fatica quotidiana di renderli compatibili l’uno all’altro. Ma un settore dell’economia non può ammazzare l’altro. Per questo, ad esempio, dicemmo no al rigassificatore a mare. Le dimensioni della lastra di cemento che coprirebbero le due casse di colmata equivarrebbero a 60 campi da calcio (circa 27 ettari, ndr). Non si può fare. Bisogna trovare soluzioni diverse per depositare la sabbia degli escavi che sono indispensabili, adesso sotto il coordinamento del ministero delle Infrastrutture. Io poi penso, anche solo sulla base della documentazione del tutto insufficiente che è a nostra disposizione, i tempi per la realizzazione di queste casse di colmata sarebbero molto più lunghi di quelli ipotizzati e i costi molto superiori. Quello che rimane urgente per il nostro porto è un programma di manutenzione dei fondali attuali per rimuovere adesso le sabbie che compromettono la funzionalità di alcuni terminal e nuovi dossi che potrebbero riformarsi all’imboccatura del Candiano».

Dal Partito repubblicano arrivano critiche all’indirizzo dei promotori della consultazione popolare. L’iniziativa dei gruppi consiliari di opposizione rischia di diventare, ad avviso dei consiglieri del Pri, Alberto Fussi e Roberto Ravaioli, «una iniziativa promossa al solo scopo propagandistico visto che il Comune per voce dei suoi massimi esponenti ha già dichiarato che quelle opere non si realizzeranno mai». Oltre al primo cittadino già anche il numero due di Palazzo Merlato, il repubblicano Giannantonio Mingozzi, aveva espresso contrarietà proprio in presenza del presidente dell’Autorità portuale Galliano Di Marco quando presentò il progetto in commissione consigliare. «Ci sembra quindi inutile – dichiarano i consiglieri del Pri – continuare a dissertare su prese di posizione e coinvolgimento dell’opinione pubblica con quesiti già smontati in partenza. Piuttosto, occorre continuare a ricercare alternative utili a risolvere definitivamente il problema della destinazione degli escavi». La replica della Lega Nord è al veleno: «Se in tutti questi anni, più che ad ambire a qualche incarico in seno al Porto, il Pri si fosse impegnato per una sua gestione concreta e lungimirante, oggi non saremmo costretti a proporre una consultazione popolare per evitare una soluzione arrangiata e tardiva», dice il consigliere Paolo Guerra.

Lista per Ravenna ha portato in commissione consigliare Pietro Calvelli, presidente del Yacht club Romagna che propone la realizzazione di un’isola al largo. Ora arriva invece una proposta dalla lista civica La Pigna (dal link in fondo alla pagina il testo integrale della nota): «Utilizzare le zone ex Sarom a ridosso del Candiano e zone a nord del Canale Candiano, quali possono essere quelle dell’ex deposito Atm e quelle dismesse da attività industriali, fino al congiungimento delle Bassette Sud – propone Maurizio Bucci, consigliere comunale del gruppo misto e candidato sindaco per la Pigna –. Il tutto permetterebbe una fortissima riduzione dei costi, compresi anche quelli di trasporto dei materiali che provocherebbero anche disagi per la viabilità, prevedendo infatti il coinvolgimento di mezzi pesanti».

Casse per i fanghi tra le dighe? Il sindaco: «No alle lastre di cemento»

L’opposizione chiede un referendum e il Pri attacca: «È propaganda» La proposta della Pigna: «Utilizzare aree ex Sarom e ex deposito Atm»

Dopo la proposta dell’opposizione per un referendum sull’eventualità di realizzare casse di colmata adiacenti al lato interno delle dighe foranee per i fanghi di dragaggio, il sindaco di Ravenna torna a sottolineare che «il Comune di Ravenna è contrario all’ipotesi di realizzare le casse di colmata nel mare di fronte a Marina di Ravenna». E Fabrizio Matteucci sarà a Marina il 26 novembre a un’assemblea pubblica promossa dal consiglio territoriale del Mare per illustrare la posizione

Nel frattempo la anticipa per sommi capi con una nota sulla sua pagina Facebook. La contrarietà è di due ordini: uno economico e uno di tempistica. «Il nostro territorio riesce a fare convivere i settori dell’economia più diversi, dalla chimica al turismo, perché facciamo la fatica quotidiana di renderli compatibili l’uno all’altro. Ma un settore dell’economia non può ammazzare l’altro. Per questo, ad esempio, dicemmo no al rigassificatore a mare. Le dimensioni della lastra di cemento che coprirebbero le due casse di colmata equivarrebbero a 60 campi da calcio (circa 27 ettari, ndr). Non si può fare. Bisogna trovare soluzioni diverse per depositare la sabbia degli escavi che sono indispensabili, adesso sotto il coordinamento del ministero delle Infrastrutture. Io poi penso, anche solo sulla base della documentazione del tutto insufficiente che è a nostra disposizione, i tempi per la realizzazione di queste casse di colmata sarebbero molto più lunghi di quelli ipotizzati e i costi molto superiori. Quello che rimane urgente per il nostro porto è un programma di manutenzione dei fondali attuali per rimuovere adesso le sabbie che compromettono la funzionalità di alcuni terminal e nuovi dossi che potrebbero riformarsi all’imboccatura del Candiano».

Dal Partito repubblicano arrivano critiche all’indirizzo dei promotori della consultazione popolare. L’iniziativa dei gruppi consiliari di opposizione rischia di diventare, ad avviso dei consiglieri del Pri, Alberto Fussi e Roberto Ravaioli, «una iniziativa promossa al solo scopo propagandistico visto che il Comune per voce dei suoi massimi esponenti ha già dichiarato che quelle opere non si realizzeranno mai». Oltre al primo cittadino già anche il numero due di Palazzo Merlato, il repubblicano Giannantonio Mingozzi, aveva espresso contrarietà proprio in presenza del presidente dell’Autorità portuale Galliano Di Marco quando presentò il progetto in commissione consigliare. «Ci sembra quindi inutile – dichiarano i consiglieri del Pri – continuare a dissertare su prese di posizione e coinvolgimento dell’opinione pubblica con quesiti già smontati in partenza. Piuttosto, occorre continuare a ricercare alternative utili a risolvere definitivamente il problema della destinazione degli escavi». La replica della Lega Nord è al veleno: «Se in tutti questi anni, più che ad ambire a qualche incarico in seno al Porto, il Pri si fosse impegnato per una sua gestione concreta e lungimirante, oggi non saremmo costretti a proporre una consultazione popolare per evitare una soluzione arrangiata e tardiva», dice il consigliere Paolo Guerra.

Lista per Ravenna ha portato in commissione consigliare Pietro Calvelli, presidente del Yacht club Romagna che propone la realizzazione di un’isola al largo. Ora arriva invece una proposta dalla lista civica La Pigna (dal link in fondo alla pagina il testo integrale della nota): «Utilizzare le zone ex Sarom a ridosso del Candiano e zone a nord del Canale Candiano, quali possono essere quelle dell’ex deposito Atm e quelle dismesse da attività industriali, fino al congiungimento delle Bassette Sud – propone Maurizio Bucci, consigliere comunale del gruppo misto e candidato sindaco per la Pigna –. Il tutto permetterebbe una fortissima riduzione dei costi, compresi anche quelli di trasporto dei materiali che provocherebbero anche disagi per la viabilità, prevedendo infatti il coinvolgimento di mezzi pesanti».

Rampini: «Siamo in una fase di transizione dopo la pax americana»

A Lugo la presentazione di “L’età del caos”, il libro del giornalista di Repubblica inviato in Usa che aveva previsto lo scenario geopolitico

In questi giorni segnati dalla paura dopo gli attentati di Parigi del 13 novembre sono in molti in Europa a chiedersi: “Cosa sta succedendo?”. Federico Rampini, giornalista e intellettuale cosmopolita (dal 2009 inviato di La Repubblica a New York) aveva annunciato in qualche modo lo spaesamento odierno nel suo ultimo libro L’età del caos (Mondadori) che presenterà a Lugo venerdì 20 alle 21 (hotel Ala d’Oro, corso Matteotti 56).

Nel suo libro si leggeva già ciò che sta succedendo in questi giorni: era prevedibile il tracollo della situazione in Medio Oriente e di conseguenza in Europa?
«In qualche modo il libro è stato profetico, è vero, anticipando gli eventi. Viviamo in una situazione di caos geopolitico che permea nella nostra quotidianità e che influenza non solo la politica, ma anche la vita di tutti i giorni, e questo era nell’aria da tempo».

Perché è così difficile comprendere ciò che è accaduto a Parigi?
«Non si capisce questo attacco se non inquadrandolo in una evoluzione secolare in cui l’Occidente ha perso la supremazia sul mondo. La consapevolezza di questo relativo indebolimento deve liberarci dall’idea che tutto ciò che accade nel mondo dipenda da noi, l’Occidente non ha più la bacchetta magica per risolvere a suo piacimento le crisi internazionali. Oggi viviamo in un mondo multi-polare dove né gli Usa né la Russia riescono più a far valere la propria posizione».

Osservando la storia si sono già verificate situazioni prive di egemonia, come si sono risolte?
«Tra la pace di Vestfalia del 1648, che pose fine alla cosiddetta guerra dei trent’anni, e il congresso di Vienna del 1815 la situazione era, sotto molti aspetti, simile a quella odierna. Si risolse con un equilibrio multiculturale senza egemonia che resistette abbastanza a lungo».

Siamo quindi in una fase di transizione o si sta già configurando un nuovo equilibrio?
«Siamo in una fase di transizione che segue la pax americana, ma è una fase destinata a durare molto a lungo perché nessuna nuova potenza, come la Cina o l’India, ha la forza per imporsi. D’altra parte una Pax cinese non sarebbe auspicabile perché è ancora uno stato autoritario, lo posso testimoniare bene perché ci ho vissuto molti anni».

La crisi in Siria interessa anche la Cina e l’India?
«Interessa moltissimo perché importano dal Medio Oriente il petrolio, contrariamente agli Usa che sono diventati autonomi. Però Cina e India non hanno ancora i muscoli per poter intervenire nel conflitto come potenze e far valere i loro interessi».

Quali aree geografiche sono da tenere monitorate per comprendere cosa sta succedendo?
«L’Iran, l’Arabia Saudita e la Turchia sono le nuove forze di questo equilibrio regionale attorno a cui gira ora l’equilibrio di quella zona del mondo».

La Turchia è una nazione che l’Europa ha sottovalutato?
«Ho seguito il G20 di Antalya. La Turchia stava per entrare in Europa stabilmente fino a pochi anni fa, ora pare in rotta di collisione su molti punti. Erdogan, era parso un leader innovatore ma si è dimostrato illiberale, autoritario e ha attaccato i diritti umani, in primo la libertà di stampa, ma soprattutto ha avuto una pericolosa deriva islamista. Però, che ci piaccia o no, abbiamo bisogno della Turchia».

In che modo la guerra in Siria influirà su questi equilibri?
«Influirà sugli equilibri e ne stabilirà di nuovi, ma quali? La situazione diventerà più stabile o più instabile? In Europa abbiamo molta esperienza di guerre. La Prima Guerra Mondiale sembrava che dovesse essere l’ultima guerra definitiva. Non è andata così…».

Vieri, vita da bomber: «I miei 18 anni? Li ricordo per la prima volta al Pineta»

Esce la biografia del 42enne ex calciatore e non mancano aneddoti legati a Ravenna dove giocò nel 93-94: «In B ti spaccavano le ossa»

I diciott’anni si possono ricordare per tanti motivi. Christian Vieri ci arrivò all’inizio degli anni Novanta e se li ricorda perché per la prima volta entrò nella discoteca Pineta a Milano Marittima, tempio del glamour e della vita notturna sulla riviera romagnola. È uno degli aneddoti che l’ex calciatore ricorda nella sua biografia “Chiamatemi bomber” uscita in questi giorni in libreria.

«A diciott’anni si diventa maggiorenni – si legge sulle pagine de La Gazzetta dello Sport di oggi, 19 novembre, che riporta uno stralcio del libro –. Si può finalmente guidare l’automobile, si può votare e tutta una serie di altre cose. Ma i miei diciotto li ricordo soprattutto perché fu in quel periodo che varcai per la prima volta la soglia del Pineta di Milano Marittima, che negli anni a venire sarebbe diventato per me un appuntamento fisso».

Se si parla di serate in discoteca vien da sè il collegamento con le tante love story attribuite al bomber, visto spesso sui divanetti di Milano Marittima con le sue compagne: «Elisabetta Canalis? Me la passò al telefono Iacchetti. Menava di brutto Eli quando la facevo arrabbiare… Melissa Satta la conobbi quando aveva 18 anni, era bellissima. Le dissi: “Ascolta Melissa, adesso sei troppo giovane, ma mi prenoto per diventare tuo fidanzato appena avrai compiuto vent’anni…”. Mi hanno attribuito molte storie in questi anni. Devo essere sincero, quelle inventate sono state poche, è quasi tutto vero ciò che avete letto sui giornali di gossip. Molte delle ragazze che vedete in tv e al cinema hanno avuto a che fare con il Bomber…».

Il 18esimo compleanno di Vieri risale al 12 luglio 1991. Due anni dopo l’attaccante arrivò anche a giocare nel Ravenna: stagione 1993-94 in serie B conclusa con 12 reti in 32 presenze. In cadetteria aveva già giocato l’anno prima nel Pisa: «Madonna, quante botte ho preso in B – è un altro passaggio del libro –. A quei tempi pure Inzaghi era fra i cadetti, eravamo già amici e mi divertivo a chiamarlo e spaventarlo alla vigilia delle partite per così dire critiche: “Oh Pippo, domani ti spaccano, quel matto che ti deve marcare mi ha detto che gli stai sui coglioni!”. In B ti facevi davvero le ossa. Uomo contro uomo, ogni partita una guerra. Un campionato che mi ha forgiato: campi bastardi, soprattutto al Sud, dove arrivavi, sorridevi e al tuo sincero “Buongiorno” ricevevi un “Buongiorno ‘sto cazzo” tanto per gradire. Esperienze che ti temprano. Sì, ti facevi le ossa, e qualcuno te le spaccava pure».

Una settimana dopo Parigi una fiaccolata interreligiosa per le vie del centro storico

Iniziativa della diocesi, parteciperà la comunità della moschea. Appuntamento alle 19.30 del 20 novembre in piazza San Francesco. Ci sarà anche il sindaco Matteucci con il gonfalone del Comune

A distanza di una settimana dai tragici attentati terroristici di Parigi che hanno causato la morte di 129 persone, la diocesi di Ravenna-Cervia organizza per venerdì 20 novembre una fiaccolata interreligiosa per la pace invitando i credenti di ogni fede a ricordare le vittime della violenza di ogni guerra. I rappresentanti della comunità islamica che si raccoglie attorno alla moschea delle Bassette hanno già dato la propria disponibilità alla partecipazione. Appuntamento alle 19.30 in piazza San Francesco. Anche il sindaco Fabrizio Matteucci ha annunciato la sua partecipazione con il gonfalone del Comune. L’invito della diocesi è per una preghiera in nome della pace e della fratellanza contro l’odio e il fondamentalismo per coltivare una cultura di integrazione e di dialogo.

La tensione successiva ai fatti parigini sta riportando di attualità il tema dei foreign fighter e di quanti siano passati da Ravenna tra quelli partiti dall’Italia: uno su dieci su 87 ha collegamenti più o meno diretti con il territorio ravennate. Matteucci ha voluto ribadire che «a Ravenna nel controllo del territorio la guardia è stata alzata da tempo e per tempo: su 87 passati o arruolati in Italia, una decina hanno avuto contatti con Ravenna ma va sottolineato che nessuno di loro è riuscito poi a mettere radici a casa nostra». Secondo quanto comunicato dal primo cittadino, da tempo intelligence e forze dell’ordine osservano il territorio con grande attenzione: «Credo che tutti capiscano perché non possono essere resi pubblici i dettagli di questa osservazione. In tutte le città vanno scovati reclutatori e punti di appoggio logistici delle cellule terroristiche».

Ricercato in Europa per traffici di droga da milioni di euro: arrestato sul Suv

Le manette all’alba in viale Randi. Poche ore dopo bloccato uno spacciatore già fermato altre due volte negli ultimi tre anni

Un trafficante internazionale e uno spacciatore al dettaglio: in due distinte operazioni delle forze dell’ordine sono stati arrestati a Ravenna due protagonisti del mercato della droga non solo locale.

Il profilo di maggior spessore è quello di un 59enne pugliese residente a Ravenna da diverso tempo e di fatto molto attivo in tutta Europa, come dimostrano i capi di accusa a suo carico. L’uomo era ricercato in Germania, per traffico internazionale di stupefacenti con affari di diversi milioni di euro. Alle prime luci dell’alba del 18 novembre un Suv in viale Randi è incappato in un controllo stradale: alla guida il pugliese che non ha tradito alcuna emozione e con molta collaborazione ha consegnato i documenti di guida. Nemmeno lui sapeva che da pochi giorni le autorità tedesche avevano diffuso un provvedimento di ricerca e estradizione, così come previsto dagli accordi di Schengen. All’uomo vengono addebitati diversi viaggi fatti con trasporti su gomma, quindi verosimilmente camion o tir, dall’Italia verso la Germania e da quest’ultima in diverse altre nazioni europee. Il numero dei trasporti è ancora da verificare con certezza, ma la sentenza di condanna è arrivata su un traffico che ha già riguardato non meno di dieci traversate. Anche se non è mai stato arrestato in flagranza di reato all’epoca dei fatti, l’arrestato è stato comunque riconosciuto colpevole, con la conseguente condanna ed emissione del provvedimento di ricerca esteso in ambito europeo.

Poche ore dopo le manette sono scattate anche per un 47enne ravennate, con precedenti specifici e già arrestato due volte negli ultimi tre anni per questioni di droga: nella mattinata di ieri è stato controllato dalle forze dell’ordine a bordo della sua autovettura con una cospicua somma in denaro contante in merito alla quale forniva vaghe spiegazioni. Conoscendo i trascorsi dell’uomo, è scattata la perquisizione della sua abitazione, rinvenendo 30 grammi di cocaina, la solita bilancia elettronica ed il consueto materiale per la confezione delle dosi. Su disposizione della procura della Repubblica, l’arrestato è stato sottoposto alla misura degli arresti domiciliari in attesa dell’udienza che si terrà il 26 novebre.

Conferenze di architettura Lo studioso Mulazzani ospite all’ultimo incontro

Il 19 novembre a Ravenna l’evento conclusivo di un ciclo di confronti promosso dalla rivista Casa Premium che ha toccato tutta la Romagna

Dopo sette tappe in varie sedi della Romagna (da Ravenna a Lugo, da Forlì a Cervia e Cesena) con ampia partecipazione e successo di pubblico, si conclude il ciclo annuale di incontri-confronti “SeDici Architettura”. L’appuntamento è per il 19 novembre all’Albergo Cappello di Ravenna (dalle ore 20). Protagonisti dell’incontro gli architetti Andrea Sperandio e Valentina Pozzi di Santarcangelo-Rimini e lo studioso di architettura e docente universitario Marco Mulazzani, redattore della prestigiosa rivista «Casabella».

Per l’occasione, presenteranno la loro esperienza professionale e i loro progetti e, d’altra parte, ricerche e sguardi inediti sulle vicende dell’architettura contemporanea in Italia. La conferenza è promossa dalla rivista dell’abitare Casa Premium, in collaborazione con Nuovostudio di Ravenna e Archibiotico di Forlì (che curano la parte scientifica degli incontri) e con il patrocinio – anche ai fini dei crediti formativi professionali – degli Ordini degli Architetti di Ravenna e di Forlì-Cesena.

Marco Mulazzani è professore associato di Storia dell’architettura presso l’Università di Ferrara. Dal 1998 è redattore della rivista «Casabella» e curatore, sino al 2009, dell’Almanacco di Casabella, un fascicolo annuale dedicato ai giovani architetti italiani. Oltre all’attività didattica e di ricerca universitaria ha scritto numerosi saggi e articoli sulla storia dell’architettura. Nella sua conferenza traccerà una biografia artistica e il profilo critico di uno dei maggiori architetti italiani del Novecento, Giuseppe Vaccaro (Bologna, 1896 – Roma 1970), indagando le varie fasi del suo percorso artistico e progettuale.

Andrea Sperandio e Valentina Pozzi, entrambi laureati in architettura all’Università di Bologna, dopo varie esperienze in studi professionali in Italia e all’estero, si occupano della progettazione in varia scala e in particolare di spazi pubblici urbani. Insieme partecipano a concorsi di architettura nazionali ed internazionali, individualmente o in forma associata. Tra i più importanti, nel 2014, ricevono il terzo premio del Roma Design Lab per il “Urban factory: fare piazza, concorso di idee per una nuova immagine degli spazi urbani open air”, nel 2013 partecipano con lo studio Gardini Gibertini Architetti di Rimini, a due importanti concorsi, quello per la progettazione di un nuovo edificio per la Società Gas Rimini e quello per la progettazione e la realizzazione del Padiglione Italia per Expo Milano 2015.

Conferenze di architettura Lo studioso Mulazzani ospite all’ultimo incontro

Il 19 novembre a Ravenna l’evento conclusivo di un ciclo di confronti promosso dalla rivista Casa Premium che ha toccato tutta la Romagna

Dopo sette tappe in varie sedi della Romagna (da Ravenna a Lugo, da Forlì a Cervia e Cesena) con ampia partecipazione e successo di pubblico, si conclude il ciclo annuale di incontri-confronti “SeDici Architettura”. L’appuntamento è per il 19 novembre all’Albergo Cappello di Ravenna (dalle ore 20). Protagonisti dell’incontro gli architetti Andrea Sperandio e Valentina Pozzi di Santarcangelo-Rimini e lo studioso di architettura e docente universitario Marco Mulazzani, redattore della prestigiosa rivista «Casabella».

Per l’occasione, presenteranno la loro esperienza professionale e i loro progetti e, d’altra parte, ricerche e sguardi inediti sulle vicende dell’architettura contemporanea in Italia. La conferenza è promossa dalla rivista dell’abitare Casa Premium, in collaborazione con Nuovostudio di Ravenna e Archibiotico di Forlì (che curano la parte scientifica degli incontri) e con il patrocinio – anche ai fini dei crediti formativi professionali – degli Ordini degli Architetti di Ravenna e di Forlì-Cesena.

Marco Mulazzani è professore associato di Storia dell’architettura presso l’Università di Ferrara. Dal 1998 è redattore della rivista «Casabella» e curatore, sino al 2009, dell’Almanacco di Casabella, un fascicolo annuale dedicato ai giovani architetti italiani. Oltre all’attività didattica e di ricerca universitaria ha scritto numerosi saggi e articoli sulla storia dell’architettura. Nella sua conferenza traccerà una biografia artistica e il profilo critico di uno dei maggiori architetti italiani del Novecento, Giuseppe Vaccaro (Bologna, 1896 – Roma 1970), indagando le varie fasi del suo percorso artistico e progettuale.

Andrea Sperandio e Valentina Pozzi, entrambi laureati in architettura all’Università di Bologna, dopo varie esperienze in studi professionali in Italia e all’estero, si occupano della progettazione in varia scala e in particolare di spazi pubblici urbani. Insieme partecipano a concorsi di architettura nazionali ed internazionali, individualmente o in forma associata. Tra i più importanti, nel 2014, ricevono il terzo premio del Roma Design Lab per il “Urban factory: fare piazza, concorso di idee per una nuova immagine degli spazi urbani open air”, nel 2013 partecipano con lo studio Gardini Gibertini Architetti di Rimini, a due importanti concorsi, quello per la progettazione di un nuovo edificio per la Società Gas Rimini e quello per la progettazione e la realizzazione del Padiglione Italia per Expo Milano 2015.

Marinara, la cura Malaisi fa bene In due anni dimezzati i costi di gestione

Il manager di Cattolica: «Nessun miracolo, c’erano sprechi»
Il 40 percento dei 1.100 posti barca non è ancora occupato

Il tasso di occupazione dei quasi 1.100 posti barca non va ancora oltre il 60 percento ma nel frattempo i costi di gestione annuali sono scesi da 1,2 milioni a 500mila euro. «E senza fare alcun miracolo», minimizza Gianfranco Malaisi che dal 2013 allo scorso giugno è stato presidente della società Seaser che controlla Marinara e ora è consulente esterno. Il segreto è stato il cambio della società cui è affidata la gestione: «Ora la gestione è di Copura, per noi è un costo fisso annuale e il personale per uffici e attività portuali è loro».

Il bilancio dell’estate 2015 è in linea con lo stesso periodo dell’anno precedente, continuamente alle prese con la crisi del settore: «Per ripartire deve cambiare la tassazione sui porti. Su questo c’è un’azione della Regione che si è fatta capo di una serie di iniziative per sensibilizzare la pubblica amministrazione. La mazzata è arrivata con il Governo Monti e anche se poi alcune cose sono state corrette ormai era passato il messaggio». Il riferimento è alle tasse di stazionamento e al peso delle imbarcazioni nel redditometro. Ma anche alla mai risolta questione Imu-Ici: il posto barca va accatastato e la tassa pagata? «Il posto non va accatastato e non deve essere accatastato. A Marinara li abbiamo accastati per evitare problemi ma stiamo facendo ricorso. Ogni anno tra parte a mare e parte a terra la totalità dei proprietari versa quasi 400mila euro».

Poi anche con Malaisi torna il tema dei controlli delle forze dell’ordine: «La barca diventa una scusa per venire a vedere tutti i tuoi affari e anche la persona più regolare del mondo ha qualche piccola pecca. Nel dubbio rinuncia alla barca come rinuncia alla macchina grossa».

La vera difficoltà del porto turistico a Marina di Ravenna è rendersi attraente. Il residenziale non se la passa male con il 90 percento di venduto ma è il commerciale che arranca e che sarebbe invece fondamentale per la movida: «Le percentuali di assegnazione sono molto minori. A Marinara accade quello che si vede in altre località dove il porto non è nato nel paesello. Non viene coinvolto, non è partecipato. Continua a mancare la spinta del Comune».

L’obiettivo di Marinara deve essere però ambizioso: «Dobbiamo essere una cittadella sportiva, dobbiamo diventare una punto di riferimento per lo sport tutto l’anno, deve essere un centro di manifestazioni sportive continue. E attorno allo sport poi si crea anche un movimento più modaiolo di passeggio e di contorno».

Marinara, la cura Malaisi fa bene In due anni dimezzati i costi di gestione

Il manager di Cattolica: «Nessun miracolo, c’erano sprechi» Il 40 percento dei 1.100 posti barca non è ancora occupato

Il tasso di occupazione dei quasi 1.100 posti barca non va ancora oltre il 60 percento ma nel frattempo i costi di gestione annuali sono scesi da 1,2 milioni a 500mila euro. «E senza fare alcun miracolo», minimizza Gianfranco Malaisi che dal 2013 allo scorso giugno è stato presidente della società Seaser che controlla Marinara e ora è consulente esterno. Il segreto è stato il cambio della società cui è affidata la gestione: «Ora la gestione è di Copura, per noi è un costo fisso annuale e il personale per uffici e attività portuali è loro».

Il bilancio dell’estate 2015 è in linea con lo stesso periodo dell’anno precedente, continuamente alle prese con la crisi del settore: «Per ripartire deve cambiare la tassazione sui porti. Su questo c’è un’azione della Regione che si è fatta capo di una serie di iniziative per sensibilizzare la pubblica amministrazione. La mazzata è arrivata con il Governo Monti e anche se poi alcune cose sono state corrette ormai era passato il messaggio». Il riferimento è alle tasse di stazionamento e al peso delle imbarcazioni nel redditometro. Ma anche alla mai risolta questione Imu-Ici: il posto barca va accatastato e la tassa pagata? «Il posto non va accatastato e non deve essere accatastato. A Marinara li abbiamo accastati per evitare problemi ma stiamo facendo ricorso. Ogni anno tra parte a mare e parte a terra la totalità dei proprietari versa quasi 400mila euro».

Poi anche con Malaisi torna il tema dei controlli delle forze dell’ordine: «La barca diventa una scusa per venire a vedere tutti i tuoi affari e anche la persona più regolare del mondo ha qualche piccola pecca. Nel dubbio rinuncia alla barca come rinuncia alla macchina grossa».

La vera difficoltà del porto turistico a Marina di Ravenna è rendersi attraente. Il residenziale non se la passa male con il 90 percento di venduto ma è il commerciale che arranca e che sarebbe invece fondamentale per la movida: «Le percentuali di assegnazione sono molto minori. A Marinara accade quello che si vede in altre località dove il porto non è nato nel paesello. Non viene coinvolto, non è partecipato. Continua a mancare la spinta del Comune».

L’obiettivo di Marinara deve essere però ambizioso: «Dobbiamo essere una cittadella sportiva, dobbiamo diventare una punto di riferimento per lo sport tutto l’anno, deve essere un centro di manifestazioni sportive continue. E attorno allo sport poi si crea anche un movimento più modaiolo di passeggio e di contorno».

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