Raccogliere rifiuti per un miliardo di euro è così male?

Andrea AlberiziaSe ci fosse un posto di lavoro nel pubblico con un contratto che paga 1,3 miliardi di euro spalmati sui prossimi 15 anni, vi stupirebbe vedere una sola candidatura? La domanda è messa giù con sintesi brutale e in modo volutamente provocatorio ma non è poi così distante da quello che è realmente accaduto da queste parti.
I diciotto Comuni della provincia di Ravenna e diciassette del comprensorio di Cesena, rappresentati in questa partita da un’Agenzia regionale chiamata Atersir, stanno cercando qualcuno che raccolga il rusco da terra e svuoti i cassonetti, dovendo fare qualche centinaio di assunzioni. Offrono appunto 1,3 miliardi di euro in 15 anni.
Ebbene, il bando ha ricevuto una sola offerta.

A presentarla è stata una cordata di imprese in cui le più note e con le spalle più larghe sono Hera, Ciclat di Ravenna e Formula Ambiente di Cesena, cioè quelli che oggi stanno svolgendo il servizio. Stupisce che a nessun altro abbia fatto gola il miliardo della monnezza. A Parma, sempre nel feudo di Hera, per un bando simile (800 milioni in 15 anni) sono arrivate due offerte: una da Iren che già opera sul territorio e l’altra con l’appoggio della società spagnola Urbaser.
Qualcuno dice che nello scoraggiare nuovi pretendenti a Ravenna-Cesena abbia avuto un peso quanto accaduto tre anni fa. Nella primavera 2016 ci fu un cambio nel subappalto di Hera. Ciclat e Formula Ambiente persero la gara contro Aimeri (a quel tempo infatti le tre aziende non erano in un raggruppamento di imprese perché Hera agiva in regime di salvaguardia e subappaltava).
I nuovi arrivati durarono nemmeno due mesi e poi la multiutility li cacciò per inadempienze e andò con il cappello in mano dai vecchi gestori. Gli addetti ai lavori, tra cui anche qualche sindacalista, dicono che il flop di Aimeri abbia diffuso il messaggio che questo non è un appalto facile da gestire con buoni risultati e ci sia da fare figuracce.
Però il flop di Aimeri forse ha anche altri motivi. La normativa per i contratti dice che, sintetizzando, una società che subentra in un servizio deve prendersi la forza lavoro già impiegata in quel cantiere.
Si chiama clausola di salvaguardia.

Tutela il lavoratore ma torna utile anche a chi subentra perché prende personale già formato. Ma è una clausola, non un obbligo.
E il lavoratore può decidere di non esercitarla. Tre anni fa furono in tanti a non esercitarla. Invece di passare tra le fila di Aimeri rimasero tra quelle delle cooperative che avevano perso la gara. Le coop giocarono d’azzardo, spiegano i sindacati: corsero il rischio di ritrovarsi lavoratori senza un lavoro a cui assegnarli ma così facendo resero impossibili le cose ai nuovi arrivati e con il popcorn aspettarono il loro naufragio riavendo il lavoro.
Tutto sostanzialmente entro i confini della concorrenza.
Con un risultato in più incassato a dopo tre anni: ne colpirono uno per educarne cento ora. Ma siamo sicuri che tutto questo vada nell’interesse dei cittadini?

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