Inchiesta grandi opere: a Ravenna la sede della società di un arrestato

Al citofono: «Non è un giorno per i giornalisti. Nessuno può parlare». In manette un ingegnere considerato figura chiave

Ha sede a Ravenna, in una palazzina di via Bovini, la società Spm il cui titolare è stato arrestato stamane (16 marzo) con altre tre persone nell’ambito dell’inchiesta, condotta dai carabinieri del Ros con il coordinamento della procura di Firenze, sulla presunta gestione illecita degli appalti nelle cosiddette grandi opere italiane. Secondo quanto si apprende anche dall’agenzia di stampa Ansa, sono state svolte perquisizioni nel Ravennate. Oltre agli arrestati ci sono circa cinquanta indagati (tra loro anche politici): i magistrati procedono ipotizzando i reati di corruzione, induzione indebita, turbata libertà degli incanti ed altri delitti contro la pubblica amministrazione.

«Oggi non è giorno per i giornalisti, non c’è nessuno che possa parlare». Così ci risponde la voce di una donna al citofono quando suoniamo agli uffici della Spm. Poi ci lascia una possibilità pur sembrando poco convinta: «Magari riprovate domani».

Quello dell’ingegnere romano titolare della Spm, secondo il contenuto dell’ordinanza di custodia cautelare trapelata attraverso la stampa nazionale, sarebbe un ruolo di primo piano nel presunto castello di tangenti in cambio di appalti pilotati. Oltre a lui, l’altro personaggio chiave dell’inchiesta è Ercole Incalza, 71enne ingegnere brindisino dirigente del ministero dei Lavori pubblici per 14 anni in pensione da dicembre 2014. Gli inquirenti parlano di un sistema corruttivo in cui la Struttura tecnica di missione del ministero organizzava l’illecita gestione degli appalti delle grandi opere, con il diretto contributo di Perotti, cui veniva spesso affidata la direzione dei lavori degli appalti incriminati. Secondo l’accusa le società consortili aggiudicatarie erano indotte da Incalza a conferire a all’ingegnere, o a professionisti e società a lui riconducibili, incarichi di progettazione e direzione di lavori garantendo di fatto il superamento degli ostacoli burocratico-amministrativi. L’ingegnere, quale contropartita, avrebbe assicurato l’affidamento di incarichi di consulenza e/o tecnici a soggetti indicati dallo stesso Incalza, destinatario anch’egli di incarichi lautamente retribuiti.

Dal sito de ilfattoquotidiano.it viene riportato l’elenco delle opere affidate all’ingegnere così come presentato dagli inquirenti in occasione di una conferenza stampa: la linea ferroviaria alta velocità Milano-Verona (tratta Brescia-Verona), conferiti dal Consorzio Cepav, aggiudicatario dei lavori; il Nodo Tav di Firenze per il sottoattraversamento della città, conferiti dal Consorzio Nodav; la tratta ferroviaria alta velocità Firenze-Bologna, conferiti dal Consorzio Cavet; la tratta ferroviaria alta velocità Genova-Milano, Terzo Valico dei Giovi, conferiti dal Consorzio Cociv; l’autostrada Civitavecchia-Orte-Mestre, conferiti dal Consorzio “Ilia Or-Me”; l’autostrada Reggiolo-Rolo–Ferrara, conferiti dalla Autostrada Regionale Cispadana spa; l’Autostrada Eas Ejdyer-Emssad in Libia, conferiti da Anas International Enterprise spa.

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