Cannabis legale, battaglia con Facebook. Il titolare del negozio: «Profilo bloccato»

Molto spesso i social network oscurano la pubblicità del negozio CbWeed di Ravenna. «Ma c’è diffidenza anche nei media tradizionali»

Cannabis LegaleI negozi di cannabis legale hanno un problema: i social network. Perché per quanto intelligente, l’algoritmo che tutto governa su internet non ha ancora la capacità di distinguere la marijuana legale da quella che non lo è. Anche dopo le segnalazioni da parte dei gestori, però, non ci sono riscontri e la situazione non si sblocca: fare la pubblicità su Facebook, canale fondamentale per la comunicazione odierna, per questa attività è difficile.Lo testimonia anche Michelangelo Pasini, titolare di CbWeed Shop Ravenna di via di Faentina, 85: “Al nostro negozio – racconta – è stato bloccato più volte il profilo Facebook”. Questo non è l’unico problema: “Non possiamo fare post sponsorizzati su Facebook, come invece possono fare tutte le altre aziende del mondo”.

Il problema non riguarda soltanto i social network: Anche al di fuori del mondo on line rimane un certo tabù sull’argomento: “Ci hanno rifiutato pubblicità su televisioni, radio e quotidiani. L’argomento era troppo sensibile, questa la giustificazione. Cosa significhi sensibile non si sa; la giustificazione potrebbe essere la paura che la Cannabis Light non sia davvero legale”.

Insomma, un bel problema per aziende che devono farsi conoscere e che sono gestite spesso da giovani titolari per i quali esiste un “vuoto legale che non accenna ad essere colmato” come se ad alcuni nonpiacesse che “la cannabis light sia legale in Italia”. Riprende il titolare del negozio ravennate: “e è vero, come è vero, che la cannabis light è legale in Italia, perché Facebook censura le nostre pagine? Ignoranza? Perbenismo? Più che cambiare la legge bisognerebbe fare una campagna pubblicitaria, anche a livello istituzionale, che contribuisca a cambiare la percezione delle nostre aziende”.

Il problema insomma si potrebbe risolvere con informazioni su questi nuovi negozi che stanno aprendo sempre più numerosi. “Le aziende che vendono e producono cannabis light – ricorda Pasini – danno lavoro a centinaia di persone in tutta Italia, se non migliaia, fatturano milioni di euro, e lavorano nella piena legalità. Dovrebbero quindi poter promuoversi come fanno tutte le altre aziende”.

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