sabato
14 Giugno 2025
pandemia

L’esperto dell’Iss: «Vaccinare bambini e ragazzi? Dipende dal monitoraggio…»

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di Giacomo Farneti *

Giacomo Farneti
Giacomo Farneti

Mentre noi cerchiamo di insegnare ai nostri figli tutto della vita, i nostri figli ci insegnano cosa conta davvero nella vita”, così diceva lo scrittore americano William Saroyan.

Il principale dibattito attuale sul tema Covid-19 riguarda la vaccinazione per i bambini. Attualmente in Italia esiste un elenco di vaccinazioni obbligatorie per i minori di età compresa tra zero e sedici anni. Secondo le attuali normative sanitarie, i bambini devono essere vaccinati per essere protetti contro le malattie infettive maggiormente pericolose; la somministrazione di un vaccino stimola il sistema immunitario a difendersi contro una determinata patologia, con l’obiettivo di produrre uno stato di immunità, temporanea o permanente. La vaccinazione di massa nei bambini ha debellato malattie come il Vaiolo (che nel XX secolo ha causato circa 500 milioni di decessi) e ridotto notevolmente l’incidenza di altre patologie infettive, come Poliomielite e Morbillo.

Prima di ottenere l’autorizzazione, un vaccino – come ogni farmaco – viene esaminato in sperimentazioni cliniche controllate che confrontano il nuovo vaccino con un placebo o un altro vaccino esistente per la medesima patologia; tali studi devono dimostrare la sua efficacia ed individuano gli effetti collaterali più comuni. Tuttavia, alcuni effetti collaterali risultano essere troppo rari da essere rilevati in un qualsiasi studio clinico e si manifestano solamente dopo la somministrazione a molte persone. Per questo motivo è stato creato un sistema di sorveglianza, attivo ed estremamente efficace, per monitorare la sicurezza dei vaccini utilizzati per il grande pubblico, nel quale vengono raccolte tutte le segnalazioni dei soggetti che ritengono di aver manifestato un effetto collaterale dopo una recente vaccinazione o dagli operatori sanitari che hanno individuato alcuni effetti collaterali dopo la somministrazione di un vaccino.

Per quanto riguarda la vaccinazione anti Covid-19 ai bambini e ragazzi, i dati dei recenti studi scientifici eseguiti su soggetti vaccinati riportano caratteristiche molto positive riguardo l’efficacia e la tollerabilità, anche se i relativi lavori scientifici dettagliati necessari per un’accurata valutazione non sono stati ancora pubblicati. Uno studio ha dimostrato che in un gruppo di 1.131 ragazzi (10-15 anni) non sono state riportate infezioni da Sars-Cov-2, mentre ne sono state riscontrate 20 nei 1.129 trattati con placebo. L’efficacia del vaccino è stata quindi del 100% e i ragazzi vaccinati hanno sviluppato un’alta quantità di anticorpi. Quanto alla tollerabilità, è stata giudicata valida, in quanto non sono stati riportati effetti collaterali diversi da quelli attesi quali febbre, dolore al braccio, malessere di breve durata.

La commissione tecnico scientifica (Cts) dell’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) ha approvato l’estensione di indicazioni di utilizzo del vaccino Comirnaty (BioNTech/Pfizer) per la fascia d’età 12-15 anni, accogliendo pienamente il parere espresso dall’Agenzia Europea dei Medicinali (Ema) che accoglie la dimostrazione di efficacia e sicurezza del vaccino.

A QUESTO LINK LE INFO UTILI PER LA PRENOTAZIONE DEL VACCINO PER GLI OVER 12

Sono in corso ulteriori studi che riguardano bambini di età compresa tra sei mesi e 12 anni, divisi per fasce d’età, ma i risultati saranno disponibili tra qualche mese e le autorizzazioni verranno concesse non prima che le autorità competenti abbiamo valutato i risultati dei trial conclusi.

Approvazione non significa obbligo ed il mondo scientifico internazionale appare scisso in due fazioni opposte: da un lato coloro che espongono tre principali benefici ovvero un ritorno rapido ad una vita sociale il più normale possibile, la protezione da una pericolosa sindrome causata dall’infezione (sindrome infiammatoria multi sistemica dei bambini, MIS-C) e infine maggior controllo della pandemia nella popolazione. Dall’altra parte, le principali motivazioni che supportano le tesi di coloro i quali si oppongono alla vaccinazione per i bambini e i ragazzi sono: un tasso di incidenza per Covid-19 minimo, la non efficacia al 100% degli attuali vaccini, l’assenza di riscontro di focolai significativi tra i bambini.

Il bilancio rischio-beneficio di qualsiasi campagna vaccinale dipende dallo sviluppo della malattia nella popolazione e dalla tipologia di risorse disponibili. I casi gravi riscontrati finora nei bambini under 12 sono stati globalmente di un numero compatibile con quello riportato per i casi di influenza e, dal momento che finora le risorse sanitarie sono state limitate anche nei paesi ad alto reddito e sviluppo, appare improbabile che la vaccinazione venga indicata come una priorità. I recenti dati preliminari suggeriscono che la Covid-19 in forme severe causata dalle varianti in circolazione rimane inferiore al 2% dei soggetti positivi e il tasso di mortalità è inferiore all’1% (fonte The Lancet Child – Adolescent Health) con un Rt inferiore al 10% (fonte Società Italiana di Infettivologia Pediatrica), anche se un attento e approfondito monitoraggio delle nuove varianti, attraverso la sequenza genetica, rimane fondamentale; ovviamente, se emergesse una variante che causasse sintomatologia severa nei bambini come la Mers in Medio Oriente nel decennio scorso), la vaccinazione diventerebbe una priorità.

Inoltre, la vaccinazione può risultare particolarmente importante per alcuni sottogruppi: alcune condizioni cliniche croniche, tra cui l’obesità e il diabete, predispongono i bambini a forme severe di Covid-19 e tra essi, coloro i quali sviluppano indici di infezioni levati (PCR, IL-6, BNP) hanno maggiore probabilità di avere conseguenze gravi come la MIS-C. Per questo motivo, ritengo utili gli studi per identificare se i marcatori prima dell’infezione possano prevedere il rischio di MIS-C, una priorità di ricerca al fine di individuare i soggetti vulnerabili a cui somministrare il vaccino.

Le evidenze scientifiche dimostrano che la vaccinazione di massa riduce la trasmissione di Sars-Cov-2 nella popolazione globale. Da un punto di vista obiettivo, i bambini in età scolare e gli adolescenti hanno generalmente un maggior numero di contatti sociali rispetto agli anziani, per questo motivo si ritiene utile vaccinare i bambini per ridurre la circolazione dell’agente patogeno e proteggere di seconda intenzione gli anziani dalla potenziale esposizione. Tuttavia, i bambini sembrano essere meno suscettibili sia all’infezione che alla trasmissione. Nelle ultime settimane stanno emergendo nuove varianti man mano che il virus si adatta grazie all’immunità generata dalle precedenti infezioni e dalla vaccinazione: risulta quindi essenziale continuare a monitorare i nuovi contagi e lo stadio dell’infezione in tutte le fasce d’età in modo che le strategie vaccinali possano essere adattate al bisogno; ad esempio, recenti studi dimostrano che gli adulti mantengano un’immunità sostanziale per almeno 8 mesi dopo la vaccinazione o l’infezione naturale ma se l’“invecchiamento” del sistema immunitario e il declino dell’immunità contro le nuove varianti portano ad una protezione più breve della malattia grave, l’aggiornamento dei vaccini per gli adulti e la somministrazione dei vaccini ai bambini per ridurre la trasmissione del virus potrebbe diventare significativa.

D’altro canto, a seconda della durata relativa all’immunità indotta e del tasso di cambiamento antigenico del virus, la vaccinazione ai bambini potrebbe aumentare la frequenza di sviluppo e diffusione delle grandi epidemie stagionali, portando ai conseguenti aumenti generali della morbilità e della mortalità. Inoltre, i vaccini ad Rna messaggero contro SarsCov-2 inducono risposte anticorpali maggiori rispetta all’infezione naturale, con la possibilità però di suscitare risposte specifiche di cellule anticorpali (linfociti T CD8) meno protettive contro le varianti future.

Se dunque l’infezione infantile (e la riesposizione negli adulti e negli anziani) continuerà ad essere statisticamente lieve, la vaccinazione ai bambini potrebbe risultare poco incisiva nel fermare la pandemia. I benefici marginali dovrebbero essere considerati in ogni singolo contesto specifico, predisponendo una distribuzione equa dei vaccini a livello globale ed eseguendo ulteriori ricerche per studiare la differenza tra immunità indotta dal vaccino ed immunità indotta dall’infezione.

Il monitoraggio dei casi gravi rimane fondamentale, sia nei bambini immunologicamente compromessi sia negli adulti, in modo da adattare le strategia di controllo man mano che il virus si adatta al nostro organismo, anche perché “questo è il nostro obbligo nei confronti dei bambini: dargli un raggio di sole e seguire il nostro cammino” (Maria Montessori).

* Ricercatore ravennate, membro della task force governativa su Covid-19, esegue studi e ricerche per l’Istituto superiore della sanità

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