Nel 2019 il sindaco accolse in consiglio comunale i vertici dell’azienda per presentare il piano industriale con l’annuncio di un progetto di intelligenza artificiale per i carriponte senza paragoni nel mondo. Itway lo ha realizzato e lo considera pronto eppure forse solo nel 2022 le prime installazioni. Costerebbe la metà di un millesimo del fatturato
L’azienda non è ancora abbastanza sicura dell’affidabilità per estenderlo alle altre gru: «Siamo in fase di test operativo e di stress giornaliero – fa sapere Marcegaglia tramite l’ufficio stampa –, ci vorranno ancora due-tre mesi a partire da settembre per chiudere la fase di check. Solo a quel punto, con tutte le verifiche chiuse e se saranno tutte positive, si potrà decidere come allargarne l’installazione». Ma chi ha fatto la progettazione, la Itway di Ravenna, definisce la tecnologia «pronta e affidabile, a seguito dei collaudi». Tant’è che entro poche settimane arriverà l’ok al brevetto per l’Italia e vi sono altre aziende interessate: «La soluzione da noi studiata naturalmente impatta in modo pervasivo sulle procedure di sicurezza in uso in una azienda – dichiara Andrea Farina, amministratore delegato di Itway – e l’installazione è questione anche di aspetti organizzativi, procedure interne del cliente che è l’unico a poter decidere i tempi. Noi abbiamo investito alcuni milioni di euro e realizzato un prodotto efficiente ed efficace».
Intanto nello stabilimento si muore sotto ai coil: il 15 luglio scorso uno ha schiacciato un operaio di 63 anni, come già era successo nel 2014. L’esatta dinamica dell’incidente che è costato la vita a Bujar Hysa non è però ancora nota (indaga la Medicina del Lavoro dell’Ausl) quindi al momento non si può affermare che l’eventuale operatività del sistema avrebbe potuto evitare l’incidente.
Il sistema progettato da Itway si chiama Icoy (acronimo inglese che sta per “I care of you” e traducibile con “mi prendo cura di te”). «Stiamo investendo molto su questo sistema – spiega ancora Marcegaglia che sceglie di parlare di Icoy ma per il momento non risponde a domande più generali sul tema sicurezza sul lavoro – sul quale non esiste alcun riferimento a livello mondiale. Come tutte le sperimentazioni, ci siamo trovati a gestire diverse difficoltà, a cominciare da quella di adeguare la tecnologia al contesto industriale e ambientale dello stabilimento ravennate. Un sistema di sicurezza, per essere tale, deve essere affidabile al cento per cento sia in fase attiva che passiva, non deve generare falsi allarmi, che sono pericolosi tanto quanto gli allarmi veri».
L’annuncio in consiglio comunale
L’aspetto innovativo di Icoy sta nell’uso dell’intelligenza artificiale di ultima generazione cosiddetta “deep learning”. «Le dinamiche lavorative saranno mappate e sistemi computerizzati avviseranno il lavoratore se si mette in condizioni di rischio», disse Aldo Fiorini, direttore dello stabilimento in via Baiona, nella sala del consiglio comunale di Ravenna il 21 giugno 2019. Quel giorno i vertici del colosso dell’acciaio, a partire dai fratelli Emma e Antonio Marcegaglia, furono ospiti in municipio per la presentazione alla città del piano quinquennale di investimenti. «Marcegaglia – commentò il sindaco Michele de Pascale nei panni del padrone di casa – rappresenta una delle grandi eccellenze dell’area industriale e portuale della nostra città. La comunità di Ravenna è molto riconoscente al gruppo per l’attenzione che sta dimostrando al nostro territorio».
Per la progettazione, come detto, Marcegaglia ha fatto squadra con Itway, una realtà ravennate che ha raggiunto vette di eccellenza internazionale in cyber security e nell’applicazione di sistemi informatici a servizio dell’uomo. In precedenza Marcegaglia aveva provato a battere altre strade con altre tecnologie senza arrivare a un prodotto soddisfacente. Il punto di partenza è stato stabilire che il lavoratore comincia a correre rischi se si trova entro cinque metri dal carico sospeso e se arriva a quattro metri il pericolo è massimo, ma la distanza può essere programmata a secondo delle regole adottate dall’azienda. Sul carroponte vengono installate due telecamere ad altissima definizione rivolte verso il basso e capaci di individuare una figura umana nella circonferenza di rischio: sirena a intermittenza e lampeggiante arancione a 5 metri, luce rossa e sirena in continuo se si arriva a 4 metri. Insomma, a farla breve, un occhio elettronico avvisa il lavoratore se si trova dove non deve stare.
La voce dell’operaio
Ravenna&Dintorni ha raccolto la testimonianza di un lavoratore dello stabilimento sulla banchina nord del Candiano. Non aveva mai sentito la parola Icoy: «So solo che c’è un carroponte che ormai non viene più usato perché ogni volta che ti avvicini comincia a suonare e rende impossibile l’attività». Troppo sensibile l’occhio di Icoy? Poco formati i lavoratori? Troppo angusti gli spazi concessi dall’azienda? L’augurio è che le risposte arrivino prima di un altro incidente.