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    Categoria: cultura

Ravenna Festival, vie dell’Amicizia: omaggio alla Siria, alla Rocca dirige Muti

L’Orchestra Giovanile Cherubini con alcuni musicisti siriani: concerto dedicato all’attivista civile Hevrin Khalaf e all’archeologo Khaled al-Asaad. Venerdì 3 luglio alle 21.30

L’arena all’aperto dentro alla Rocca Brancaleone ospita il concerto dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini con l’aggiunta di musicisti della Syrian Expat Philharmonic Orchestra per il cartellone del Ravenna Festival. Appuntamento il 3 luglio alle 21.30 con l’Eroica di Beethoven diretta dal maestro Riccardo Muti. Il concerto è sotto l’egida de “Le vie dell’amicizia”, il progetto del Festival che dal 1997 visita luoghi simbolo della storia antica e contemporanea e quest’anno ha scelto la Siria. L’appuntamento ravennate è dedicato alla memoria dell’attivista civile Hevrin Khalaf (1984-2019) e dell’archeologo Khaled al-Asaad (1932-2015), vittime dell’Isis. A rendere loro omaggio anche la musicista Aynur Dogan e l’artista Zehra Dogan, entrambe di origine curda, in scena per una performance di canto e pittura che precederà l’Eroica.

«L’atto di coraggio con cui abbiamo deciso di aprire il Festival di Ravenna, tornando a suonare insieme sul palcoscenico per la prima volta dall’inizio della pandemia, procede con questo concerto – spiega Muti – che si affida alla musica, il solo linguaggio che non può essere frainteso, per ritrovare la speranza in un futuro migliore, un futuro di pace anche per il popolo siriano». Gli stessi ideali di eguaglianza, libertà e fraternità di cui è intessuta la Sinfonia n. 3 risuoneranno, domenica 5 luglio, al Parco Archeologico di Paestum, gemellato con il sito siriano di Palmira, per la seconda tappa del viaggio dell’Amicizia. Il concerto alla Rocca, già sold-out, è reso possibile dal sostegno de La Cassa di Ravenna Spa e della Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna.

Le vie dell’amicizia partirono oltre vent’anni fa: «Abbiamo sorvolato l’Adriatico a bordo di aerei militari per raggiungere Sarajevo – ricorda Muti –, eravamo tutti commossi dalla tragedia che si stava svolgendo e la musica rappresentava un segno di fratellanza da Ravenna. È stato l’inizio di un pellegrinaggio annuale e nel 2004 ho diretto nel teatro romano di Bosra, fra Damasco e Aleppo; mi chiedo cosa sia successo a quei musicisti che suonarono con noi in quell’occasione. Da allora niente per quel popolo è andato come avevamo sperato».

Khaled Al-Asaad, per decenni direttore del sito di Palmira, è stato vittima dell’Isis cui si era opposto a salvaguardia dei reperti e della storia custoditi in quel luogo. Hevrin Khalaf, segretaria generale del Partito del Futuro siriano, attivista per i diritti delle donne e in prima linea per il riconoscimento dell’identità del popolo curdo e per un dialogo pacifico fra curdi, cristiani e arabi, è stata invece uccisa in un agguato lo scorso ottobre.

La Syrian Expat Philharmonic Orchestra (Sepo) è stata creata nel 2015 in Germania ed è la prima orchestra sinfonica per musicisti di professione e formazione accademica che vivono su suolo europeo, anch’essi vittime di quella diaspora che da anni affligge il popolo siriano, martoriato dal conflitto. Nessun musicista ha potuto volare dalla Siria all’Italia, ma il loro direttore Missak Baghdabourian ha salutato l’annuncio del doppio concerto a Ravenna e Paestum con queste parole: «L’amicizia e la solidarietà di Ravenna Festival sono un sostegno importante per un popolo che ha pagato e sta ancora pagando un prezzo alto nella battaglia contro il fanatismo, e per una terra dove anche le pietre di Palmira, Ebla e tanti altri siti archeologici sono state vittima dell’odio e dell’oscurantismo. Un nuovo gesto umano e musicale che accentua il ruolo della cultura e la musica nel rafforzare i legami fra i popoli».