A Confindustria il primo punto nel duello con Ap: modificato l’ordine
del giorno che prevedeva l’approvazione nella riunione del 3 marzo
E non infatti un caso se il rinvio viene definito «motivo di soddisfazione per la nostra associazione» in una lettera aperta firmata da Ottolenghi proprio per comunicare la novità. «Vi sarà modo per i membri del comitato di approfondire e discutere prima di essere chiamati ad approvare. Consentirà una scelta più consapevole e meditata su una materia cruciale per il nostro futuro, sui suoi vantaggi e sui rischi. Gli espropri costano ingenti somme di denaro pubblico e influenzeranno per decenni lo sviluppo industriale di Ravenna, e allo stesso tempo diminuiscono i fondi disponibili per l’escavo. Per tali motivi, dopo aver fatto presente più volte all’Autorità portuale le proprie perplessità, Confindustria ha chiesto un dibattito aperto e approfondito su queste scelte, che consenta la più ampia comprensione e condivisione possibile, ricordando come l’esproprio sia uno strumento estremo dell’azione amministrativa. L’ingegnere Di Marco ha risposto con un attacco personale che mi ha indotto a dimettermi dal comitato, anche per dimostrare che se vi è un problema personale esso può essere subito risolto, e che per la nostra associazione il problema non è personale, bensì di approfondimento sulle scelte, e in particolare sulla necessità, sulle motivazioni di pubblica utilità e sul costo degli espropri».
Finora Ap ha sempre ribadito che la via degli espropri è l’unica possibilità per la collocazione dei fanghi che verranno dragati. Con tanto di fosche previsioni in caso di mancata realizzazione del Progettone: «Oggi – scrive ancora Ottolenghi – viene presentata una unica alternativa al piano, e cioè il dissesto dell’Autorità e del porto: se così è dovremmo capire perché ci siamo ridotti così, ma la scelta è facile. Se però vi sono altre alternative una occasione di analisi sarà utile per tutti, e il progetto di escavo ne uscirà più solido e condiviso». In questa ottica da Confindustria arriva l’invito alla stampa locale perché si faccia promotrice di un dibattito che informi l’opinione pubblica anche se, per dovere di cronaca occorre ricordarlo, in tempi recenti è stata proprio la stessa associazione a preferire la via della riservatezza rispetto all’interesse dei media per ascoltare quale possa essere l’eventuale alternativa agli espropri.