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Confcommercio: «Un’attività commerciale ha 37mila euro di costi fissi all’anno»

Simulazione media tra diversi tipi di imprese nei centri dei quattro comuni della provincia di Ravenna. Se si aggiunge il costo di una commessa si arriva a 67mila euro annui. Il presidente: «Troppo elevato per restare sul mercato»

La voce più pesante è ovviamente l’affitto dei locali poi arrivano le bollette di luce, gas e telefono: in totale sono undici le voci di spesa elencate da Confcommercio per stimare i costi fissi medi di un’attività commerciale in centro nei quattro principali comuni della provincia di Ravenna e il totale annuo si ferma a 37mila euro. Per completare il quadro mancano la pubblicità, per cui ognuno può scegliere se e come farla (con una stima di circa tremila euro per una campagna cittadina), e il personale: il costo annuo al datore di lavoro di una commessa ordinaria al quarto livello (per 40 ore alla settimana) è di 31mila euro, una commessa specializzata di terzo livello arriva a 35.600.

Se si tratta di una nuova attività e se l’attività è storica non fa differenza. Confcommercio ha fatto una simulazione su più attività con una media annua. Per l’affitta si arriva a circa 30mila euro, tra i costi più elevati c’è l’energia per circa 2.100 euro, telefono per 1.600 euro e il gas per 1.500 euro. Per il consumo di acqua la spesa media è di 130 euro all’anno, quasi cinque volte per i rifiuti (600 euro): poi c’è il costo dell’insegna, difficilmente quantificabile, perché si paga oltre i 5 mq. Il costo della sicurezza (circa 600 euro), Inail 318 euro (ogni socio paga 159 euro) e diritti camerali, altri 120 euro, e 150 euro per gli addobbi in occasione delle feste natalizie, e il totale arriva a 36mila 918 euro.

«Dico subito che si tratta di costi troppo elevanti per restare sul mercato – commenta Paolo Caroli, presidente Confcommercio in provincia di Ravenna -. Molte volte, quando analizziamo i dati sulle chiusure delle attività, siano esse commerciali o artigianali, non ci soffermiamo veramente sui motivi che indicono un titolare ad abbandonare il progetto imprenditoriale. Molte volte, forse il più delle volte, la motivazione della chiusura sta proprio nei costi fissi che deve sopportare, senza calcolare tra l’altro il costo della tassazione che nel nostro Paese può raggiungere fino al 67 percento del reddito. In particolare per le nuove attività commerciali o artigianali questi costi sono davvero insostenibili e per questo sarebbero necessarie misure che aiutassero concretamente chi ha un’idea imprenditoriale a metterla in atto e soprattutto a continuarla. Molto spesso, invece assistiamo alla nascita e alla morte di un’attività nell’arco di 10-12 mesi. Vorrei inoltre sottolineare che il costo annuo del personale non ha alcuna corrispondenza con la busta paga del lavoratore. Ridurre il cuneo fiscale è una battaglia che Confcommercio porta avanti da anni e su questo il mondo imprenditoriale è inascoltato».