Il numero delle attività cessate in provincia è di 816, e si avvicina ai valori precedenti alla pandemia. Nell’edilizia le nascite maggiori
Il saldo risultante dai due flussi (-92 unità) fotografa un sostanziale “stallo” nella dinamica complessiva del tessuto imprenditoriale ravennate che va qualificato come un risultato “tecnico” soprattutto per il livello di cancellazioni, ancora lontano da un’evoluzione fisiologica. A questo si aggiunge la debole dinamica delle iscrizioni che, pur in ripresa rispetto al minimo del primo trimestre del 2020, comincia a registrare il clima d’incertez- za conseguente agli squilibri gepolitici innescati dal conflitto russo-ucraino. Questo in sintesi lo scenario che emerge dall’Osservatorio dell’economia dell’ente di viale Farini sui dati Movimprese elaborati da Unioncamere e InfoCamere.
I dati del primo trimestre, dunque, restituiscono il profilo di un sistema imprenditoriale ravennate che allarga il proprio perimetro soprattutto grazie alla filiera dell’edilizia e dei servizi a essa collegati (servizi immobiliari e attività professionali, tecniche e scientifiche) e dei servizi alle imprese. Presi insieme, questi settori determinano infatti un saldo positivo di 97 imprese in più nel periodo (più del 60% del quale attribuibile al solo settore delle costruzioni, bilancio influenzato dal trend positivo del comparto artigiano), confermando la spinta determinata dagli incentivi in favore delle famiglie per gli interventi di riqualificazione del patrimonio immobiliare.
Sul fronte opposto, gli altri grandi settori tradizionali mostrano dinamiche negative; in termini assoluti, il saldo negativo più pesante si registra ancora una volta in agricoltura: -93 unità e si tratta di una tendenza di fondo che prosegue da anni, che solo saltuariamente rallenta. Seguono i saldi negativi nel commercio (-63) e nelle attività di alloggio e ristorazione (-43); contrazioni più contenute si registrano poi nelle altre attività di servizi (-15), nel trasporto (-8), nelle attività manifatturiere (-7 aziende), nei servizi di informazione e comunicazione (-3) e nell’istruzione (-3).