Presidio in piazza a Ravenna e manifestazione romagnola a Cesena. Organizzano Cgil e Uil
In Emilia Romagna, in programma ci sono due appuntamenti di astensione dal lavoro, con lo slogan “Adesso basta”, suddivisi per categorie. Venerdì 17 novembre sono previste 8 ore di sciopero (o intero turno di lavoro) per le lavoratrici e i lavoratori del comparto pubblico (diretti e degli appalti), istruzione e ricerca, trasporti, igiene ambientale, cooperazione sociale, sanità privata, poste e consorzi di bonifica.
Sul territorio provinciale, le lavoratrici e i lavoratori in sciopero saranno in presidio dalle 10 alle 12 in piazza XX Settembre a Ravenna e una delegazione ha chiesto di essere ricevuta dal Prefetto.
Il secondo giorno di sciopero, per tutte le restanti categorie di lavoratrici e lavoratori, è fissato per venerdì 24 novembre. In questo caso la manifestazione coinvolge tutti i territori della Romagna e si svolgerà a Cesena, con concentramento in piazza Sanguinetti dalle 9,30. Il corteo si muoverà poi verso piazza del Popolo dove, oltre a delegate e delegati interverranno Massimo Bussandri, segretario generale della Cgil Emilia Romagna, e Emanuele Ronzoni, segretario organizzativo nazionale della Uil. Dalla provincia di Ravenna partiranno diversi pullman per raggiungere la manifestazione (partenze alle 8,30: a Ravenna, dal piazzale del Cinemacity e da via Le Corbusier, a Lugo, da angolo piazza XIII giugno in via Foro Boario, ad Alfonsine da piazza della Resistenza; da Faenza la partenza avverrà in treno alle ore 9,17 con ritrovo alle 9 fronte stazione; per prenotazioni: 0544/244280 info-ravenna@er.cgil.it – 0544/292257 segreteria@uil-ravenna.it).
Cgil e Uil scioperano «a sostegno di un’altra politica economica, sociale e contrattuale, che non solo è possibile, ma necessaria e urgente», si legge nella nota inviata alla stampa. «Occorre alzare i salari, estendere i diritti, contrastare una legge di bilancio che non ferma il drammatico impoverimento di lavoratori, pensionati e non offre futuro ai giovani», scrivono i due sindacati.
«È necessario alzare i salari con la contrattazione per contrastare l’inflazione e l’aumento del costo della vita – commentano Marinella Melandri e Carlo Sama, segretari generali provinciali di Cgil e Uil -. Lo Stato è il primo datore di lavoro: deve rinnovare i contratti pubblici stanziando le risorse necessarie, indicando la giusta via anche per il privato. L’esecutivo ha aumentato la precarietà che colpisce soprattutto giovani e donne, alimentando bassi salari; invece di limitare questa piaga ha reintrodotto i voucher e liberalizzato i contratti a termine. Poi il Governo invece di mantenere le promesse fatte a chi deve andare in pensione, è addirittura riuscito a peggiorare i requisiti della legge Fornero. Lo stanziamento per la sanità è destinato a foraggiare il privato invece che a rifinanziare e sostenere le prestazioni della sanità pubblica e il lavoro pubblico. In generale, questa è una legge di bilancio che fa propaganda, ma non ha l’ambizione di rilanciare la crescita del paese, che è in fortissimo rallentamento. La manovra crea debito senza investire sul futuro, alimenta l’ingiustizia sociale attraverso una politica fiscale che favorisce evasione e redditi alti, taglia le pensioni per fare cassa. Infine, relativamente ai danni dell’alluvione, non finanzia i risarcimenti privati per i beni mobili non registrati né il pieno rimborso delle spese per immobili di aziende e cittadini. La distanza fra le ricette proposte dal governo e i bisogni di lavoratori, giovani, pensionati e dal sistema economico è sempre maggiore, peggiorando le condizioni materiali di milioni di persone. Il contrasto a questa mancanza di prospettiva dovrà continuare anche dopo l’approvazione della manovra. La maggioranza del paese non condivide le politiche che il governo porta avanti, noi difendiamo la prospettiva della maggioranza, è una domanda che ci arriva dai luoghi di lavoro e dai precari, da coloro che non arrivano a fine mese. Scioperiamo e andiamo in piazza non contro qualcuno ma per difendere i diritti di tutti».