Cinque priorità e cinque errori da non ripetere: «Smettiamo di banalizzare le paure della gente»
All’indomani della proclamazione di Enrico Letta nuovo segretario nazionale del Pd (al posto del dimissionario Nicola Zingaretti), abbiamo chiesto a quello provinciale, Alessandro Barattoni, una sorta di decalogo da seguire per il partito.
Cinque cose che chiede a Letta di fare e cinque altre invece che chiede a Letta di non fare più, rispetto al passato. Ecco le sue risposte.
«Cosa fare:
✔ Dimostrare che crede veramente nella parità di genere. Non con le parole ma con i fatti. Siamo un partito del popolo, ma spesso rappresentiamo solo metà del popolo.
✔ Concentrare l’attenzione sui problemi reali delle persone, scendendo tra la gente, ascoltandone i bisogni e confrontandosi su quelli. Di legge elettorale e rapporti fra partito e gruppi parlamentari se ne parla nelle riunioni degli organismi dirigenti. In mezzo alle persone e sui media si parla di ansie, preoccupazioni e desideri dei cittadini.
✔ Farsi carico di ciò che non funziona e fare della parola fragilità la nostra ossessione: siamo un paese fragile dal punto di vista istituzionale, idrogeologico, infrastrutturale, della conoscenza, economico, sociale e anagrafico. Ogni giorno il nostro partito deve essere l’antenna del disagio e proporre soluzioni realistiche e pratiche per rafforzare il nostro paese.
✔ Rinnovare la classe dirigente. Le parole “giovani” e “territorio” riempiono i programmi ma non la dirigenza. Si può essere bravi sindaci o militanti in periferia in giovane età, e non buoni dirigenti di partito?
✔ Valorizzare la base del partito, non facendo esaurire le forme di partecipazione con i 2 euro delle primarie ma dando attuazione a quanto prevede lo statuto con referendum fra iscritti su determinati temi.
Mai più:
X Sottovalutare l’astensione. Ogni persona che non ritiene utile il voto indebolisce la democrazia, bisogna aggredire il non voto con la forza dell’esempio e la consequenzialità fra quello che si dice e quello che si fa.
X Banalizzare le paure e sottostimare i timori come se il percepito non fosse reale. Quelli che sono problemi che non fanno dormire i cittadini sono problemi della politica. Che si tratti di sicurezza o di traffico.
X Mai contribuire a mettere contro i lavoratori fra loro: quelli del pubblico con quelli del privato, partite iva e autonomi contro lavoratori a posto fisso, quelli più giovani contro quelli più anziani, le donne contro gli uomini. Ed evitare rottura con corpi intermedi e sindacati, che per natura rappresentano interessi definiti ma con i quali ci deve essere sempre confronto, anche aspro ma sempre rispetto. Siamo il partito che vuole mettere lavoro al centro non esiste diffidenza verso i sindacati.
X Basta far sentire in colpa i cittadini che non hanno o perdono il lavoro. Se domanda e offerta di lavoro non si incrociano ovvero non esistono posti di lavoro a sufficienza per tutti è colpa in primis della politica e della mancata visione sullo sviluppo agricolo, industriale e dei servizi nel lungo periodo del nostro paese degli ultimi decenni, non di chi non ha un lavoro.
X Smetterla di dire che si riparte dai circoli e dal territorio e poi quando si va in giro anziché chiamare il responsabile locale o comunale si passa dal capo corrente».