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    Categoria: società

L’esodo secondo Quirico: «Il migrante è il vero viaggiatore»

L’inviato de “La Stampa” a Palazzo Rasponi il 21 marzo :«La maggioranza degli italiani è poco istruita, ignora geografia e storia»

Ha camminato con loro, ha rischiato con loro, passo dopo passo lungo un tragitto che inghiotte migliaia di vite ogni anno. Domenico Quirico, reporter di guerra del quotidiano “La Stampa” ha attraversato le vie dei migranti e ha scritto da questa esperienza Esodo (Neri Pozza). L’autore lo presenterà al pubblico, nell’ambito di “Scritture di Frontiera – Scrittura Festival”, martedì 21 marzo, alle 18, a Palazzo Rasponi delle Teste di Ravenna.

Le migrazione è uno dei temi di cui si parla di più negli ultimi anni e su cui si è concentrato molto anche il dibattito politico. Tutti ne parlano, ma pochi conoscono davvero la materia. Qual è secondo lei la divergenza più significativa tra la percezione che hanno le persone dei migranti e la realtà?
«Le discrasie sono numerose. Soprattutto è un problema di numeri. Sia politici che giornalisti presentano la migrazione come qualcosa di oceanico e spaventoso parlando di milioni di persone, mentre i numeri sono  molto più bassi. Nelle ipotesi più catastrofiche nei prossimi anni, stimando all’eccesso, potrebbe essere un milione, un milione e mezzo di persone in tutta Europa. Un numero di persone facilmente accoglibile. Il secondo problema è sulle caratteristiche antropologiche del migrante, che parrebbe avere secondo i media un atteggiamento lombrosiano che lo porterebbe a venire in Europa solo per delinquere o compiere attentati, è una semplificazione rozza e strumentale».

Questa frattura tra realtà e percezione è dovuta secondo lei alla strumentalizzazione politica?
«È dovuta soprattutto all’ignoranza della geografia e della storia. La maggioranza degli italiani è purtroppo poco istruita. Provi a fare un esperimento, vada per strada con una carta geografica e chieda ai passanti di indicarle sulla cartina i paesi da cui provengono i migranti, anche in modo sommario. Provi a chiedergli cosa succede in quei paesi che spinge queste persone a fare un “viaggetto” di cinque anni tra pericoli mortali per venire qua. Non le saprà rispondere nessuno. La strumentalizzazione politica di questi temi poi permette a piccole minoranze di esagitati di ottenere visibilità».

Eppure i partiti che soffiano sul fuoco della xenofobia sono in forte ascesa…
«Sono tra il 5 e il 10%, non sono così importanti insomma. Solo la Le Pen prende molti voti, ma fin dal 2012, ed è legata a un movimento fascista francese che c’è da molto prima della migrazione, fin dagli anni ‘40. È una malattia di vecchia data».

Lei ha seguito il cammino dei migranti e ha conosciuto le loro storie, in cosa l’hanno stupita di più?
«Io ho cominciato a occuparmi di migranti nel 2011 facendo l’attraversata con loro. Prima non avevo avuto contatti con i migranti se non legati alle guerre che avevo seguito in paesi come il Sudan. La migrazione è tutta stupore. Un migrante ti stupisce ad ogni suo passo, in ogni sua decisione, per la pazienza, il coraggio, la speranza. Tutto questo è stupefacente. È una esperienza mistica».

Nel suo libro le scrive che “è impossibile chiedersi il perché della migrazione” cosa intende?
«Ogni migrante ha una sua ragione personale e intima che lo spinge a lasciare il suo paese, sono tutte storie diverse. “Ama il prossimo tuo come te stesso” dice la Bibbia, come se ci fosse un prossimo che è tuo e uno che non lo è. Il migrante è il tuo prossimo perché confrontarti con lui ti obbliga a fare i conti anche con te stesso».

Nel libro cita una frase di Albert Camus che dice “la sofferenza non dà diritti”, i migranti partono con l’idea di arrivare in un luogo migliore, con più diritti di quello che li attende?
«Nessuno è più realista del migrante. Hanno speranze, ma nessuna illusione. Sanno che il loro percorso non sarà di gioia ma di sofferenza. Il suo è un mondo di crudeltà, violenza, negazioni e il suo confronto con il male è faccia a faccia».

Quanto hanno influito sui flussi migratori la guerra in Siria e la nascita dell’Isis?
«L’Isis e la sua guerra in Siria hanno provocato una parte della migrazione, ma solo una piccola parte nel complessivo scenario. Anche gli stessi migranti siriani sono diversi tra loro. I poveri arrivano al massimo in Giordania o in Turchia, non hanno speranze di arrivare in Europa, dove invece giungono sono quelli delle classi medio-alte, ma questo stato di benessere iniziale non impedisce loro di morire lungo il viaggio».  

Una cosa che fa riflettere è scoprire la moltitudine diversa delle rotte che seguono i migranti…
«Le rotte dei migranti mutano a seconda degli ostacoli che trovano. Se ci sono impedimenti scalando un’altra montagna, attraversano un altro fiume. Non hanno piani. Quando fece il muro l’Ungheria il giorno dopo erano già in cammino verso la Serbia. Le migrazioni continuamente mutano. Sono i nostri pregiudizi che sono fermi».

Anche in Usa si parla molto di migrazione e Trump ha guadagnato consensi cavalcando queste paure…
«Non sono un esperto di Stati Uniti. Ma ritengo che Trump abbia vinto per molti motivi, non credo che il tema della migrazione sia stato tra i più importanti. C’era un clima di insoddisfazione che era attribuita ai democratici, compreso Obama, l’antipolitica, la crisi… Lo slogan che lo ha fatto vincere non era contro l’immigrazione. Inoltre il muro col Messico c’era già da molti anni e lo aveva costruito il presidente Bill Clinton, un democratico».

In un incontro ha raccontato che il libro che le ha cambiato la vita è stata l’Odissea, un libro che parla di un viaggio, simile per certi versi a quello dei migranti.
«È la storia del viaggio per antonomasia. Vicino a quello dei migranti, ma è anche molto altro. Il migrante è il viaggiatore per eccellenza, perché il vero viaggiatore è quello che muta nel viaggio, non quello che fa il viaggio per confermare le proprie idee. Ulisse fa il viaggio e arriva che è un altro uomo».  

Anche lei, con i suoi viaggi da inviato, è un po’ Ulisse in questo senso…
«Dai viaggi che faccio io si può tornare solo con i pregiudizi e le certezze che si avevano totalmente distrutti…»