Il fondo dedicato a questa azione è stato aumentato di otto volte. Ci saranno anche azioni di sensibilizzazione da parte della polizia municipale
«Questa decisione è maturata tardivamente – commenta il sindaco Michele de Pascale – di questo ne sono consapevole e me ne scuso. Siamo stati accusati di non fare abbastanza per il decoro e con questo provvedimento recuperiamo un’attenzione a un tema rilevante.
Imbrattare i muri di Ravenna è, a prescindere dal messaggio che si veicola, oltre che un reato, un atto di violenza contro la bellezza della nostra città. Ad aggravare il quadro recentemente in alcuni imbrattamenti si è aggiunta la violenza del messaggio, con svastiche e altri simboli nazifascisti, offensivi di una città medaglia d’oro al valor militare per l’impegno nella lotta di liberazione o con minacce verso esponenti politici come il Ministro dell’Interno».
Nelle une e nelle altre circostanze «sono le istituzioni a dover intervenire, e noi ci apprestiamo ad essere più pronti a farlo, e non è tentando di “farsi giustizia da sé” e aggiungendo vernice su altra vernice, imbrattamento su altro imbrattamento che si combattono i rigurgiti fascisti o la polemica politica che trascende in violenza. L’unica conseguenza che si ottiene, con queste condotte, è di rendere necessario l’inevitabile e corretto intervento delle Istituzioni preposte all’amministrazione della giustizia e alla garanzia del rispetto delle regole. Il mio appello è affinché si rispetti il patrimonio pubblico – continua de Pascale – e che si eviti di imbrattare i muri della città, così come auspico che il dibattito politico non trascenda in polemica, sia sempre rispettoso dei valori e dei principi costituzionali e non coinvolga in maniera impropria le Istituzioni dello Stato, del cui positivo impegno beneficiano i cittadini di Ravenna».