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Pneumatici, scaldabagno, mascherine, plastiche di vent’anni: i rifiuti nel mare

I risultati di un progetto pilota condotto dal Cestha: 4,5 tonnellate di immondizia recuperate in 86 giornate grazie all’aiuto di 12 pescherecci

Tra i rifiuti che inquinano le acque dell’Adriatico al largo di Ravenna sono arrivate le mascherine anti-Covid. Si aggiungo a sacchetti e bottiglie di plastica, pneumatici, un rossetto e uno scaldabagno. E tanta attrezzatura da pesca. Immondizia galleggiante o sui fondali, riportata a terra nell’ambito di “Pescami” (acronimo di Pescatori amanti dei mari), progetto pilota per contrastare il fenomeno dei rifiuti in mare finanziato dal Flag Costa dell’Emilia-Romagna e realizzato dal Centro per l’innovazione di Fondazione Flaminia (Cifla), in collaborazione con Cestha, centro sperimentale per la tutela degli habitat. L’esito dell’iniziativa, svolta in 86 giornate distribuite tra marzo e dicembre del 2020, è stato illustrato nel pomeriggio di oggi, 11 febbraio da Simone D’Acunto, direttore del Cestha.

Grazie alla partecipazione volontaria di 12 pescherecci – alcuni definitivi “virtuosi” perché già svolgevano questo compito spontaneamente – è stato possibile indagare 15 siti marini di fronte alla costa ravennate e cervese: ai 35 pescatori coinvolti è stato chiesto di riportare a terra i rifiuti trovati per una catalogazione scientifica. In totale ne sono state raccolte 4,5 tonnellate.

Tre le tipologie di pescatori partecipanti: pesca da con reti ferme in acqua che hanno intercettato rifiuti trascinati dalla corrente marina, pesca a strascico che ha raccolto materiale dai fondali e pesca artigianale subacquea fatta a mano.

Tra i materiali galleggianti la maggior parte è rappresentata da retine di mitilicoltura da allevamenti di cozze: «È un problema noto – spiega D’Acunto – e ci sono studi per eliminarlo.Vale più la pena sottolineare che un quarto dei rifiuti ha provenienza civile: bottiglie e sacchetti soprattutto, ma in generale materiale dalla nostra vita quotidiana. Tra cui anche le mascherine: una ventina quelle recuperate».

Alcune curiosità. Un palloncino di Valentino Rossi a sei miglia dalla riva. Di 35 oggetti è stato possibile ricostruire la provenienza dall’estero, più di una cinquantina di pezzi avevano un’età superiore a vent’anni: «Addirittura abbiamo trovato la calandra di un motore di una ditta fallita 30 anni fa».

La chicca emersa dal fondale invece è uno scaldabagno. E poi pneumatici in abbondanza. Ma anche le attrezzature da pesca: «Spesso i cogolli utilizzati per la cattura delle seppie vengono posizionati in primavera e recuperati in estate. Se arrivano mareggiate i cogolli si spostano e i pescatori non riescono più a recuperarli. Questi rimangono in mare e alimentano la cosiddetta pesca fantasma con pesci e crostacei che restano impigliati e lì muoiono».

«Grazie al supporto del Flag Costa dell’Emilia Romagna – spiega Antonio Penso di Flaminia – “Pescami” si pone come una esperienza di successo, una buona prassi che Cifla, insieme ai partner di progetto, mette a disposizione come punto di partenza per una nuova sperimentazione su scala territoriale più vasta, in grado di coinvolgere tutta la costa di pertinenza del Flag, e di confrontarsi con analoghe esperienze di livello nazionale e internazionale».