L’Ordine regionale degli Psicologi organizza un evento online per discutere delle necessità emerse con la Dad e le nuove regole del Governo
Proprio per discutere della figura dello psicologo scolastico, soprattutto in ambito regionale, il Gruppo di lavoro ha organizzato per sabato 5 febbraio un evento online nel quale interverranno dirigenti scolastici, professoresse universitarie e rappresentanti delle istituzioni per un pubblico di mille persone (il video sarà disponibile nei giorni successivi su www.ordinepsicologier.it). «Il nostro obiettivo è affrontare i problemi emergenti per offrire il migliore servizio alla comunità scolastica, fatta di studenti, ma anche di insegnanti», spiega Cavallini.
Uno dei problemi più discussi è sicuramente quello della didattica a distanza. Una ricerca pubblicata a gennaio su “Current Psychology”, realizzata in varie regioni d’Italia grazie alla collaborazione di 5 università Italiane (Bologna, Milano Cattolica, Torino, Federico II Napoli, Salento) ha messo in luce le criticità rilevate dagli studenti sulla DAD. «Ciò di cui più hanno bisogno i ragazzi è la relazione, ed è la relazione che va rimessa al centro – spiega Cinzia Albanesi, co-autrice della ricerca, professoressa all’università di Bologna e membro del Gdl di Psicologia Scolastica dell’Ordine degli Psicologi ER –. Per gli adolescenti a scuola, trovare uno spazio di interazione anche virtuale con compagni e professori è fondamentale. La Dad non è il male assoluto, ma è un male quando non va incontro alle esigenze di chi la utilizza. La ricerca, che si basa su dati raccolti fra maggio e giugno 2020 racconta che i ragazzi durante il primo lockdown grazie alla Dad hanno potuto riposare di più la mattina, avere più tempo per se stessi e qualcuno è anche riuscito a studiare meglio. Ma molto spesso sono stati sovraccaricati di lavoro dagli insegnanti e hanno sperimentato modalità didattiche non inclusive, soffrendo la mancanza di relazione e di opportunità di interazione».
A subire la situazione quanto i ragazzi sono stati proprio gli insegnanti. Lo conferma un’altra recente ricerca pubblicata sulla rivista “School Psychology” da tre ricercatori italiani, fra cui Maria Cristina Matteucci, professoressa all’Università di Bologna e membro del Gruppo di Lavoro di Psicologi Scolastica dell’Ordine degli Psicologi regionale. «La mancanza di supporto e il dover sperimentare modalità didattiche non conosciute ha creato disagio negli insegnanti – spiega la docente -. Alla fine della prima ondata, un terzo degli intervistati ha espresso preoccupazioni rispetto al proprio lavoro e molti hanno sentito di non avere a disposizione gli strumenti adeguati per svolgerlo al meglio». La didattica a distanza, dunque, è stata molto spesso subìta e le sue potenzialità non sono state sfruttate appieno. «Lo psicologo scolastico può aiutare a mettere in atto strategie migliorative – continua Matteucci –trasformando la Dad in uno strumento che possa anche avere un valore aggiunto se utilizzato in modo adeguato. Progetti psicologici a favore dei docenti possono portare benefici non solo agli insegnanti e all’insegnamento ma a tutto il sistema scuola».