Tra le volontarie dell’associazione Malva, che preparano pacchi da inviare in Ucraina
«Noi non dormiamo da giorni. Qui cerchiamo di aiutare e dare il nostro contributo come possiamo». Sono le parole di Irina, una volontaria dell’associazione “Malva – ucraini di Ravenna”, che abbiamo incontrato nella sede di via Umago. «Siamo una piccola associazione culturale aperta dal 2015 – continua la ragazza – e per la prima volta siamo diventati un punto di riferimento umanitario. Prima facevamo feste culturali, per salvare le tradizioni e farle conoscere ai nostri bambini».
«Qui con noi c’è la mamma di un ragazzo di 22 anni che è a Kiev – continua – e lei da quattro giorni non aveva sue notizie. Ora per fortuna è riuscita a sentirlo». È importante mantenere il contatto con i cari rimasti in Ucraina, soprattutto in questi giorni terribili in cui le cose possono cambiare da un momento all’altro. Alcuni volontari sono anche partiti per combattere. «Da Ravenna non saprei – continua Katerina – qui è però arrivata la moglie di un mio amico, con il bambino di sei mesi, mentre lui è rimasto in Ucraina. La guerra con l’esercito “regolare” si trova nel Sud e nell’Est del paese. Noi che abitiamo nelle zone verso l’Europa ci aspettiamo anche atti terroristici: il governo locale ha paura e si sono creati gruppi di autodifesa».
«La mia famiglia si trova in diverse parti dell’Ucraina – racconta Irene, un’altra volontaria dell’associazione –: mio fratello è a Kharkiv che è sotto bombardamenti; lo chiamo due, tre volte al giorno per capire se è ancora vivo e per fortuna mi risponde. Mia cognata e i nostri amici sono a Kherson, vicino alla Crimea, territorio occupato dai militari russi. Vista la situazione, non sanno cosa aspettarsi. Adesso si nascondono nei bunker o dove hanno possibilità. Viviamo giorno per giorno».
«La mia famiglia – riprende invece Irina – dorme tutte le notti in un bunker sotto un vecchio policlinico, costruito quando ancora l’Unione Sovietica cercava di difendersi da tutto il mondo. Per fortuna è vicino a casa e nelle ore più tranquille riescono a salire anche solo per fare una doccia».
Le testimonianze di Irina, Katerina e Irene sono solo alcune delle tante, che arrivano da ragazze e ragazzi ucraini che cercano di dare il loro contributo in questo momento così difficile, anche da lontano.