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Cisl: «Nel 2020 in Romagna 7 dimissioni su 10 erano donne, servono interventi»

Il sindacato sottolinea la necessità di misure correttive che facilitino la permanenza al lavoro di chi ha figli

Oltre il 70 percento delle dimissioni dal lavoro in Romagna nel 2020 ha riguardato donne, che come motivazione hanno dato principalmente la difficoltà nel conciliare il lavoro con la gestione della famiglia, oltre che la mancanza di servizi per l’infanzia (mancanza di posti disponibili nelle scuole d’infanzia, alti costi delle rette o del servizio di baby sitting oppure l’impossibilità di ricevere aiuto dai parenti). Da questa considerazione parte la riflessione della Cisl locale, attraverso il segretario generale Francesco Marinelli, in occasione della Festa della mamma che cade oggi, 8 maggio (seconda domenica del mese).

«La ricorrenza non deve limitarsi ad essere una espressione di riconoscenza verso il ruolo delle madri – afferma Marinelli – ma deve essere soprattutto un momento di riflessione e di azione concreta verso politiche di supporto alla maternità e alla genitorialità in generale».

I dati Eurostat pubblicati nel 2020, citati dal sindacato, dicono che le madri italiane hanno il primato della disoccupazione in Europa, pari al 57,3 percento. Nel 2020 l’Ispettorato del Lavoro aveva evidenziato come in Emilia-Romagna su 4.174 dimissioni, le donne fossero quasi tremila, il 71 percento delle quali madri, il 3 percento in più rispetto al 2019.

«Ci auguriamo che la fine progressiva della pandemia – sottolinea Marinelli – lasci quanto di buono abbiamo ottenuto: la maggiore flessibilità oraria e la possibilità di lavorare da casa, sia per gli uomini che per le donne. Da tanti anni come sindacati, cercavamo di spiegare alle controparti che alcuni lavori potevano essere svolti anche al di fuori del contesto lavorativo, senza per questo perdere in produttività. In tante realtà infatti, anche oggi che la Dad non è più presente, si continua nello smart working, continuato o alternato, e questo ha certamente delle conseguenze positive sulla strada della conciliazione vita e lavoro. In percentuale sempre maggiore questa opzione è scelta non solo dalle madri, ma anche dai padri ed anche questo è sintomo di una società che sta cambiando, anche se sempre più lentamente rispetto ad altri paesi europei».

Attualmente nella nostra regione un bambino su quattro usufruisce dei servizi per l’infanzia 0-2 anni, il dato più alto d’Italia: «In altri Paesi europei la media è molto superiore. Per questo tra gli obiettivi del Pnrr c’è l’aumento dell’occupazione femminile almeno del 4 percento entro il 2026 e la creazione di posti in asilo nido fino al target europeo del 33 percento».