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Autorizzato dal tribunale a lavorare sotto casa dell’ex moglie che ha maltrattato

L’uomo aveva anche tentato di strangolarla. L’avvocata: «Situazione paradossale, chiesta un’interlocuzione con la procura»

Dopo aver denunciato maltrattamenti e un tentativo di strangolamento da parte dell’ex marito, che le ha causato ben 25 giorni di prognosi, aveva chiesto e ottenuto dal tribunale di Ravenna l’ordine di allontanamento dalla casa famigliare e il divieto di avvicinamento per una distanza non inferiore ai 250 metri. Ma il tribunale della Libertà di Bologna ha ora accolto il ricorso dell’uomo, autorizzandolo a lavorare nell’officina sotto la casa dell’ex moglie.

A denunciare il fatto, il centro Demetra “Donne in aiuto” di Lugo, che ha ospitato la donna nei mesi passati in una casa rifugio.

Dopo la violazione del divieto di avvicinamento, il Tribunale di Ravenna ha emesso un’altra misura cautelare: il divieto di dimora nel comune di residenza della vittima. Nel frattempo, la donna ha fatto rientro nella propria abitazione con la figlia,  in attesa dell’esito dei procedimenti penali a carico dell’ex marito per  lesioni e maltrattamenti, sottrazione di minore, violazione del divieto di avvicinamento, appropriazione indebita ed esercizio arbitrario delle proprie ragioni.

Ma il 30 settembre scorso, il Tribunale della libertà di Bologna, accogliendo il ricorso dell’uomo contro la misura cautelare del divieto di dimora, ha disposto la revoca della misura cautelare: “ferma permanendo l’applicazione nei confronti del predetto delle misure cautelari già in corso dell’allontanamento dalla casa famigliare e del divieto di avvicinamento alla persona offesa e ad ogni luogo da essa frequentato, mantenendo da essi distanza non inferiore ai 250 metri e con divieto di comunicare con la stessa, autorizzando l’uomo a svolgere attività lavorativa presso la propria officina adiacente all’abitazione familiare”.

«La situazione paradossale che si è venuta a creare – ha commentato Alice Rondinini, avvocata della donna – è frutto di lacune dell’impianto normativo, che, come recita anche la recente sentenza delle Sezioni Unite, depositata il 20 settembre 2022, attribuisce alla vittima di reati commessi con violenza alla persona solo uno “spazio episodico”, non essendo coinvolta in fasi cruciali del procedimento cautelare, quale, appunto, l’udienza avanti il Tribunale della Libertà. Ho già avviato una interlocuzione con la Procura di Ravenna. Al fine di superare l’illogicità di questa decisione. L’autorizzazione a lavorare nell’officina fu concessa dal Gip del Tribunale di Ravenna quando la donna era in Casa Rifugio, ma ora che ha fatto rientro a casa, il rispetto del divieto di avvicinamento è impossibile da mettere in pratica. Davvero non comprendiamo cosa osti a questo signore spostare gli attrezzi dal garage altrove, tanto più che ha già da tempo asportato dalla casa coniugale, la caldaia e gli arredi».