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«L’assistenza alle persone della cooperazione sociale rischia il collasso»

Confcooperative segnala il caso delle Rsa: un ospite costa 120 euro al giorno, la convenzione con la Regione ne paga 109. «È necessario rivedere le tariffe»

Mirca Renzetti, presidente di Confcooperative Federsolidarietà Romagna

Per ciascun ospite delle case di residenza per anziani convenzionate con la Regione vengono riconosciuti 109 euro al giorno dalla sanità pubblica al gestore privato ma il costo si aggira sui 120 euro. È l’esempio usato da Confcooperative Romagna per supportare il proprio grido di allarme: «La cooperazione sociale romagnola è in difficoltà nell’erogazione dei servizi e con essa il sistema di welfare del territorio».

La previsione dell’associazione di categoria è che molte cooperative chiuderanno i loro bilanci in perdita, non saranno più in grado di erogare i servizi e in alcuni casi rischieranno la chiusura. Accade perché «negli ultimi anni i costi per la gestione delle strutture accreditate sono aumentati, ma il contributo erogato dalla Regione è rimasto lo stesso».
Le cooperative sociali gestiscono su mandato della Regione Emilia-Romagna oltre il 70 percento dei servizi di assistenza alle persone non autosufficienti come case residenza e centri diurni per anziani e persone con disabilità, servizi in ambito psichiatrico, comunità per minori…

Mirca Renzetti, presidente di Confcooperative Federsolidarietà Romagna, ha portato questo tema all’attenzione della Regione: «Abbiamo chiesto un urgente adeguamento delle tariffe. Nei mesi passati c’è stato un modesto stanziamento della Regione per aiutare le strutture ad affrontare l’aumento considerevole dei costi fissi e variabili. Uno stanziamento che ha fornito un po’ di ossigeno ed è stato accettato di buon grado nell’attesa di una vera revisione delle tariffe, ma che è risultato insufficiente».
Tra le realtà che hanno ben presenti i disagi vissuti dalla cooperazione sociale negli ultimi tre anni c’è sicuramente il Consorzio Solco Ravenna che raggruppa 18 cooperative sociali con servizi in tutta la Romagna e nel ferrarese: in totale 25 strutture accreditate per un totale di circa 1.500 persone servite e circa 800 lavoratori e lavoratrici.

«Nel 2022 abbiamo avuto un aumento dei costi energetici vicino al 100 percento – commenta il direttore Giacomo Vici –. Nel 2021 spendevamo 700mila euro circa e nel 2022 siamo arrivati a 1,3 milioni. C’è carenza di infermieri in Italia e nel 2022 molti di quelli occupati nelle cooperative sociali sono passati al sistema pubblico che stava collassando per via della pandemia. Se non avessimo investito nel far arrivare dall’estero 30 infermieri non saremmo riusciti a garantire la qualità e continuità dei nostri servizi».
Le soluzioni per arginare le perdite sono di rivedere i contratti con i fornitori e di ottimizzare l’organizzazione delle strutture per risparmiare dove possibile.

La Conferenza territoriale chiamata in causa

L’Ufficio di presidenza della Conferenza territoriale sociale e sanitaria (Ctss) della Romagna – presieduto dal sindaco di Ravenna, Michele de Pascale – hanno incontrato le rappresentanti di Confcooperative Romagna, Mirca Renzetti, di Legacoop Romagna, Simona Benedetti e di Agci Emilia-Romagna, Patrizia Masetti. Tra i temi posti all’Ufficio di Presidenza i rincari energetici, l’adeguamento delle tariffe, la sostenibilità economico-finanziaria dei gestori cooperativi, messi a durissima prova dall’emergenza Covid e dai problemi generali di sostenibilità del sistema sanitario nazionale, e la richiesta di una programmazione condivisa affinché il livello di welfare venga mantenuto.