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    Categoria: società

Alluvione, ancora 700 famiglie fuori casa. Solo poche centinaia di domande su Sfinge

Una famiglia su dieci in provincia ha avuto danni. La burocrazia sta frenando le richieste di indennizzi sulla piattaforma digitale

In provincia di Ravenna ci sono quasi settecento famiglie (di cui due terzi nel comune di Faenza) che stanno vivendo il primo anniversario dell’alluvione di maggio 2023 ancora fuori dalle case in cui abitavano quando la Romagna andò sott’acqua. E altre seimila famiglie hanno dovuto trascorrere almeno un periodo di questi dodici mesi in un alloggio alternativo rispetto alla loro residenza. In totale 17mila famiglie (circa una su dieci nella provincia) hanno fatto domanda per il contributo di immediato sostegno (Cis) da 5mila euro riconosciuto dalla protezione civile per danni alle abitazioni. Ma sono solo poco più di 800 le domande al momento presentate allo Stato da famiglie e imprese per l’indennizzo totale dei danni.

È la fotografia a ravennate che emerge dai dati raccolti dai vari Comuni e dalla struttura commissariale, da inserire nella cornice romagnola tenendo conto dei risultati accertati dalla commissione di studio incaricata dalla Regione: il maltempo di maggio dell’anno scorso in Emilia-Romagna ha colpito in totale quasi 90mila soggetti (di cui 16mila imprese) con una stima di danni da 8,5 miliardi di euro, di cui 3,5 a privati. A oggi il Governo – dati forniti nei giorni scorsi dal commissario Figliuolo – ha stanziato per interventi pubblici circa 1,63 miliardi di euro.

Sfinge, cos’è
Da sei mesi è attivo un sito internet realizzato dalla Regione Emilia-Romagna per imprese e famiglie che vogliono richiedere allo Stato il rimborso dei danni subiti. Le domande presentate finora dalla provincia di Ravenna sono 876 (di cui 123 con esito positivo), su 2.045 potenziali percettori di beneficio che si sono iscritti e stanno tentando di completare la richiesta. Al momento non è stato definito un termine entro cui inviare le richieste. La piattaforma informatica si chiama “Sfinge alluvione 2023”, versione aggiornata di quella voluta e realizzata sempre dalla Regione nel 2012 per i danni dovuti al sisma in Emilia. Per accedere occorre avere l’accreditamento digitale (Spid, Carta di Identità Elettronica o Carta Nazionale Servizi) e possedere un indirizzo di posta elettronica certicata (Pec). È l’unica modalità per la presentazione della domanda per i rimborsi. La quantificazione del danno subìto e il nesso di causalità tra il danno e gli eventi calamitosi devono essere giustificati tramite una perizia asseverata redatta da un tecnico abilitato, iscritto a un Ordine o a un Collegio, privo di interessi comuni con il committente. Le domande vengono prima valutate dal Comune territorialmente competente e poi passano all’attenzione del governo. Il governo Meloni ha promesso i ristori del 100 percento dei danni.

Cis e Cas
Nelle prime settimane dopo l’alluvione, la protezione civile nazionale e regionale hanno messo in campo due aiuti economici diretti per la popolazione colpita. Si tratta del contributo di autonoma sistemazione (Cas) e il contributo di immediato sostegno (Cis, a volte indicato come Pac). Il Cis è una prima misura economica di immediato sostegno ai nuclei familiari la cui abitazione principale, abituale e continuativa sia stata danneggiata da eventi alluvionali o franosi che l’abbiano resa non utilizzabile. L’importo massimo era di cinquemila euro, erogati in due tranche: la domanda per l’acconto di tremila euro andava presentata entro il 31 agosto, il saldo va richiesto entro il prossimo 30 settembre. In totale in provincia sono state presentate quasi 17mila domande per il Cis (16.746).
Il Cas, invece, è destinato ai cittadini che hanno dovuto abbandonare le proprie case e che hanno trovato un alloggio alternativo (ad esempio da parenti o amici, oppure in roulotte e camper). Gli importi previsti al mese sono di 400 euro per nuclei famigliari composti da una sola persona, 500 euro per 2 persone, 700 per 3, 800 per 4 e 900 per nuclei di 5 o più persone. Contributo che viene aumentato di 200 euro per ogni componente del nucleo di età superiore a 65 anni, oppure sia una persona con disabilità o con invalidità non inferiore al 67 percento.

La Sfinge fa paura
Considerando 17mila famiglie che hanno richiesto il Cis, non può che apparire anomalo il dato delle poche domande sulla piattaforma Sfinge in sei mesi. Tecnici e addetti ai lavori lamentano la burocrazia del meccanismo. Le ordinanze del commissario non sempre sono risultate di immediata interpretazione e sono stati chiesti chiarimenti più volte, sebbene le comunicazioni con la struttura del generale Figliuolo non abbiano canali agevolati. La necessità della perizia asseverata richiede l’ingaggio di tecnici, gli stessi ancora alle prese con i carichi di lavoro generati dal Superbonus 110. E molti di loro preferiscono tenersi lontano da Sfinge. Che consente solo due errori: dopo il secondo, nel caricamento della documentazioni non si può più procedere oltre.

Foto Marco Parollo