Accoglienza profughi, con la nuova convenzione chiudono 4 strutture

Dall’1 aprile i posti disponibili nei nove comuni dell’Unione scendono da 417 a 341

MmSono quattro le strutture di accoglienza per richiedenti asilo nella Bassa Romagna che verrano chiuse con l’entrata in vigore, a partire dall’1 aprile, della nuova convenzione tra l’Unione dei Comuni, l’Asp della Bassa e la prefettura. Le chiusure riguardano una struttura nel centro di Lugo (per 12 posti), una a Villa San Martino (7 posti), una nella frazione di Budrio di Cotignola (20 posti) e una nella frazione di Taglio Corelli di Alfonsine (18 posti). Nel complesso, con la riorganizzazione degli altri 19 siti che restano operativi, si scende da 417 posti disponibili a 341 per una accoglienza complessiva che al 26 marzo contava 336 richiedenti protezione.

«Nell’adeguamento ai nuovi numeri previsti dalla convenzione – spiega un comunicato dell’Unione – sono stati effettuati alcuni spostamenti dei richiedenti, tenendo conto sia delle indicazioni della prefettura (trasformazione di un sito nel comune di Lugo da accoglienza maschi adulti ad accoglienza donne singole e/o con bambini), sia dei progetti di volontariato, di inserimento formativo e professionale avviati con i richiedenti stessi; questo per garantire la continuità e il potenziamento delle azioni svolte dai gestori per l’integrazione dei richiedenti nel tessuto sociale della comunità che li ospita».

Sulla riorganizzazione è intervenuto anche Lorenzo De Benedictis, capogruppo Pd in Bassa Romagna: «I nuovi numeri, esito anche delle misure del Ministro Minniti, sono stati stabiliti ben prima del 4 marzo. La maggior parte dei ragazzi e delle ragazze richiedenti protezione internazionale accolte nei Cas (Centri di accoglienza straordinaria) del territorio, secondo quanto stabilito dalla suddetta convenzione, provengono dai paesi dell’Africa subsahariana e fuggono a causa di conflitti o perché rischiano di subire persecuzioni individuali di natura politica, etnica, razziale, religiosa, sessuale o a causa di terribili carestie. L’accoglienza è regolamentata dai trattati internazionali e da specifiche norme statali volte a garantire, oltre al vitto e all’alloggio, in attesa della conclusione del percorso di richiesta di accoglienza, anche l’apprendimento della lingua italiana, percorsi di formazione per favorire l’inserimento lavorativo e attività di volontariato utili alla vita di relazione. Sono inoltre diversi i ragazzi impegnati in lavori stagionali presso aziende locali, in particolare quelle agricole, attraverso regolari contratti a tempo determinato».

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