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    Categoria: cronaca

Ancisi (LpRa): «Ponte di Grattacoppa tra ritardi di anni, divieti e progetti persi»

Il Comune commissionò un’ipotesi di riqualificazione poi cestinata. Così si è poi deciso per la demolizione e la ricostruzione

Il ponte di via Grattacoppa sul fiume Lamone tra Savarna e Torri

Dietro il nuovo progetto del ponte Grattacoppa, da 2,8 milioni di euro, che dovrebbe sorgere sul fiume Lamone c’è una lunga storia di ritardi e divieti. La ricorda Alvaro Ancisi (LpRa): «Parliamo del peggior ponte tra i 48 a rischio di collasso, che, stando all’indagine commissionata nel 2011 dal Comune alla società 4Emme di Bolzano, avrebbero dovuto essere chiusi tra il 15 marzo 2016 e il 15 marzo 2018. Tutti sono tuttora in funzione grazie all’astuta imposizione ovunque di divieti di transito per i mezzi pesanti, che nessuno rispetta e nessuno controlla. Se succede qualcosa il Comune non ha colpa».

Sul ponte in questione era stato  il divieto per i mezzi over 20 tonnellate.  Nella relazione si parlava di «Grave degrado delle selle Gerber con armatura e staffe corrose/distaccate con riduzione di sezione resistente sulle travi del I, III e V campata da sinistra e su tutti i traversi in corrispondenza delle selle». Oltretutto, si tratta di una viadotto di importanza strategica per la mobilità della vasta area che comprende le frazioni di Savarna, Grattacoppa, Torri e Conventello. La giunta comunale commissionò un progetto preliminare di ristrutturazione da 1,7 milioni di euro e che – rispettandone il cronoprogramma – avrebbe fatto nascere il ponte il 15 febbraio del 2017. «Il 6 settembre 2016 fu affidata ad una società di Ancona la redazione del progetto definitivo ed esecutivo, dopodiché si sarebbe fatta la gara d’appalto dei lavori».

Solo allora – dice Ancisi – ci si accorse che, non essendo “possibile reperire il progetto originale del Ponte”, mancavano le informazioni necessarie per eseguire, non solo un intervento “di miglioramento” della struttura, ma anche l’indispensabile, per legge, “adeguamento sismico”.  «In parole povere, non si poteva sapere cosa c’era sotto l’ impalcato. Cestinato tutto si è ricominciato da capo con un nuovo progetto di demolizione e ricostruzione del ponte, che l’assessore ai Lavori Pubblici ha strombettato come “opera che consente di raggiungere obiettivi più ambiziosi”. Costo 2,8 milioni. “Durata due anni”. Ma potrei scommettere che la giunta De Pascale non riuscirà a tagliarne il nastro pur scadendo nel 2021».

Lista per Ravenna sostiene che il Comune dovrebbe  «raccontare agli abitanti del forese nord di Ravenna come si girerà in quei luoghi nel tempo non breve che intercorrerà tra la demolizione del ponte vecchio e l’apertura del nuovo. Nonché a rivelare come si possa perdere il progetto di un’importante opera pubblica del Comune che non risale all’impero romano».