«Ogni vittoria è stata per lui»: la storia della squadra nata per ricordare l’amico poliziotto scomparso. Dagli esordi nel 2017, ha ottenuto ben due promozioni
«È stata una stagione che ci ha portato grandi emozioni – inizia a raccontare uno dei dirigenti, Alessio Saporetti – e tanti momenti toccanti. Uno di questi è stato quando, alla prima gara casalinga, abbiamo consegnato la maglia della squadra ai genitori di Pietro. L’ultimo, invece, è arrivato quando abbiamo vinto la partita decisiva dei playoff, che ci ha permesso di essere promossi in C. In mezzo, invece, ci sono state numerose soddisfazioni e a ogni vittoria il nostro pensiero si rivolgeva a un amico che non dimenticheremo mai».
Un club nato dall’amicizia e dalla voglia di non voler attaccare le ginocchiere al chiodo.
«Un gruppo di amici – continua Saporetti – mi ha chiesto di creare una società per poter permettere loro di disputare un campionato agonistico, in quanto purtroppo nella nostra città non esistono altri club eccetto il Porto Robur Costa. Io e Gianluca Valmorri ci siamo presi questo impegno, iscrivendo l’allora Dream Volley nel torneo provinciale di Prima Divisione. Siamo partiti molto bene, in quanto la squadra è arrivata al primo posto, compiendo il salto in D».
Una realtà che ha, in quasi tutti i suoi componenti, un filo conduttore unico che porta a Pezzi. «Eccetto qualche giovane, tutti noi, dirigenti, allenatori e giocatori, siamo stati in squadra con Pietro. Ci tenevamo tantissimo a raggiungere questo risultato e per noi è stata una grande gioia poterglielo dedicare».
L’organico della formazione allenata da Rambelli e dal vice Velastri è composto da Alessi, Anconelli, Battara, Cardia, Cerquetti, Errani, Giorgioni, Mazzavillani, Molesi, Rambaldi, Rizzi, Rontini, Sampaoli, Sangiorgi, Sternini e Triossi.
«Per venire incontro agli impegni di ognuno di noi abbiamo formato una rosa di sedici elementi e un plauso va al coach, che ha saputo gestire nel migliore dei modi sia delle situazioni complesse, sia le risorse a sua disposizione». Fin dall’inizio della stagione si è capito che la Pietro Pezzi poteva ambire a disputare un campionato di vertice. «Siamo partiti molto bene, stazionando sempre nella parte alta della classifica e finendo l’andata al terzo posto. In seguito c’è stato un piccolo calo mentale e abbiamo perso qualche scontro diretto, chiudendo in quinta posizione, l’ultima utile per partecipare ai playoff». E qui, nonostante lo svantaggio di disputare la gara decisiva sempre in trasferta, i ravennati hanno mostrato il loro meglio. «In semifinale abbiamo rifilato un doppio 3-0 ai modenesi del Castelnuovo Rangone, mentre in finale siamo riusciti a ribaltare una situazione molto complicata. Persa la prima partita a Viserba, nella seconda abbiamo vinto, pareggiando il conto.
Nella “bella”, disputata in casa dei riminesi, abbiamo giocato un bellissimo match, vincendo addirittura in soli tre set».
Il “segreto” di questa impresa proviene innanzitutto dall’armonia che si respira nello spogliatoio della “Montanari”, la palestra dove la squadra di Rambelli svolge partite e allenamenti. «Si è creato un bel gruppo, dove i giovani si sono subito integrati nel modo migliore con i più esperti. Non ci sono mai stati problemi e la voglia di centrare una promozione da dedicare a Pietro ha portato una motivazione e uno stimolo in più».
Adesso, con un’estate di fronte, in casa ravennate si vuole continuare a sognare. «La nostra intenzione è quella di disputare la Serie C: l’obiettivo iniziale era quello e l’abbiamo raggiunto in soli due anni. È chiaro che alzando l’asticella tutto diventa più complicato, ma con qualche innesto proveremo ad allestire una rosa in grado di essere competitiva, lasciando ovviamente intatto il nocciolo duro del gruppo. Con la speranza che qualcuno ci dia una mano – termina Saporetti – in quanto in queste categorie è sempre difficile trovare degli sponsor».
Chi era Pietro Pezzi
Pezzi perde la vita in un incidente stradale poco prima della mezzanotte tra il 16 e il 17 settembre del 2017, mentre era in servizio con la collega Nicoletta Missiroli, sostituto commissario di 53 anni, anch’essa deceduta nello schianto. I due erano stati chiamati per sedare una rissa tra due turisti stranieri all’interno di un campeggio di Lido di Dante, quando chi era al volante ha perso il controllo dell’auto di servizio fino a schiantarsi contro un platano, a Lido Adriano.