Hera chiude un contatore per sbaglio e lascia una famiglia senza gas per tre giorni

Niente fornelli e niente acqua calda, la disavventura di tre persone nel forese di Ravenna: la multiutility ha intestato il loro apparecchio a un altro cliente per errore e in quattro mesi non si è accorta di nulla. Venerdì i sigilli al rubinetto, riapertura solo lunedì: «Nel weekend non interveniamo per queste cose»

Contatori Gas Per tre giorni senza fornitura di gas in casa, quindi senza fornelli e senza acqua calda, perché Hera senza preavviso e senza ragione ha sigillato il loro contatore come conseguenza di un suo errore di cui non si è resa conto per quattro mesi. In sintesi è la disavventura vissuta da una famiglia di tre persone residente nella frazione di San Michele, forese di Ravenna, tra il 4 e il 7 settembre. L’errata chiusura del contatore è avvenuta di venerdì e alle rimostranze della famiglia vittima del disguido, che chiedeva l’immediato riallaccio, la multiutility ha risposto che non era possibile risolvere l’errore nel weekend e di considerare l’intervento programmato per il lunedì già come un’urgenza rispetto ai tempi classici. «Nel weekend non interveniamo per queste cose, non è come una perdita di gas con il pronto intervento», è stata la spiegazione data dal call center.

La vicenda dai contorni kafkiani è cominciata a metà pomeriggio del 4 settembre quando i residenti nell’abitazione si sono accorti che i fornelli non si accendevano. Dal controllo al contatore sul suolo pubblico è spuntato il sigillo rosso che bloccava il rubinetto. Eppure l’ultima bolletta ricevuta recitava “tutti i pagamenti dovuti sono stati saldati”.

La spiegazione è arrivata al telefono dal servizio clienti dopo una lunga conversazione in cui più di una volta l’operatrice si è dovuta rivolgere ai responsabili per avere chiarimenti su come procedere. In poche parole così stanno le cose. Ad aprile un cliente Hera ha chiesto un normale aggiornamento del suo contratto. Nelle pratiche burocratiche però non viene inserito il numero identificativo del suo contatore (nel gergo il Pdr che è una sorta di carta di identità dell’apparecchio per identificarlo in maniera univoca) ma quello della famiglia ravennate, ovviamente ignara di tutto, perché tra i due codici solo una delle 14 cifre è diversa.

Questo è il sassolino che scatena la valanga i cui effetti dirompenti emergeranno solo a distanza di quattro mesi. Dall’1 maggio infatti la famiglia di San Michele per Hera non è più un cliente: il contatore è stato intestato all’altro cliente a cui vengono fatturati i consumi della famiglia (la bolletta di giugno non è arrivata nella casa di San Michele ma si pensava a un ritardo). Il cliente si è accorto di tutto, ha urlato al telefono con Hera e ha chiesto legittimamente il rimborso delle spese e l’immediata chiusura di quella fornitura. La multiutility ha proceduto ma non ha verificato che quel contatore stava effettivamente erogando gas a una famiglia che in tutto questo non aveva responsabilità. Il tecnico ha messo i sigilli senza prestare troppa attenzione al fatto che quel contatore si trovasse a ridosso di un gruppo di case e stesse funzionando: sarebbe bastato suonare quattro campanelli per rendersi conto del qui pro quo.

Invece la famiglia se ne accorge sulla propria pelle. Non è bastata la buona volontà e la competenza dell’assistente che ha risposto dal servizio clienti di Hera: da venerdì è stato necessario attendere il primo pomeriggio di oggi perché un tecnico sia andato a togliere i sigili e riaprire un rubinetto.

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