Il monumento dei primi dell’Ottocento raccoglie i resti dalle sepolture in terra non richieste dai familiari. Lista per Ravenna soddisfatta: aveva seguito la vicenda dall’inizio
L’ossario, risultato ad esami ed analisi approfondite in pessime condizioni strutturali e manutentive, sarà completamente rinnovato, con la demolizione della copertura e la realizzazione, pur mantenendone l’aspetto originario, di una nuova a due capriate, il consolidamento della cupola, la demolizione e ricostruzione del pavimento al piano rialzato che funge anche da copertura dei locali seminterrati, il restauro totale delle murature e degli elementi di cemento pesantemente ammalorati e deteriorati, il restauro anche di tre sculture di marmo bianco.
A luglio 2019 Lista per Ravenna sollevò il problema interrogando il sindaco: l’ossario era stato improvvisamente sbarrato all’accesso dei visitatori da una decina di giorni. Il successivo ottobre la risposta dagli uffici comunali: «L’impraticabilità dell’ossario è dovuta alla labenza della copertura e del solaio dove si è rilevato un esteso ammaloramento con ferri scoperti nell’intradosso che ne ha reso necessario il transennamento a tutela dell’incolumità degli utenti».
«È un monumento pregevole – scrive Ancisi – che ricalca perfettamente le linee architettoniche e armoniche, ispirate alle Certose dell’epoca risorgimentale, del cimitero monumentale, situato all’ingresso opposto, sul lato del canale Candiano. Il regolamento italiano di polizia mortuaria dispone che ogni cimitero debba avere una di queste strutture, destinata generalmente a raccogliere le ossa provenienti dalle sepolture in terra non richieste dai familiari. Quasi sempre ospita defunti che non hanno più nessuno al mondo, ultimi degli ultimi, o che finiscono in ossario senza che, al termine del diritto di sepoltura in terra, i familiari ne abbiano avuta notizia, o comunque involontariamente. Il suo valore è anche altamente simbolico. Se è vero infatti che Tullo Ginanni Corradini, primo sindaco radical-progressista di Ravenna, in carica a fine ottocento, volendo per sé un’umile sepoltura in terra, fece scrivere sulla sua lapide: “Tutti gli uomini sono uguali, anzitutto di fronte alla morte ”, allora la sepoltura collettiva in ossario comune è la più uguale di tutte, oltreché la più democratica».