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    Categoria: cronaca

Corruzione in obitorio: operatori Ausl favorivano imprese funebri in cambio di soldi

In tutto 37 indagati, per 16 sono state disposte misure cautelari: un arresto, cinque ai domiciliari e sospensione dell’attività per un anno per dieci impresari. Giro d’affari da 100mila euro all’anno

Il giro di affari illeciti stimato dagli investigatori era di circa centomila euro all’anno, con un ricavo di 15-20mila euro per ogni operatore sanitario compiacente, e le imprese funebri invece avevano dei risparmi nei costi di gestione tra il 50 e il 70 percento riuscendo a mettere fuori gioco la concorrenza che stava nella legalità. Sono le cifre che emergono dall’indagine dei carabinieri di Ravenna sugli obitori di Faenza e Lugo dove si ipotizza l’esistenza di un’associazione per delinquere finalizzata alla corruzione. In totale 37 indagati. Stamani un’ordinanza di misure cautelari  ha riguardato 16 persone: in carcere un dipendente dell’Ausl addetto alla camera mortuaria di Faenza, ai domiciliari quattro dipendenti dell’Ausl degli obitori di Lugo e Faenza e un impresario funebre, interdizione temporanea di 10-12 dall’attività professionale per dieci titolari di onoranze funebri.

Le indagini, condotte tra gennaio e maggio del 2020, hanno consentito di ipotizzare che gli addetti alle camere mortuarie, in veste di incaricati di un pubblico servizio, in cambio di elargizioni in denaro da parte degli impresari funebri, avrebbero fornito servizi che esulavano dalla loro funzione, tra cui tanatocosmesi e vestizione delle salme nelle camere mortuarie (utilizzando luoghi e mezzi del servizio sanitario) oltre a favorire le suddette imprese nel segnalare “le salme libere” (defunti per i quali i parenti non avevano ancora dato incarico ad alcuna impresa funebre), nell’assegnare le camere ardenti più ambite e comode e agevolare gli ingressi nell’obitorio, assumendo atteggiamenti ostruzionistici nei confronti delle imprese funebri concorrenti, estranee al sodalizio criminale costituito.

Sempre secondo l’ipotesi accusatoria, costringeva le ditte concorrenti a subire rigide e pretestuose applicazioni del regolamento in termini di accesso all’obitorio e vestizioni delle salme.

Le ditte funebri coinvolte nel patto criminale si sarebbero dovute occupare di diversi servizi a loro spettanti, ma conseguivano evidenti risparmi dei costi che diversamente avrebbero dovuto sostenere per remunerare il personale dipendente.