In tutto 37 indagati, per 16 sono state disposte misure cautelari: un arresto, cinque ai domiciliari e sospensione dell’attività per un anno per dieci impresari. Giro d’affari da 100mila euro all’anno
Le indagini, condotte tra gennaio e maggio del 2020, hanno consentito di ipotizzare che gli addetti alle camere mortuarie, in veste di incaricati di un pubblico servizio, in cambio di elargizioni in denaro da parte degli impresari funebri, avrebbero fornito servizi che esulavano dalla loro funzione, tra cui tanatocosmesi e vestizione delle salme nelle camere mortuarie (utilizzando luoghi e mezzi del servizio sanitario) oltre a favorire le suddette imprese nel segnalare “le salme libere” (defunti per i quali i parenti non avevano ancora dato incarico ad alcuna impresa funebre), nell’assegnare le camere ardenti più ambite e comode e agevolare gli ingressi nell’obitorio, assumendo atteggiamenti ostruzionistici nei confronti delle imprese funebri concorrenti, estranee al sodalizio criminale costituito.
Le ditte funebri coinvolte nel patto criminale si sarebbero dovute occupare di diversi servizi a loro spettanti, ma conseguivano evidenti risparmi dei costi che diversamente avrebbero dovuto sostenere per remunerare il personale dipendente.