Verdi: «Lo stoccaggio della CO2 alimenta l’estrazione di combustili fossili»

La critica degli ambientalisti al progetto che si sta sviluppando a Ravenna. Il 19 gennaio un convegno con gli esponenti di Snam, Eni, Hera, Cgil per la presentazione di un libro dedicato al tema della cattura di anidride carbonica dalle industrie per l’immissione nei giacimenti di metano esauriti

Industrial Site«L’iniezione di CO2 in giacimenti di metano esausti sotto al mare, come si vuole fare al largo di Porto Corsini, permette di estrarre ulteriori combustibili fossili che diversamente non sarebbero estraibili. Una soluzione, quindi, che incrementa il problema che dice di voler risolvere». I rappresentanti di Europa Verde della provincia di Ravenna e dell’Emilia-Romagna tornano a criticare il progetto Ccs (Carbon capture and storage) di Eni che consiste nella cattura di anidride carbonica dai camini delle industrie per essere poi stoccata sotto ai fondali marini evitandone la dispersione in atmosfera.

Il 19 gennaio si terrà a Ravenna un nuovo convegno promosso dal Propeller Club cui parteciperanno, oltre a Snam, Eni, Hera, Confindustria e Cgil, anche il consigliere regionale Gianni Bessi (Pd) e il sindaco di Ravenna Michele De Pascale. Alle 19 al Grand Hotel Mattei è in programma la presentazione del libro “Caccia grossa alla CO2” di Patrizia Feletig (sarà donato ai partecipanti fino ad esaurimento delle copie disponibili).

«I proponenti del progetto Ccs – scrivono Paolo Galletti e Gian Luca Baldrati dei Verdi – avevano già tentato di farsi finanziare l’investimento col Pnrr, con l’assenso del Governo Conte, finanziamento poi negato dalla Commissione Europea e ora ci riprovano con l’Innovation Fund Eu. La prima bocciatura dall’Europa era arrivata perché di sostenibile e di ambientale non c’è proprio niente. Sarebbe paradossale che fossero gli enti pubblici, quindi i cittadini, a dover pagare i danni dell’industria dei combustibili fossili. Inoltre utilizzare i giacimenti esausti per lo stoccaggio della CO2 diventa un escamotage per le industrie dei combustibili fossili per evitare i costi di ripristino ambientale che dovrebbero pagare per le concessioni e i guadagni che hanno avuto».

In tema di cattura di CO2, è stato siglato nei mesi scorsi un accordo per la zona industriale di Ravenna-Ferrara tra sei grandi industrie che emettono anidride carbonica che prevede di catturare 920mila tonnellate all’anno di CO2. La capacità di stoccaggio dei giacimenti dell’hub di Ravenna, che vanno da Ravenna a Bellaria, sono pari a 565 milioni di tonnellate. Tre aziende italiane, Rosetti Marino, Nuovo Pignone e Giammarco Vetrocoke, stanno studiando la soluzione tecnologica per il Consorzio composto da cinque emettitori dell’area industriale di Ravenna (Cabot Italiana, HerAmbiente, Marcegaglia Ravenna, Polynt e Versalis) e da un emettitore dell’area industriale di Ferrara (Yara Italia). Il progetto prevede che la CO2 catturata venga convogliata da Snam in un’unica rete di raccolta e che successivamente venga compressa e stoccata in giacimenti esausti di gas metano situati al largo della costa ravennate e di proprietà di Eni.

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