Quelli che abitano sotto l’argine ma dicono no all’ordine di evacuazione

Un’ordinanza del sindaco impone di abbandonare gli edifici a ridosso dei corsi dei fiumi a rischio esondazione ma alcune famiglie si sono rifiutate quando la protezione civile si è presentata alla porta

IMG 9680Un’ordinanza del sindaco di Ravenna, arrivata verso le 22 del 16 maggio, ha imposto l’evacuazione immediata delle case in prossimità degli argini dei tre fiumi a rischio esondazione nel territorio comunale (Montone, Ronco e Savio) ma c’è chi ha deciso di non rispettare la disposizione quando la protezione civile ha bussato alla porta, decidendo di trascorrere la notte nella propria abitazione.

Lo raccontano alcuni residenti in un piccolo borgo di case a ridosso dell’argine sinistro del Montone, all’altezza della chiusa di San Marco, poco distante dalla frazione di Borgo Montone. «Hanno suonato il campanello poco prima di mezzanotte – spiega una signora che stamani, 17 maggio, era sull’argine a controllare il livello di piena – e ci hanno detto che dovevamo uscire. Ma io non me la sono sentita di abbandonare casa mia. Abbiamo portato al piano superiore quello che potevamo e siamo rimasti qui».

Le abitazioni in questione si trovano in una posizione a cui si accede scendendo dalla strada che corre sull’argine e il secondo piano è più in basso rispetto alla cima dell’argine.

Qualche vicino di casa invece ha scelto di seguire le disposizioni delle autorità passando la notte alla palestra dell’Iti per tornare stamani a recuperare alcune cose e spostarsi nella seconda casa verso la costa, in una zona finora non raggiunta dal maltempo.

Nella mattinata di oggi, 17 maggio, il Comune di Ravenna ha ribadito che i fiumi Montone, Savio, Lamone, Ronco, Fiumi Uniti, Bevano e affluenti del Reno sono tutti ancora in stato di allerta rossa, sopra soglia 3 con pericolo di tracimazione e anche di crollo arginale. Tutte le misure di evacuazione adottate dall’inizio dell’emergenza di protezione civile sono ancora vigenti e «vanno rispettate pedissequamente a rischio serissimo della propria incolumità. È perciò severamente vietato tornare nelle zone evacuate».

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