Nello stagno di Conselice si rischia il tetano e c’è chi va contro la sindaca

Metà del comune è allagata da inizio maggio, l’acqua non se andrà fino a giugno. Ausl sul posto per un richiamo di vaccinazione. Per Lavezzola c’è un ordine di evacuazione ma i cittadini si ribellano e gli imprenditori locali mettono in campo le loro idrovore

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Conselice il 25 maggio (foto di Cristina Villa sul gruppo Sei di Conselice se)

L’acqua è ormai nera e la puzza è insopportabile. Conselice è uno stagno, anche se il livello comincia a scendere. Se si riveleranno azzeccate le previsioni rese note dalla sindaca Paola Pula il 22 maggio, una parte del paese resterà allagata fino all’inizio di giugno. Il dato aggiornato al 23 maggio dice 3.136 ettari di superficie ancora coperta dall’acqua, circa la metà dell’intero comune, e 222 persone evacuate ospitate nei centri accoglienza del paese e di Argenta. È l’effetto delle rotture degli argini del Sillaro e Santerno nella notte tra il 16 e il 17 maggio. È la situazione più critica di tutta la Romagna.

Se si considera che il rivale del Sillaro era appena stato riparato dopo la falla del 2 maggio nello stesso punto, allora per alcuni punti del comune da diecimila abitanti ai confini con la provincia di Ferrara vorrà dire in totale un mese intero a mollo. Secondo le informazioni dell’amministrazione comunale, sono state coinvolte 1.514 famiglie, uno su tre dei nuclei familiari di tutto il territorio comunale. Difficile immaginare cosa potranno recuperare. Un esempio, solo parziale, dei danni può essere Unigrà, una realtà internazionale dell’agroalimentare dove l’acqua ha superato il metro di altezza: nel 2019 l’azienda fatturava mezzo miliardo di euro e occupava seicento persone.

Dal Comune e da Ausl arriva la raccomandazione di non camminare a piedi nudi e proteggere adeguatamente la pelle dal contatto con l’acqua. Il 26 maggio dalle 9.30 alle 13 alla Casa della Comunità sarà possibile effettuare la vaccinazione per l’antitetanica. Info a vaccinazioni.ra@auslromagna.it.

La ragione del prolungato allagamento è l’esistenza di un solo collettore, il canale Destra Reno, che porta via l’acqua. Il livello di piena è altissimo perché spinto dalle acque raccolte dai territori a monte e gli argini sono in sofferenza (rinforzati con sacchi di sabbia portati con una catena umana).

La tensione si è accesa nella serata del 20 maggio. La sindaca ha ordinato l’evacuazione immediata e obbligatoria di Lavezzola, frazione da tremila abitanti incastrata tra il fiume Reno e il canale Destra Reno ma fino a quel momento e tutt’ora risparmiata dalle inondazioni. Ma qualcuno ha deciso di andare contro l’ordinanza. Testimoni raccontano di un duro confronto tra un imprenditore del luogo e Pula con l’intervento delle forze dell’ordine. Da quel momento un gruppo di lavezzolesi, allineati con un paio di famiglie di imprenditori locali particolarmente influenti, stanno mettendo in campo tutte le pompe idrovore a disposizioni (anche da fuori provincia): il 22 maggio la situazione era di 42 pompe che spostano duecentomila litri d’acqua al minuto dai canali Destra Reno Zaniolo ai fiumi Santerno e Reno ed evitare esondazioni su Lavezzola. Una stima non ufficiale calcola circa mille euro all’ora di carburante, pagati dai privati.

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