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    Categoria: cronaca

Dall’Ausl appalto da 6 milioni di euro a un’impresa di bibite per fornire mascherine

La società è di Fusignano, il titolare è l’ex deputato Gianluca Pini, finito in carcere in una indagine della procura di Forlì. Ai domiciliari un dipendente della prefettura di Ravenna e un carabiniere. Accuse a vario titolo: ruffa aggravata e continuata, falso, ricettazione, frode in commercio e corruzione

Un’azienda nata per il commercio di bibite e alimentari, la Codice con sede a Fusignano, si è aggiudicata un appalto dell’Ausl Romagna del valore di circa sei milioni di euro per una maxi fornitura di quattro milioni di mascherine di importazione dall’Asia nella primavera 2020, nelle prime fasi della pandemia Covid. La dicitura “articoli medicali” sarebbe stata inserita nell’oggetto della società solo il giorno della firma del contratto con l’azienda sanitaria. E le documentazioni che attestavano la certificazione di qualità dei dispositivi protettivi sarebbero state aggiustate fittiziamente. In buona sostanza è questo il quadro accusatorio dell’inchiesta condotta dalla procura di Forlì che ha portato in carcere (e non solo ai domiciliari come scritto erroneamente ieri su queste pagine) il titolare della Codice, l’ex deputato della Lega, il 50enne Gianluca Pini.

Le accuse mosse dagli inquirenti sono truffa aggravata e continuata, falso, ricettazione, frode in commercio e corruzione.

I fatti, come accennato, risalgono alle prime settimane della pandemia da Coronavirus, quando la reperibilità di protezioni come le mascherine era una missione impossibile. La proposta della società Codice di Pini sembrò una soluzione perfetta. Lo disse anche Marcello Tonini, dirigente dell’Ausl ascoltato in consiglio comunale a Ravenna quando a dicembre 2020 arrivò in discussione un’interrogazione della lista civica La Pigna che aveva presentato un esposto: Ausl aveva accolto l’offerta di Pini perché i fornitori abituali non erano disponibili.

Per il pubblico ministero ci sono documenti falsi e privi di rilevanza giuridica, di cui Pini era consapevole. Mentre per l’azienda sanitaria l’urgenza del reperimento è stata la molla ad agire. Secondo le valutazioni della procura, gli indagati non si curavano della salute pubblica o di quella degli operatori sanitari per lucrare sulla pandemia.

Dal resoconto dei quotidiani in edicola oggi, 23 giugno, nelle carte dell’inchiesta sarebber ricostruiti i passaggi in cui Pini dialoga con un interlocutore in Oriente a proposito delle certificazioni necessarie. Che riguardavano due aspetti. Da un lato i requisiti sanitari necessari per incontrare le richieste dell’Ausl. Ma dall’altro anche quelli per varcare i confini doganali. E infatti tra gli arrestati c’è anche il 52enne Marcello Minenna, ex direttore generale dell’Agenzia delle Dogane e  attualmente assessore della Regione Calabria.

Originario di Bari, Minenna è economista e professore a contratto di Teorie e Politiche per lo sviluppo economico all’Università La Sapienza di Roma e di Econometria finanziaria e Finanza empirica all’Università telematica San Raffaele. In passato, Minenna era stato anche assessore nella giunta Cinque Stelle a Roma. Pini avrebbe promesso a Minenna di accreditarlo con i vertici del suo partiti per favorire la sua carriera.

La trama che emerge sullo sfondo dell’indagine è quella in cui Pini sembra far valere le proprie conoscenze maturate grazie a tre legislature come deputato in Parlamento (dal 2006 al 2018). Dal 1999 al 2015 il maroniano Pini è stato anche il segretario della Lega Romagna, che nell’organizzazione leghista è sempre stata distinta dall’Emilia. Al congresso del 2017 si schierò con il candidato autonomista Gianni Fava contro Matteo Salvini. Alle elezioni del 2018 decise di non ricandidarsi per tornare a dedicarsi a tempo pieno alle sue attività imprenditoriali.

Tra i destinatari delle 34 ordinanze di custodia cautelare figurano, tra gli altri, persone che avrebbero agito in concorso con Pini per facilitare l’operazione mascherine o per altri episodi di corruzione. Ai domiciliari il 62enne Sergio Covato, dipendente delle prefettura di Ravenna da 23 anni ed ex consigliere comunale in città dopo essersi candidato a sindaco con Alleanza nazionale nel 2006. Domiciliari anche per Pino Daniele, 53enne carabiniere in forza alla squadra di polizia giudiziaria della procura di Ravenna dal 2020 dopo essere stato a lungo al comando della stazione dell’Arma a Cotignola.