Contributi alla cultura, la svolta del sindaco: «Premieremo il merito»

De Pascale annuncia l’introduzione di criteri «oggettivi» di valutazione
«Il Ravenna Festival? Dovrà coinvolgere di più le altre realtà locali»

A Ravenna storicamente la cultura è finanziata dal Comune in particolare con il sistema delle convenzioni, meccanismi per cui diverse associazioni culturali ricevono ogni anno per cinque anni un contributo su cui possono contare per realizzare festival, eventi, produzioni. Le convenzioni in atto sono state deliberate nel 2012 per una cifra intorno ai 3milioni: la più onerosa è senza dubbio quella con la fondazione Ravenna Manifestazioni (che gestisce l’Alighieri, organizza la stagione di opera e danza e il Ravenna Festival) che da Palazzo Merlato riceve poco meno di 2milioni di euro l’anno, a seguire ci sono i 477mila euro che vanno a Ravenna Teatro (per le produzioni e la gestione del teatro Rasi e l’organizzazione della prosa all’Alighieri) e poi una serie di altri finanziamenti che nella stragrande maggioranza dei casi sono tra i 20mila e i 5mila euro annui per ogni soggetto coinvolto (decine le realtà convenzionate operanti tra danza, musica, teatro, libri, fotografia, cinema, grafica, fotografia).

«Questo sistema ha consentito negli anni ad alcune realtà di consolidarsi e di poter programmare la propria attività con alcune certezze. Ora – è l’annuncio del sindaco Michele de Pasacale – è il momento di fare un ulteriore passo in avanti: finora la mobilità nelle convenzioni è andata quasi a senso unico, con l’aggiunta via via di nuovi soggetti». Adesso, fa capire De Pascale, è invece arrivato il momento di operare anche dei tagli. «Non è solo un tema di risorse. La nostra idea è quella di creare un percorso che porti a giudicare con criteri il più possibile oggettivi la qualità dei progetti, determinando una salita ma anche eventualmente una discesa di tutti i protagonisti. Non è questione di numero di spettatori, altrimenti, con tutto il rispetto, finiremmo per premiare solo chi porta in città Giacobazzi. Ma fra due eventi di uguale livello culturale credo debba essere premiata anche la capacità di parlare a un pubblico più ampio, che credo sia obiettivo di chiunque organizzi eventi culturali».

Intanto però uno dei primi atti della nuova giunta è stato quello di assegnare contributi aggiuntivi – in fase di assestamento di bilancio (vedi articoli correlati) – alla stessa Ravenna Manifestazioni e alla fondazione che si occupa del patrimonio archeologico in città, RavennAntica, la cui storica presidente (ormai ex) Elsa Signorino è stata come noto nominata in giunta da De Pascale. Alle due fondazioni sono stati assegnati rispettivamente 150mila e 130mila euro, «a reintegro di minori contribuzioni da parte delle fondazioni bancarie», scriveva il Comune nella nota inviata alla stampa, provocando anche alcuni malumori in città. Perché a loro sì e a noi (dicono molti altri operatori culturai colpiti allo stesso modo dai tagli di fondazioni bancarie o simili) no? «Non ci possiamo più permettere un tasso di conflittualità dentro al mondo della cultura – replica De Pascale –: per noi il Ravenna Festival deve sempre di più diventare un volano anche per le altre realtà culturali che nascono e si sviluppano sul territorio. Questo in parte è avvenuto, ma in parte il Festival deve anche saper cambiare e accentuare queste collaborazioni con gruppi teatrali o musicali emergenti. Da questo punto di vista il Comune dovrà saper vigilare, nel rispetto della piena libertà artistica, affinché questo avvenga».

Ed entrando nel dettaglio dei contributi erogati, il sindaco sottolinea come consideri Ravenna Manifestazioni e RavennAntica alla stregua di una Ravenna Holding. «Penso che non siano soggetti privati, sebbene siano enti di diritto privato, e lo conferma pure il fatto che il presidente di Ravenna Manifestazioni è ancora l’ex sindaco di Ravenna… Quindi se questi enti perdono contributi statali già previsti in bilancio, il Comune se ne ha la possibilità credo debba intervenire e correggere, come se il “buco” ce l’avessero il Mar, le politiche abitative o quelle sociali». Allo stesso modo, quindi, è possibile chiedere massima trasparenza sui bilanci? «Certo, i bilanci devono essere on line». Al momento della nostra intervista non lo erano quelli di RavennAntica, ora invece pubblicati sul sito internet della fondazione, come richiesto anche dal sindaco.

Si intreccia al tema delle convenzioni e dei contributi pubblici alla cultura, quello della gestione dei teatri, per cui in passato ci sono state anche polemiche, con l’opposizione che ha chiesto di metterla a bando. «L’idea del teatro non gestito dal pubblico non mi convince, credo invece lo debba gestire direttamente il Comune o una fondazione controllata dal Comune, come nel caso del nostro Alighieri». Ma quel cambiamento fin quasi auspicato nella direzione artistica del Museo (vedi l’articolo sul Mar tra i correlati), quindi non va perseguito anche in ambito teatrale? «Beh, credo che i risultati del Festival parlino chiaro, e forse la musica lirica è per sua natura più conservatrice delle arti visive… Ravenna Teatro (che, come detto, gestisce il Rasi e cura tra le altre cose anche la rassegna di prosa dell’Alighieri, ndr) è stato scelto invece per puntare sul contemporaneo ma se un giorno cambiasse la propria proposta, il Comune sarebbe sempre in grado di scegliere un altro soggetto…». 

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