Dai film di Sorrentino a Man Ray La musica (e la politica) secondo il compositore Teho Teardo

I più distratti lo potrebbero aver scoperto solo nel 2008 per le musiche de Il Divo, capolavoro di Paolo Sorrentino, per le quali ha vinto anche il David di Donatello l’anno seguente. Ma Teho Teardo – 50enne compositore friulano, da una decina d’anni ormai di stanza a Roma – fa musica fin dagli anni ottanta, prima nella scena post-industriale e avanguardistica italiana, poi con vari progetti (tra cui i Meathead) e collaborando con molti artisti di culto e fama internazionale come Cop Shoot Cop e Lydia Lunch (per citare i primi di una lunghissima serie che prosegue tuttora).

Oggi è uno dei musicisti più richiesti dal mondo del cinema (in un’intervista a “Repubblica”, tanto per intenderci, parla di 150 aerei all’anno…), compone musiche per il teatro e non disdegna incursioni nel campo dell’arte, come quando, due anni fa, venne invitato a Villa Manin a musicare dal vivo tre film di Man Ray in occasione della mostra dedicata al grande fotografo, pittore e scultore dadaista. Da quel progetto è nato anche un disco acclamato dalla critica, Le retour à la raison. Musique pour trois films de Man Ray, e il progetto continua a essere replicato anche dal vivo, con tanto di decine di chitarristi, di volta in volta diversi, chiamati a suonare il pezzo finale del concerto. Come accadrà anche a Cotignola, dove Teardo chiuderà il 14 dicembre la rassegna “Radici” al teatro Binario. Lo abbiamo intervistato.

Come ha lavorato sui film d’arte di Man Ray?
«La colonna sonora non combacia con l’idea di cinema dell’Uomo Raggio. Ho pensato fosse meglio un altro tipo di avvicinamento, di natura emotiva, fino quasi ad allinearsi con quel mondo, ma senza commentarlo, senza imitarlo, evitando di ribadire quanto già detto nella pellicola. In fondo è quanto ho perseguito in questi anni nel mio rapporto con il cinema».
Come nasce questo rapporto?
«Innanzitutto dal pensiero che la musica debba per forza cercare elementi di modernità interagendo con altri campi, come il teatro o il cinema».
E come è nata la sua prima collaborazione?
«Casualmente, come capita spesso. Tramite il compositore Federico De Robertis ho iniziato lavorando con Gabriele Salvatores (il film in questione è Denti, del 2000, ndr). Il mondo del cinema è molto chiuso e circoscritto, una cerchia nella quale è molto difficile entrare…».
Ma da dove pare sia anche difficile uscire: continua a essere richiestissimo…
«Quest’anno è stato molto intenso in effetti, è uscito da poco anche il nuovo film di Roberto Faenza con le mie musiche, quello sulla sparizione di Sabina Orlandi (e portano la firma di Teardo anche altri due film presentati all’ultima edizione del festival di Venezia, Il più grande sogno di Michele Vannucci e Caffè di Cristiano Bortone, ndr)».
Come si lavora a una colonna sonora?
«Spesso nasce ancor prima di vedere le immagini, dalla sceneggiatura, cercando di sperimentare. Poi si lavora insieme al regista, ognuno con un approccio differente».
Come è stato lavorare con un regista ormai sulla bocca di tutti come Paolo Sorrentino?
«Sono state esperienze costruttive, per me e credo anche per lui, che ha cambiato il suo modo di lavorare negli anni. Io sono rimasto molto soddisfatto e come sempre, quel lavoro mi ha poi aiutato ad andare altrove…».
C’è qualche regista con cui le piacerebbe lavorare?
«Uno dei miei miti in assoluto è David Cronenberg e sì, ecco, cullo il sogno un giorno se non di poterci lavorare, almeno di poterci prendere un caffè…».
Cinema a parte, quest’anno è uscito Nerissimo, secondo album realizzato insieme a Blixa Bargeld degli Einstürzende Neubauten dopo il debutto del 2013 con Still smiling. Si tratta quindi ormai di una collaborazione stabile? Come è nata?
«Ci siamo conosciuti in occasione di Ingiuria, lo spettacolo della Socìetas Raffaello Sanzio a cui abbiamo collaborato insieme. Musicalmente ci siamo trovati molto bene e ora siamo un duo a tutti gli effetti, dal prossimo anno saremo in tour anche in Italia. Il segreto, tra di noi, è stato quello di cercare di sorprenderci continuamente a vicenda, di creare degli imprevisti, per non essere appunto prevedibili…».
Qual è lo stato di salute della musica, in Italia?
«È un momento naturalmente molto difficile, in cui si riduce tutto. Si riduce il pubblico ai concerti, si riducono le vendite di dischi, si riducono i budget… Non so cosa accadrà, ma il rischio estinzione per molti è elevato. Il problema di chi fa musica, poi, in Italia, è che cerca spesso di assomigliare a qualcun altro. L’aspetto fondamentale è quello di cercare invece di creare un proprio linguaggio, in musica, senza poi fermarsi ai confini geografici. In questo senso proprio da voi in Romagna il progetto Sacri Cuori è emblematico, conosco Antonio (Gramentieri, leader dei Sacri Cuori, ndr) e mi pare abbia suonato in oltre cento concerti all’estero, nell’ultimo anno…».
Cosa ascolta ultimamente Teho Teardo?
«Dunque, vediamo (guarda tra gli ultimi dischi acquistati, ndr)… Mi è piaciuto il nuovo disco di Tom Brosseau (folksinger americano, ndr), sto ascoltando Goldmund (progetto ambient-elettronico dell’americano Keith Kenniff, ndr), mi piacciono l’ultimo singolo di Sharon Van Etten (cantautrice americana, ndr) e Biosphere (elettronica norvegese, ndr)…».
E gli artisti che l’hanno ispirato nel corso della sua carriera?
«Moltissimi, non saprei davvero da che parte cominciare».
Seguendola sui social network, traspare un certo interesse anche verso la “società civile”: crede che un artista debba fare, in qualche modo, anche politica?
«Prima di essere artisti, siamo esseri umani e come tali “animali politici”, no? Credo quindi che un artista debba fare politica, anche se non in modo esplicito, piuttosto portando l’ascoltatore a riflettere… Senza dichiarazioni interessate o appelli, come se ne leggono in questi giorni (il riferimento è alla campagna elettorale pre referendum del 4 dicembre, ndr), per cui provo un senso di pena. Anzi, i musicisti credo non dovrebbero neppure rilasciare interviste: per loro, per noi, dovrebbe parlare solo la musica…».
E cosa pensa della situazione di Roma, da romano adottivo?
«La città è decisamente peggiorata. Le cause sono certo da ricondurre anche alla poca civiltà dei cittadini, ma Roma è stata anche completamente abbandonata in maniera indegna dal governo italiano, volutamente, dopo le ultime Amministrative (vinte come noto dal Movimento 5 Stelle, ndr)…».

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