Le affinità fra Pasolini e Bach secondo il virtuoso Giuseppe Gibboni

Concerto il 2 giugno al teatro Rasi sulle corde di due genialità, con la voce di violino del “Premio Paganini” e la voce umana dell’attrice Ermanna Montanari

Giuseppe Gibboni Violinista

Il violiniststa “Premio Paganini 2021” Giuseppe Gibboni

Strumento nato nel Cinquecento, il violino si è presto imposto sulla scena musicale come principe incontrastato dei concerti, egemonia che, solo dall’Ottocento in poi, ha condiviso col pianoforte. Le ragioni per le quali l’oggetto ligneo che ha portato Cremona in tutto il mondo si è imposto in questo modo sono varie: va, sicuramente, considerato il timbro argentino, capace di divenir brunito, atto a gareggiare e, nel contempo, emulare le sfumature più lievi della voce umana, vera pietra di paragone per ogni strumento musicale. Una seconda motivazione può trovarsi nel largo impiego che questo ha trovato in seno all’orchestra: è, il violino, in effetti lo strumento più presente tra quelli utilizzati in questi contesti. Da questi due perché ne scaturisce naturalmente un terzo, ossia la nascita di una moltitudine di virtuosi ben più ampia (e ben spalmata nel tempo) rispetto quelle sulle quali gli altri strumenti possono contare.
Tra questi musicisti d’eccezione, sembra banale dirlo, spicca evidentemente il nome di Niccolò Paganini. Leggendario non solo come impareggiabile violinista, ma anche come personaggio incredibilmente romanzabile e romanzato, visse una vita rocambolesca che lo consacrò come figura romantica.

Nel 1954 la sua città, Genova, decise che era giunto il momento di celebrare un musicista così straordinario e istituì quello che forse è il più importante concorso internazionale violinistico, il Premio Paganini. In quasi settant’anni di vita si sono alternati vincitori da tutto il mondo, tra i quali quattro italiani. L’ultimo tra questi è proprio il vincitore dell’edizione 2021, Giuseppe Gibboni che sarà protagonista, il 2 giugno, del concerto che Ravenna Festival ha ideato per il centenario della nascita di Pier Paolo Pasolini, assieme all’attrice Ermanna Montanari (vedi biografia artistica fondo pagina ndr), che leggerà brani del poeta e scrittore, con la drammaturgia di Marco Martinelli.
Ecco una testimonianza raccolta a viva voce dal giovane violinista.

Pasolini e Bach. Il regista era un grande amante della musica del compositore tedesco, qual è la suggestione dalla quale nasce il repertorio scelto per il concerto ravennate?
«Il rapporto con la musica di Bach è abbastanza noto a tutti e non è molto frequente che una personalità importante come quella di Pasolini tragga ispirazione dalle composizioni di un musicista così centrale nella storia della musica. Ritengo, quindi, sia nostro dovere portare alla luce questa affinità tra due geni: è meravigliosa l’idea di Ravenna Festival di accostare queste due figure. Il programma scelto, infatti, non è casuale, bensì sono brani citati da Pasolini stesso che conosceva nel dettaglio l’opera bachiana e, in particolare, le composizioni per violino solo».

A Ravenna eseguirà la Sonata n. 1, la Partita n. 3 e la celeberrima Ciaccona dalla Partita n. 2. Lei ha una predilezione particolare?
«Io ho un legame speciale con la prima sonata perché è un brano che ho portato sempre con me ai concorsi, anche al Paganini. L’Adagio e la Fuga mi hanno accompagnato in tutti questi percorsi, anche se confesso che, al di là del legame emotivo, non saprei scegliere perché sono tutte composizioni meravigliose».

Non di solo Bach, però, vive un violinista. C’è un repertorio particolare che sente più suo?
«Forse è un po’ banale dirlo, però confesso che mi trovo a mio agio nel repertorio paganiniano. In generale, però, almeno in questa fase della mia vita prediligo la produzione romantica, poi chi lo sa, magari cambieranno le cose, chi può dirlo».

I prossimi impegni la vedranno protagonista, in veste di solista, con orchestre prestigiose. Qual è, invece, il suo rapporto con la musica da camera?
«Io cerco di fare quanta più musica da camera possibile, anche in formazioni poco usuali. Da diverso tempo sto portando avanti un duo con la chitarrista Carlotta Dalia. Questo repertorio non è molto conosciuto anche se è davvero assai vasto e poco suonato. C’è tanto Ottocento e proprio Paganini ha scritto molto per due strumenti che conosceva piuttosto bene, perché, sì, a volte ci si dimentica che oltre a essere un grandissimo violinista era anche un ottimo chitarrista».

Vista la sua formazione, cominciata assai precocemente in seno alla famiglia, come ritiene sia la situazione dell’istruzione musicale italiana?
«Beh, sinceramente io ritengo che andrebbe cambiato qualcosa. In Italia potremmo davvero vivere di musica e di arte, e non è una frase fatta, bensì la realtà dei fatti. Abbiamo teatri, fondazioni, che rischiano costantemente la chiusura. Viene sottovalutata l’importanza della musica e proprio un’istruzione più adeguata potrebbe essere un primo passo, una sensibilizzazione verso quest’arte. Qualcosa negli ultimi anni si è già mosso, con l’istituzione dei Licei Musicali, però per essere il Paese che insegnava l’arte e la musica a tutto il mondo pochi secoli fa, per l’importanza storica che abbiamo, qualcosa deve cambiare, siamo ancora indietro».

Ermanna Montanari

L’attrice del Teatro delle Albe Ermanna Montanari (foto Zani/Casadio)

L’attrice: Ermanna Montanari e la metamorfosi di una voce

Ermanna Montanari – attrice, autrice, scenografa, fondatrice e direzione artistica insieme a Marco Martinelli del Teatro delle Albe/Ravenna Teatro – per il suo straordinario percorso di ricerca vocale e musicale, ha ricevuto prestigiosi riconoscimenti, tra gli altri: sette Premi Ubu, Golden Laurel al Mess festival di Sarajevo, Premio Lo straniero “dedicato alla memoria di Carmelo Bene”, Premio Eleonora Duse. Nel 2011 ha firmato la direzione artistica del Festival internazionale di teatro di Santarcangelo. Scrive per riviste nazionali e internazionali e, nel 2021, ha pubblicato il romanzo L’abbaglio del tempo (la Nave di Teseo) che amplia e integra la raccolta di racconti Miniature Campianesi (Oblomov). Sempre nel 2012 è uscita per Titivillus la biografia artistica a cura di Laura Mariani, Ermanna Montanari fare-disfare-rifare nel Teatro delle Albe, e nel 2017 per “Quodlibet” il volume a cura di Enrico Pitozzi, Acusma Figura e voce nel teatro sonoro di Ermanna Montanari. In relazione alla sua ricerca vocale sono stati pubblicati contributi in riviste e saggi e i cd de L’Isola di Acina e Ouverture Alcina (Ravenna Teatro), La Mano e Rosvita (Luca Sossella editore), fedeli d’Amore (Stradivarius). Nel 2013 Montanari crea La camera da ricevere per “Dimore delle voci-Laboratorio di Drammaturgia sonora”, a cura di Valentina Valentini promosso da RaiRadio3, e diverse sono le partecipazioni alle trasmissioni di Radio3 – Teatri in prova e Ad Alta Voce. Dal 2017 è protagonista con Marco Martinelli e il Teatro delle Albe del “Cantiere Dante”, messa in scena delle tre cantiche della Divina Commedia con “chiamata dei cittadini” per una rappresentazione pubblica corale dove la città diventa palcoscenico. Lo straordinario e pluripremiato progetto drammaturgico si chiude quest’anno, dopo Inferno e Purgatorio con Paradiso.
Recentemente Montanari ha ideato e dirige, assieme a Enrico Pitozzi, “Malagola”, il progetto e centro formativo e di documentazione internazionale (con sede a Ravenna) dedicato alla studio e alla ricerca dell’espressione vocale nelle arti performative.

 

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