Un grido di allarme dal Pianeta: con “GAIA” la distopìa diventa realtà

Al teatro Alighieri, per Ravenna Festival, lo spettacolo di ErosAntEros sul cambiamento climatico, tra mito ed (e)coscienza

Gaia ErosAntEros Ap

Se vogliamo sapere dove stiamo andando, dobbiamo prima capire da dove veniamo. Questo sembra voler dire GAIA, lo spettacolo di ErosAntEros incentrato sul cambiamento climatico andato in scena al Teatro Alighieri il 10 e l’11 giugno nell’ambito di Ravenna Festival. L’opera, scritta e prodotta dal duo ravennate composto da Agata Tomšič (in scena) e Davide Sacco (alla regia), parte dall’origine del mondo così come viene descritta nella Teogonia di Esiodo per arrivare al tempo presente, con i suoi cataclismi e le sue scelte scellerate che stanno distruggendo il nostro Pianeta. Il tema è particolarmente caro ai due artisti, da sempre promotori di un teatro impegnato in grado di combinare una forma estetica ricercata con un messaggio etico-politico di grande impatto.

In principio fu Gaia, genitrice del cielo, dei monti e del mare. Sulla scena, Agata Tomšič indossa un costume che riproduce la figura della Dea Madre con i suoi connotati tipici, ossia i grandi seni e il ventre prominente simboli di fertilità. Da qui ha inizio il miracolo della creazione di tutte le specie viventi, simboleggiato da un drappo blu che rimarrà in scena fino alla fine richiamando alla mente la purezza e la profondità degli oceani che abbracciano la superficie terrestre. La voce dell’attrice, profonda ed evocativa, scandisce le fasi dell’evoluzione con la comparsa delle prime forme di vita sulla Terra. Tre bambine di età diverse, che richiamano l’innocenza delle origini,  fanno il loro ingresso sul palco con pupazzi di dinosauro. Mentre giocano prendendosi per mano intonano un noto motivetto il cui significato, però, appare in questo contesto sorprendentemente inquietante e anticipatorio: «Giro giro tondo/ casca il mondo / casca la terra / tutti giù per terra».
È la fine che si prospetta per tutte le specie viventi e soprattutto per gli esseri umani, se non saranno in grado di cogliere i segnali di una catastrofe imminente. A ricordare questi segnali, un gruppo di attivisti e attori irrompono sulla scena indossando delle maschere di dinosauro ed elencando i mali che affliggono il Pianeta, lo soffocano e ne esauriscono le risorse impoverendolo. È una litanìa apocalittica, un elenco infinito di cause e colpevoli, seguito dalla denuncia degli effetti visibili e invisibili dell’ignoranza e della superficialità umane. «Every year a new world record!» esulta amaramente la Terra, avvertendo agli spettatori che ogni giorno che passa è un avanzare verso il baratro.

L’intero ambiente del teatro è interessato da ricercati effetti visivi che coinvolgono i palchi e la platea, coperta per l’occasione da un telo nero: proiezioni video e suoni elettronici contribuiscono a immergere gli spettatori in un futuro distopico, desolante e desolato. GAIA, infatti, non mostra alcuna speranza nel futuro: l’illuminazione, quando c’è, è quella fredda dei fari e dei proiettori che fendono il palco a intervalli regolari, la scenografia è effimera e spoglia.

Alla fine dello spettacolo, dopo gli applausi di rito, le luci in sala non si riaccendono. Il messaggio per gli spettatori è piuttosto chiaro: non è più possibile chiudere il sipario, interrompere l’illusione scenica e ritornare alla realtà. Non c’è illusione, non c’è finzione. È tutto tragicamente vero.

EROSANTEROS POLIS BILLBOARD 15 04 – 12 05 24
CONSAR BILLB 02 – 12 05 24
CONAD INSTAGRAM BILLB 01 01 – 31 12 24