Anni Albers: il design è anonimo e senza tempo

Il il 27 ottobre, al Polo delle Arti di Ravenna, un incontro (anche in musica) dedicato all’artista del Bauhaus e al suo libro “Sul design”

Venerdì 27 ottobre, alle 17.30, al Polo delle Arti  di Ravenna (piazza Kennedy 7, all’interno dell’VIII Biennale di Mosaico Contemporaneo, Laura de Cesare e Stefano Mirti presentano il libro di Anni Albers – allieva del Bauhaus, maestra tessitrice e insegnante al Black Mountain College (Carolina del Nord), dal 1933 al 1949 – Sul design (Johan & Levi, 2023, prefazione di Nicholas Fox Weber). Per l’occasione, Nicholas Scherzoso, Giulia Aurora Forlani e Nicola Argelli, allievi del Conservatorio “G. Verdi”, eseguiranno le Six Melodies for Violin and Keyboard di John Cage (1950), dedicate a lei e al marito Josef Albers dal grande musicista loro collega.

Anni Albers (Berlino, 1899 – Orange, 1994), in un testo del 1947 dal titolo Design: anonimo e senza tempo, poneva la domanda fondamentale per chiunque si accinga a realizzare un oggetto: come fare, in modo «che sia funzionale» e «il cui aspetto soddisfi il nostro senso estetico»? Non era una questione peregrina, dal momento che, a suo giudizio, «se ci guardiamo intorno oggi, siamo circondati da cose che rispondono all’una o all’altra di queste esigenze, raramente a entrambe». Paradossale, se a dirlo è stata un’allieva di quella grande scuola, il Bauhaus di Weimar e di Dessau, il cui scopo era proprio quello di riuscire a conciliare le due esigenze, forma e funzione. E Anni proponeva come soluzione «un ritorno all’artigianato», per «toccare con mano la materia prima», sapendola ascoltare e mettendo in secondo piano «la nostra individualità». E, in aggiunta a ciò, chiariva: «È meglio lasciar parlare il materiale, piuttosto che parlare noi. Il design che grida: «Sono un prodotto di Tal de Tali!» è pessimo design». Questo è anche l’unico modo perché «il nostro lavoro non risulti datato, che non porti l’impronta di un periodo di tempo troppo circoscritto, ritrovandosi un giorno a essere vecchio anziché antico».

Anni Albers Al Telaio.

Anni Albers al telaio al Black Mountain College (North Carolina State Archives)

In un altro testo del 1944, Un aspetto del lavoro artistico, Anni aveva scritto: «Lottare con un materiale indocile è il modo migliore per imparare una disciplina costruttiva» e «Lavorando con un materiale impariamo a rispettarlo». Anni, non a caso una donna, è contro ogni priapismo dell’ego, di solito appannaggio degli uomini. Una visione, la sua, molto orientale. Lei si è sempre definita un’artigiana e mai un’artista. Da artigiana, ha creato tessuti – al Bauhaus, avrebbe voluto iscriversi al laboratorio di pittura murale, ma, a causa della sua gracilità fisica, dovette “ripiegare” su quello di tessitura – che sono pezzi unici, e che, a ben osservarli, hanno molto a che vedere con delle composizioni a mosaico. È impossibile riassumere in un breve articolo di presentazione tutti i temi affrontati da Anni nei suoi testi, dal rapporto tra tessitura e architettura – la tenda del nomade – al rapporto arte-artigianato-produzione industriale, al tema della decorazione.

L’unico modo per comprendere l’importanza del suo pensiero, purtroppo ancora poco noto, è comprare e leggere il suo libro Sul design. Un’ultima citazione, in conclusione, tratta dal testo Il design del 1943, che ci fa ritornare a quell’oriente che tanto ha influenzato lei, così come tutto il mondo occidentale, da van Gogh al Bauhaus: «Dobbiamo imparare a scegliere ciò che è semplice e duraturo anziché ciò che è nuovo e individuale […]. Ciò significa ridurre invece di aggiungere […]. Le nostre case sono sovraccariche di oggetti solo occasionalmente utili che […] dovrebbero avere un’esistenza solo temporanea. E invece ci si attaccano addosso come noi ci attacchiamo a loro, limitando la nostra libertà. Il possesso può degradarci».

Less is more, iI meno è il più, come insegnava Ludwig Mies van der Rohe.

Biografia di Anni Albers di Maria Teresa Badalucco

Anni Albers Studio Di Tessitura

Anni Albers nel suo studio di tessitura al Black Mountain College, 1937

Anni Albers (1899-1994) è stata una delle maggiori artiste tessili e grafiche del Novecento, tessitrice, scrittrice, insegnante ha trasformato i suoi tessuti d’arredamento e i suoi tessuti pittorici in una forma d’arte dove i filati diventano i principali elementi visivi. Annelise Elsa Frieda Fleischmann, questo il suo nome da nubile, nacque a Berlino nel 1899, divenne studentessa del Laboratorio di tessitura presso l’innovativa scuola del Bauhaus di Weimar (1922-1925) e di Dessau (1925-1932), dove incontrò il pittore, scrittore e teorico del colore Josef Albers (1888-1976); i due si sposarono nel 1925 e da quel momento poi si fece chiamare semplicemente Anni.
Nel 1933, dopo la chiusura del Bauhaus, i coniugi Albers si trasferirono negli Stati Uniti e per sedici anni Anni Albers insegnò tessitura al Black Mountain College, in North Carolina. Nel 1949, fu la prima designer tessile a meritarsi una personale al MoMA. L’anno successivo la coppia si trasferì a New Heaven, nel Connecticut, dove Anni continuò a tessere e a scrivere. Nel 1959 fu pubblicato il suo saggio On Designing, poi seguito nel 1965 dal suo testo più importante e innovativo sull’arte tessile, On weaving. Dopo la morte di Josef Albers nel 1976, Anni continuò a concentrare i suoi sforzi artistici sul design dei tessuti e sull’arte grafica, nell’infaticabile ricerca di nuovi linguaggi espressivi, fino alla morte, avvenuta nel maggio del 1994 ad Orange, nel Connecticut.

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