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    Categoria: cultura

Dalle mostre escono declinazioni inaspettate di un’arte viva

Un primo sguardo su personali e collettive di Caco3, Coltro, Bravura, Sartori e Kadyrova

Dusciana Bravura, “Valentina Terskova”

Un’edizione della Biennale del Mosaico allargata e sicuramente con mostre personali e collettive di grande interesse, a cominciare da quella di CACo3, un collettivo ormai più che riconosciuto in città e ben oltre i confini italiani. Per questa occasione i lavori di Aniko Ferreira da Silva, Giuseppe Donnaloia e Pavlos Mavromatidis sono visibili (fino al 10 dicembre) alla Ni.art Gallery gestita da Felice Nittolo, uno spazio ridotto ma che offre una selezione sempre raffinata di artisti e opere.

Il titolo – L’idea del vuoto – rende molto bene la dimensione poetica dei mosaici realizzati dal gruppo secondo una tecnica innovativa che prende spunto da quella antica del vermiculatum, costituita da tessere molto sottili di formato parallelipipedo. Invece di essere inserite per tutto il volume come da tradizione, esse rimangono in parte fuori dalla base, registrando una serie di movimenti che parcellizzano la luce e la rimandano in direzioni diverse. Ciò che appare – superfici colorate di blu e nero profondo, oro con striature di verdi – ha sempre bisogno della partecipazione dello spettatore: a ogni piccolo suo spostamento nello spazio corrisponde una variabilità cromatica che crea uno stupefacente duetto fra percezione visiva, luci, colori. I mosaici appaiono così piegati da folate di vento, ora lievi, ora sostenute, creando un’antitesi reale fra l’idea stereotipa che si ha del mosaico – rigido, stabile, pesante – e il risultato visivo di questi mosaici: lievi, mobili, sinuosi. Si può arrivare anche a una sottrazione quasi totale per quei lavori in cui scompaiono le tessere e rimangono solo le loro impronte sulla base monocroma sospingendo la progettazione di queste progettazioni in un campo concettuale.

Condivide questa dimensione sottrattiva anche il lavoro del tuto diverso di Davide Maria Coltro, che proprio assieme a CaCO3 è stato invitato alla mostra Dalla Materia alla luce curata da Giovanni Gardini e Luigi Codemo presso il Museo di arte della Fondazione Lercaro a Bologna, aperta fino a metà febbraio. I lavori dell’artista milanese sono esposti anche a Ravenna in una personale a due con Dusciana Bravura al MAG/Magazzeno Arte Contemporanea di Alessandra Carini (fino al 26 novembre). Pioniere dell’arte tecnologica, le opere di Coltro possono essere definite mosaici di pixel su schermi interattivi in grado di superare la materia. Ma a differenza dei lavori di CaCO3, la sottrazione in questo caso annulla la presenza tridimensionale, sia di vuoti che di pieni e cancella anche l’eredità del gesto manuale che imprime le tessere – oppure le toglie – mantenendo un livello di esecuzione intermediato dal computer. A complicare il rapporto con le tecniche tradizionali, coi materiali e la relazione fra osservatore e opera, va ricordato che i lavori di Coltro possono essere modificati nel tempo semplicemente avanzando una richiesta di una diversa palette di colori a una centrale operativa: il che proietta il lavoro in uno spazio virtuale e nomade, in cui lo statuto dell’opera d’arte viene messo sotto scacco in tutti i sensi.

A riportare il mosaico in una sorta di presunta fisicità è il lavoro della ravennate Dusciana Bravura che al MAG, assieme ad alcune opere più tradizionali appartenenti alla sua prima fase creativa – fra cui la scultura a mosaico dell’unicorno – già dall’anno scorso, porta la progettazione in un campo mediato dal computer. La progettazione parte da icone significative – spesso ritratti di volti di persone o a figura intera – posizionate in a solo o in serie e stampate su tessuti le cui textures frammentano l’immagine, la ricompongono, ne sottolineano parti, ne sottraggono altre. In questa discontinuità da considerare una citazione della frammentarietà musiva, rimane costante la profonda eleganza stilistica che non ha cedimenti né nelle scelte delle icone, nè in quelle delle textures. Interessante è anche la scelta iconografica che indirizza verso la riscoperta di figure femminili del passato di grande rilievo storico, come la fotografa Eve Arnold, la politica e ministra Aleksandra Kollontaj, la scrittrice e storica Gerda Lerner, l’astronauta Valentina Tereškova, assieme all’intramontabile Marilyn.

In questo processo di smaterializzazione del mosaico sta anche la personale di Mariateresa Sartori, i cui lavori vengono presentati alla Galleria Monogao21 di Ravenna (fino al 30 novembre). Come il vento che muove le composizioni musive di CaCO3 anche nella serie di opere esposte di Sartori è centrale l’aria, il suo peso, il suo movimento, la sua materialità invisibile ma sensibile che si traduce in frammenti corpuscolari. In alcuni lavori è il fiato umano a creare piccoli microcosmi impastandosi con la materia, mentre in Correnti del mondo è la rappresentazione dei venti derivata da immagini scientifiche a solidificarsi su un piano bidimensionale nella texture del mosaico, qui composto da piccole tessere di carta. Vuoto e pieno sono i due perni di un confronto fra titani ineludibili nel cui intermezzo sta oscillante la proiezione umana.

Ancora più concreto, se pure ancora più distante dalla tecnica musiva, è il lavoro di Zhanna Kadyrova esposto nel Salone dei Mosaici al primo piano della biblioteca Classense (fino al 14 gennaio). L’unica opera presentata dall’artista ucraina, per la cura di Maria Rita Bentini, è Palianytsia, che nella lingua natia indica la pagnotta di frumento cotta al forno. Una parola innocua, quasi profumata, che nel contesto del recente conflitto assume significati identitari in quanto impronunciabile in forma corretta dalla gente di origine russa. Oltre a questo confine linguistico, fortemente etnico, le forme di pietre di fiume – scolpite come pagnotte tagliate a fette – alludono a un mondo remoto, arcaico, al rifugio privo di elettricità e riscaldamento dove l’artista ha trovato riparo dall’inizio della guerra, dove l’arte sotto forma di pane ricorda le proprie radici, le comunità rurali ospiti e continua con i riti di vita, nonostante tutto.