L’iniziativa prosegue il periodo di sperimentazione svoltosi nel dicembre scorso, quando l’apertura della sala con l’assistenza dei Volontari Aclisti risultò molto gradita dal pubblico.
La storia della sala Dantesca. Nato come refettorio monastico dei camaldolesi, completato nel 1580 e usato a tale scopo fino al 1798, anno della soppressione del monastero e della cacciata dei monaci, conserva al suo interno lo splendido dipinto Le nozze di Cana di Luca Longhi e il Sogno di san Romualdo affrescato sul soffitto, opera del figlio Francesco. Alle celebri opere dei Longhi si aggiunge la delicata bellezza degli stalli lignei, anch’essi risalenti al 1580, mentre è del 1780 il monumentale pergamo dal quale un monaco lettore, un tempo, leggeva ai confratelli intenti a prendere i pasti.
Il refettorio divenne nel 1920 sala Dantesca, o per essere più precisi “Sala di Dante” (questa la denominazione ufficiale): in quell’anno Benedetto Croce, ministro della Pubblica istruzione, vi inaugurò le celebrazioni nazionali per il sesto centenario della morte del Poeta e la comunità ravennate scelse di dedicare lo spazio alle letture pubbliche e solenni delle opere dantesche, oltre che a conferenze ed eventi che continuano ancora oggi.