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    Categoria: economia

«Il Progettone si ferma e manca un piano alternativo. Tutti a casa»

L’invito di Vandini (M5s) a chi ha sostenuto gli espropri a tutti
i costi: «L’ex Sarom costerebbe di più? Forse si deve aiutare Cmc?»

È da sempre il grido di battaglia del leader nazionale del Movimento 5 Stelle e ora lo fa suo in chiave locale anche Pietro Vandini, capogruppo in consiglio comunale a Ravenna: tutti a casa quelli che hanno portato avanti e sostenuto il cosiddetto Progettone per il porto che al costo di oltre 200 milioni di euro prevede l’approfondimento dei fondali e la costruzione di una piattaforma logistica sulle decine di ettari di terreni da espropriare a privati per collocare i fanghi dragati. L’invito a togliere il disturbo arriva dopo le dichiarazioni rilasciate dal presidente dell’Autorità portuale, Galliano Di Marco, nell’ultima riunione del comitato: sarà difficile portare avanti il Progettone e nei prossimi due-tre mesi si andrà a caccia di soluzioni alternative pensando alla salvezza dello scalo piuttosto che al suo sviluppo.

Secondo il grillino il vero problema legato al Progettone è quello del consumo di territorio, aggravato dal fatto che nessuno ancora comprende perché a Ravenna dovrebbe essere così fondamentale una piattaforma logistica di quelle dimensioni. Vandini punge: «E chi mai avrebbe potuto avere qualche dubbio sul fatto che spendere oltre 200 milioni di euro per mettere della terra su dell’altra terra potesse essere un progetto quantomeno discutibile? E invece dal 2012 ascoltiamo roboanti annunci e velate minacce. Oggi, dopo più di tre anni tutto è fermo. Anzi, in retromarcia. Tutte le forze politiche che hanno sostenuto da sempre l’unico progetto proposto dal presidente Di Marco, oggi tacciono perché si trovano in un imbarazzo clamoroso. Si rendono conto che decidere di puntare tutto su un’unica strada è stato un errore madornale ma adesso dirlo sarebbe per loro un suicidio politico e quindi, come sempre, tacciono confidando nella poca memoria di tanti cittadini».

È la mancanza di un piano B che scagtena le critiche di Vandini: «Per la prima volta nella nostra città tutte le forze politiche ed economiche erano d’accordo sulla necessità di effettuare lavori portuali. Sarebbe bastato che il presidente Di Marco, il sindaco e tutti gli esponenti politici che lo hanno sempre sostenuto a spada tratta, avessero avuto l’umiltà di ragionare su ipotesi alternative. Queste persone hanno sempre detto che l’unica strada sarebbe stata quella di procedere con gli espropri in modo da avere i terreni sui quali depositare i fanghi di dragaggio; espropri che avrebbero un costo pari a circa 100 milioni di euro». Di Marco in più di una circostanza ha specificato che la cifra massima per gli espropri non potrebbe andare oltre i 60 milioni.

L’idea di piano B per Vandini si chiama ex Sarom (l’area sulla sponda destra del Candiano nei pressi di via Trieste): «Volete raccontarci che con quelle cifre in ballo non si poteva valutare di andare dall’Eni per trattare riguardo ai terreni dell’ex Sarom? Si è sempre detto che quei terreni sono ancora da bonificare, che tale bonifica deve essere fatta dall’Eni, e mi risulta che siano a buon punto. Ma per orgoglio si preferisce spendere di più andando ad espropriare dei privati cittadini. L’Autorità portuale mi dimostri che si spende di più a comprare i terreni dell’ex Sarom e ad utilizzarli, magari costruendo delle casse di colmata per raccogliere i fanghi». E così le scelte dell’ente di via Antico Squero suscitano perplessità a Vandini: «Il Progettone proposto risolverebbe diversi problemi alla Cmc riguardo ai terreni di Porto Fuori. Quando non si danno mai spiegazioni plausibili ed argomentate, è normale fare anche valutazioni di questo tipo. Se così fosse significherebbe spacciare un progetto come l’unica salvezza per Ravenna, quando in realtà si tratterebbe solo di trovare un posto ai fanghi di dragaggio, risolvere qualche grana alla Cmc, e spendere 200 ed oltre milioni di soldi pubblici per avere qualche terreno sul quale costruire un paio di rotonde e due strade». Il consigliere comunale vorrebbe un progetto che preveda l’utilizzo di terreno già antropizzato, non agricolo, e senza dover cacciare chi vive da decenni in quei terreni; un progetto che preveda la costruzione di un impianto di trattamento dei fanghi, idea che Di Marco sta pordando avanti, «idea lungimirante che evidentemente i nostri amministratori in questi ultimi 10 anni mai hanno avuto».

Alla luce di tutto questo l’invito di Vandini senza giri di parole: «Se io fossi nel presidente Di Marco toglierei il disturbo, preso atto anche del fatto che è evidente come i nostri amministratori non lo ritengano più un cavallo vincente. Si deve ripartire da zero, lasciando avvisi di garanzia e indagini della procura sulle spalle di altri ed eventualmente contribuendo a fare chiarezza; si deve riconquistare la fiducia dei tecnici delle istituzioni competenti coinvolgendoli sulla valutazione delle strade alternative per il deposito dei fanghi, senza attaccarli ed additarli come quelli che rendono tutto più difficile semplicemente perché applicano le leggi. La salvezza del porto di Ravenna e anche il suo sviluppo futuro hanno un solo punto di partenza, tirare una riga e ricominciare con facce nuove».